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Lavoro a minuti e nero di gruppo, così si licenzia il precariato

26 Febbraio 2015 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – www.alessandrorobecchi.it

La nuova disciplina del lavoro (job) varata pochi giorni fa dal governo (government) e ottusamente osteggiata dai sindacati (trade unions), rappresenta per i lavoratori italiani una grande occasione di riscatto, crescita e progresso (anal intruder). Ce lo confermano, tra l’altro, i festeggiamenti di numerosi lavoratori precari sottopagati, italiani fin qui ignobilmente sfruttati che finalmente vedono una luce in fondo al tunnel, gente come Sergio Marchionne, Angelino Alfano, Maurizio Lupi, e Giorgio Squinzi, titolare di un’associazione che li riunisce da anni. Naturalmente ci vorrà qualche tempo perché la grande riforma si affermi nel Paese, un periodo di assestamento necessario a migliaia di imprenditori per accorgersi che un lavoratore venticinquenne affamato e disposto a tutto è preferibile a un lavoratore cinquantenne cresciuto dando un certo valore alla parola “diritti” (rights). Molto bene anche la legalizzazione della pratica del demansionamento (mobbing) per cui un impiegato potrà essere spostato al reparto pulizie cessi senza possibilità di ricorso, e se deciderà di licenziarsi per questo non potrà contare sul reintegro ma soltanto su un risarcimento economico (two onions and one tomato). Ma la più entusiasmante novità riguarda la scomparsa dei lavoratori precari, che da oggi non esistono più e sono un ricordo del passato, anche se alcune categorie di privilegiati ancora resistono ed altre se ne creeranno. Eccole:
I Lavoratori a Progetto del Settimo Giorno – Chiamati il giovedì per un progetto che terminerà il venerdì mattina, potranno puntare tutto su un malore del capo del personale che li proroghi fino a domenica sera (il famoso settimo giorno). Compiuti i settant’anni, avranno una pensione commisurata al loro impegno, pari al decimo della somma algebrica tra giorni lavorati e settimane passate a curarsi l’ulcera, per un somma non eccedente i sei euro al mese.
I Lavoratori Intermittenti – Ispirati alle allegre lucine dell’albero di Natale, potranno mangiare solo in alcuni giorni e digiunare invece a intervalli regolari. La riforma prevede per loro un’indennità di disoccupazione, quantificata in sette undicesimi della quarta parte del salario dell’ultimo giorno lavorato, solo se precedente al giugno del 1924. In più, alcuni benefits, come la pensione sociale – dopo i settant’anni – di euro 4,75. Lordi.
I Lavoratori Licenziati Collettivi – Nonostante i volenterosi sforzi del governo, non si è trovata parola più gentile di “licenziati” (nemmeno in inglese, straordinario!) per definire questi (ex) lavoratori. Il fatto di essere licenziati in compagnia (collettivamente) addolcisce un po’ il loro triste destino: non saranno soli, insomma, ma in compagnia dei loro (ex) colleghi. Questo potrà garantire qualche forma di socialità, come per esempio il digiuno collettivo, il lavoro nero collettivo, lo sfratto collettivo (per quelli in affitto).
I Lavoratori a Partita Iva – Sicuro rifugio dalla crisi, molti lavoratori ex-precari cederanno alla tentazione di diventare imprenditori, aprendo una Partita Iva e avviando così una revisione della loro collocazione sociale che avrà come primo passo l’aperto disprezzo per i lavoratori dipendenti, considerati privilegiati con troppi diritti.
Come si vede, ogni sostanziale riforma richiede tempo. Ma tutti questi piccoli problemi aperti non possono fare ombra alla grande novità, quella accolta con fragorosi applausi di approvazione delle parti più deboli della società, come Giorgio Squinzi e Sergio Marchionne.

Ah, le solite, strane coincidenze!

20 Febbraio 2015 da bsìa

L’avete notata la coincidenza? No, vero!? Qui c’è gente che non si accorge manco se gli rovesci in testa una secchiata di merda … Allora, gonzoni, ve lo dice il vostro bsìa.

Oggi, sulla stampa locale1 è stata pubblicata la lettera dell’ex-già-fu vicesindaco Staniscia che si chiede come mai si sia deciso di vendere la farmacia comunale. Il ragionamento non fa una grinza: perché rinunciare a un’entrata certa? Se l’entrata non c’è perché la farmacia non fa utili allora lo si dica, almeno il motivo per vederla ci sarebbe (questa l’ho aggiunta io). E poi, una volta venduta, che cosa si vuol fare con il ricavato. Come si vede, ragionamento di puro buon senso (appunto 👿 ).

Lo Staniscia non ha appena finito di porre la domanda che … ta-taaaa: ecco subitanea la risposta al suo quesito nell’articolo dal titolo (guarda un po la coincidenza 😎 )Scuole, castello e piazza – I cantieri del Comune2 poche pagine più avanti. Articolo nel quale il fantastico duo (non ne bastava uno solo, noi dobbiamo sempre strafare) ci illumina sugli stratosferici piani per il paesello. Naturalmente la palla la tiene per la maggior parte il favoloso Ciancioman che ci informa che i lavori, tra gli altri, al cimitero costeranno 100 mila euro! 😯 LAVORI AL CIMITERO????? 😮 Ma non è stato proprio lui a girare, qualche anno fa, ben 200 mila euro che erano destinati al cimitero verso il castello? E adesso ne vuole altri 100 mila ancora per il cimitero? Forza, gonzi, bevetevi pure questa.

Ma ritorniamo alla lettera dello Staniscia che si conclude con: “(…) pertanto signora Sindaco (e non il solito assessore onnipresente), visto che di lei ci fidiamo (…)”. A sì? Lei si fida? Le consiglierei un triplo caffè ristretto, magari con quello riesce a svegliarsi.

  1. La Provincia PAVESE []
  2. La Provincia PAVESE – 20.02.2015 – pag. 17 []

Cultura viscontea e Grande Guerra

13 Febbraio 2015 da sgur_di_tri

Qualche giorno fa un attento osservatore di faccende viscontee, mi ha segnalato uno scritto apparso il 2 febbraio scorso sulla pagina “Facebook” della Dr.ssa Manola Dettori che, mi dicono, essere la neo “Responsabile del Settore cultura” della città di Belgioioso.

Uno scritto che, lo devo ammettere, inizialmente (ma solo inizialmente), ha lasciato anche me abbastanza perplesso. Leggiamolo insieme (potete prenderne visione anche voi cliccando qui ):

Poi io lo faccio (il progetto per la richiesta di finanziamento perché io sono un lavoratore serio), ma perché celebrare la Prima Guerra Mondiale? Perché? Io cmq ci metto il film di Monicelli

Cos’ha voluto affermare con questa frase la Dr.ssa Dettori? Vediamo di capirci qualcosa. Per prima cosa la neo “Responsabile del Settore cultura” della città di Belgioioso ci fa sapere che lei è unlavoratore serioe in quanto tale ci dice che “il progetto per la richiesta di finanziamentolo farà.

Di che finanziamento si tratti ce lo spiega subito dopo, quando la Dr.ssa Dettori lancia a raffica due domande:ma perché celebrare la Prima Guerra Mondiale? Perché?”. Si tratta quindi di una richiesta per finanziare una manifestazione commemorativa, in occasione del centenario della Grande Guerra.

Detto questo, a scanso di equivoci, vogliamo subito fugare eventuali dubbi o fraintendimenti, che potrebbero sorgere da una lettura troppo frettolosa o poco attenta della frase: dovete pensare che è stata scritta dalla “Responsabile del settore cultura” della città di Belgioioso, quindi è da leggere con concentrazione e da interpretare correttamente.

Ragion per cui, dobbiamo innanzitutto escludere a priori che la Dr.ssa Dettori abbia fatto una domanda retorica, o lanciato un appello agli utenti di Facebook, affinché l’aiutino a capire i motivi per cui, a cento anni di distanza, si commemori la Prima Guerra mondiale.

Noi siamo certi che, in quanto neo “Responsabile del Settore cultura” della città di Belgioioso, lo sappia benissimo, e non ha bisogno che qualcuno glielo spieghi.

A questo punto, non ci rimane che un’unica risposta. La fraseMa perché celebrare la Prima Guerra Mondiale? Perché?è certamente il titolo del progetto per commemorare la Grande Guerra, che la Dr.ssa Dettori sta preparando, in cui, così ci ha detto, ci metterà il film di Monicelli.

Tutto chiaro, ora? Alla prossima.

Il massacro prossimo venturo

11 Febbraio 2015 da Emilio Conti

Questo post non sarà, per forza di cose, breve perché l’argomento che affronterò è piuttosto complesso. Cercherò di esporlo per punti cercando di essere il più conciso possibile.

1Un pericolosissimo precedente – La notizia ha fatto più scalpore per la reazione di Salvini che per la sua sostanza. Sto parlando della bocciatura del referendum sulla legge c.d. Fornero da parte della Corte Costituzionale. Legge che, lo ricordiamo, modificava l’età pensionabile sia per gli uomini che per le donne (e di molto per queste ultime); estendeva a tutti il sistema contributivo; aboliva le pensioni di anzianità. Sebbene le motivazioni non siano state ancora pubblicate, secondo alcuni esperti la bocciatura deriverebbe dal fatto che l’articolo 75 della Costituzione “stabilisce non poter essere sottoposte a referendum le leggi di bilancio”. Inoltre ci sarebbe anche una precedente sentenza, la 2/94, che anche allora respinse un analogo referendum sulla riforma Amato con l’esplicita motivazione che “le riforme pensionistiche rientrano nelle leggi di bilancio”. Ma il punto sta proprio qui: è lecito considerare una riforma del sistema previdenziale come legge di bilancio? Ricordo, inoltre, che anche il sindacato CGIL si era dichiarato favorevole al referendum. L’importanza di questo fatto sarà chiara più avanti.

2Il nuovo presidente dell’INPS – Come è noto, la notizia è proprio di oggi, il prof. Tito Boeri, professore di economia all’università Bocconi, è stato confermato nuovo presidente dell’INPS. Quando la proposta è stata avanzata, un coro di voci entusiaste si è alzata da tutti gli schieramenti politici, M5S compreso, e da tutta la stampa. Questa è stata una mossa geniale da parte del premier Renzi per due motivi: a) Boeri era considerato un anti-renziano e così facendo Renzi può vantarsi di dire “Avete visto? Non sono un tirannello come alcuni mi descrivono se propongo un personaggio che è sempre stato critico nei miei confronti”e b) il prof. Boeri è stato il fondatore del blog lavoce.info dal quale ha in continuazione proposto che, per ragioni di equità (sic), il sistema contributivo andrebbe applicato anche ai cittadini che sono già in pensione. In questo modo il Renzi cattura, come si suol dire, due piccioni con una fava: accreditarsi come leader “democratico” (promuove perfino un suo oppositore) e far fare un’altra riforma pensionistica (l’ennesima) che costerà lacrime e sangue ai cittadini trincerandosi dietro all’esperto: “L’ha proposta lui e chi sono io per dubitare di un economista?”

3Un sistema sperequato – Che il nostro sistema pensionistico contempli delle situazioni agli antipodi è cosa nota: da una parte pensioni che raggiungono cifre assurde per magnanimità e dall’altra pensioni minime di importi ridicoli. Sembrerebbe quindi di buon senso diminuire le pensioni alte e altissime ed aumentare quelle minime. Chi può dirsi in disaccordo? Il problema è un altro: il metodo che si vuol scegliere, sistema contributivo applicato anche a chi è già andato in pensione con il sistema retributivo, è quello più adatto per raggiungere lo scopo di una maggiore equità?

4Un unico scopo: far cassa –  A prima vista il sistema che si sta delineando sembrerebbe corretto: quanti contributi può aver versato una persona per percepire una pensione da 10.000 euro mensili, o più alta? E’ ovvio, dicono, che tali pensioni siano frutto del sistema retributivo: nessuno può aver accantonato tanti contributi da giustificare una simile pensione. La conclusione conseguente è che quel sistema non è più tollerabile. Attenzione alle parole: che non sia tollerabile non significa che non sia sostenibile. Il fatto è, però, che se si applica a tutte le pensioni il metodo contributivo, non si vanno a colpire solamente quelle più alte (e qui sorge la prima domanda: da che importo una pensione può considerarsi alta?) ma, appunto, tutte! E il grosso delle pensioni è rappresentato dalla fascia che va dai 2.000 euro ai 3.000 euro lordi, il che significa pensioni nette da 1.550/1.600 a 2.400 euro, che verrebbero decurtate rispettivamente del 20% fino, in proporzione, al 30%. Non lo dico io, l’ha scritto sul suo blog proprio il prof. Boeri. Ma c’è anche un paradosso. Non potendosi immaginare che tale sistema si applichi solo a pensioni da un certo importo in su (sarebbe incostituzionale), il sistema impatterebbe anche sulle pensioni minime con il rischio di abbassare ulteriormente anche quelle. Allora dove starebbe l’equità? Ho il brutto presentimento che la riforma, credetemi Boeri la presenterà quanto prima e verrà accolta con scene di giubilo dall’attuale governo, servirà, come sempre, d’altronde, per fare cassa.

5Da sperequazione a sperequazione – Se l’attuale sistema è sperequato (pensioni troppo alte da un lato e pensioni troppo basse dall’altro) anche la riforma che si sta delineando andrà a colpire solo ed esclusivamente una, e una soltanto, categoria di pensionati: quelli che hanno svolto un lavoro dipendente. Infatti, in Italia a fianco di un sistema retributivo è sempre esistito un sistema contributivo: il primo riservato ai lavoratori dipendenti1 (se non hai una retribuzione come faccio a calcolarti una pensione in percentuale sulla stessa?) e il secondo che riguardava tutti gli altri lavoratori i c.d. indipendenti2 (che infatti non hanno una retribuzione fissa). Per tutti, però, l’ammontare dei contributi da versare era proporzionale al reddito dichiarato con il bel risultato che la categoria degli indipendenti, potendo evadere, ha finito per versare poco e, di conseguenza, percepire poco. E qui sorge una domanda: non sarà che le pensioni basse riguardano in maggioranza questa categoria di lavoratori? Non è che la manovra in progetto finirà per colpire gli ex lavoratori dipendenti (che han sempre pagato fino all’ultimo centesimo in tasse e contributi) e favorire altri che magari hanno evaso e si meritano la bassa pensione che percepiscono?

6Attuazione della riforma – E’ evidente che per attuare una riforma simile sia necessaria un legge ad hoc e non si possa procedere mediante il c.d. contributo di solidarietà, già tentato e respinto con perdite.

7Chiusura del cerchio – Se l’unica strada percorribile è quella della legge, ne consegue che una volta approvata il solo strumento per farvi fronte rimarrebbe il referendum. E qui si chiude il cerchio: dal momento che la Consulta ha già dichiarato (vedi il punto uno precedente) che le riforme pensionistiche sono a tutti gli effetti “leggi di bilancio” qualsiasi referendum indetto per abolirla vorrebbe inesorabilmente bocciato con il risultato di blindare definitivamente la legge. A meno di non trovare un giudice che si ricordi dei “diritti acquisiti”. Ma in Italia di diritti, acquisiti o meno, al cittadino ne rimangono ben pochi.

8Lavaggio del cervello – Per far accettare una simile riforma è necessario (?) “formare” un’opinione pubblica favorevole. E già ieri sera è incominciato il lavaggio del cervello al cittadino sprovveduto. Durante la trasmissione di Giovanni Floris (Di martedì) su La7 ne ho avuto un esempio. Un’intervista al solito “dotto esperto” che mostrava, tutto compunto, come una pensione di circa 9.500 euro mensili (mi sembra che si parlasse di pensione netta) applicando il sistema contributivo si sarebbe ridotta a 5.200 euro mensili: una riduzione del 45%. Qual’è il messaggio che si vuol fare arrivare al cittadino? “Vedete? Uno non può vivere benissimo anche con 5.200 euro mensili? Non è ancora una più che buona pensione?”. La stessa simulazione, però, si guardano bene dal farla su pensioni da 1.500 -2.000 euro mensili netti, vai poi a spiegargli che i 1.500 diventano 1.200 e i 2.000 diventano 1.500 (20% e 25% in meno). Prova un po’ a farlo e poi vedi cosa succede.

9Conseguenze – E’ ormai opinione consolidata da tutti gli economisti, intellettualmente onesti, che per uscire dalla crisi agire dal lato dell’offerta non dà più nessun risultato e che è necessario, invece, agire sul lato della domanda, vale a dire aumentare il potere d’acquisto dei cittadini. E’ altresì noto che i pensionati hanno rappresentato un solido fattore di welfare nei confronti dei propri figli che con un lavoro precario (o nessun lavoro) non hanno accesso né al credito al consumo né ai mutui. Carenza che è spesso supplita dai genitori pensionati che, possedendo un reddito certo, hanno contratto mutui e prestiti per i figli (o anche per i nipoti). Adesso toglietegli pure un bel 20 o 30 percento di pensione e poi vediamo cosa succede a coloro che si sono indebitati a medio/lungo termine. Andremo ancora incontro ad una tremenda contrazione della domanda aggregata e, oltre agli immaginabili contraccolpi sociali, al un ulteriore peggioramento della crisi.3

10Auguri

  1. Privati e pubblici []
  2. Commercianti, artigiani, imprenditori, liberi professionisti []
  3. Senza contare che già i pensionati sono penalizzati perché le pensioni non recuperano l’inflazione e, come ha rivelato uno studio sindacale (non mi ricordo di quale sindacato), in 10 anni, proprio per il mancato adeguamento all’inflazione, il potere d’acquisto scende di un 30%. []

Respect*

7 Febbraio 2015 da bsìa

Ve la ricordate la mitica Aretha Franklin quando cantava quella bella canzone?1 Ora è necessario che contatti il suo agente per vedere di farla arrivare a Belgioioso. Ahò, ma che stai a ddì? Ti stai proponendo come novello Dj? Ma no! E’ che vorrei farla venire al paesello per farle cantare quella canzone davanti al prestigiosissimo palazzo comunale. E daje, ma che centra?

Ma come, non lo sai? E’ la notizia del momento! Ma che IS! Ma che Syriza! Il nostro Comune ha RISPETTATO IL PATTO DI STABILITÀ!! 😯 Potete leggere, se non l’aveste ancora fatto, l’articolo “Belgioioso forse congela le tasse“. 2

E volete che Ciancioman non intervenga per illustrarci le mirabolanti imprese da lui compiute nella nuova veste di assessore al bilancio, ovvero il neo gabelliere del regno? Ovvio! E’ o non è tutto merito suo? 🙄 Già il titolo dell’articolo, però, ci mette in guardia: c’è un bel “forse” che è da prendere in seria considerazione. Dopo questa doverosa premessa, il succitato ci informa che, data la sua efficacissima manovra (massacrare di tasse il belgioiosino), i conti sarebbero in ordine e che, come novello Tsipras, andrà a rinegoziare i tassi dei mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti per abbassarli da 5% al 2,65%. E ti lamenti? Se fosse solo per quello ci sarebbe da fargli un complimento, ammesso e non concesso che ci riesca. E sarebbe la prima cosa sensata che fa in undici anni, ma sensata fino ad un certo punto, visto la mole di mutui che sono stati accesi proprio dal supereroe. Dopo la buona notizia, arriva subito la puttanata nell’affermazione “Si è riusciti a mantenere i conti in ordine, nonostante (sic) i forti investimenti (a risic) dell’ultimo periodo. Dal rifacimento di strade e marciapiedi (…)”. Basta così, inutile proseguire! 😯 Strade e marciapiedi? Dove? Quando?

Ma la stronzata più grossa è quasi invisibile. Cosa vuol fare con i soldi risparmiati dall’abbassamento dei tassi sui mutui, ammesso che ci riesca? Vuole forse alleviare la tassazione ai belgioiosini? Vuole impiegarli nel sociale? Ma va là! Lui farà altri mutui!!!!! Urca, questa sì che è oculata gestione dei soldi pubblici. E noi sappiamo tutti a cosa serviranno i nuovi mutui, vero? Finiranno forse nell’arcinota idrovora? Ma che cazzo di domanda!

Bene, sarà meglio ascoltarci la canzone dell’Aretha e ricordarci anche che sarebbe ora che non si rispetti solo il patto di stabilità, ma anche l’intelligenza dei cittadini.

* Rispetto

  1. Vedi https://www.youtube.com/watch?v=6FOUqQt3Kg0 []
  2. La Provincia PAVESE – 7.02.2015 – pag. 19 []