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Fioriture

9 Ottobre 2014 da bsìa

Sbaglio o l’autunno è appena  incominciato? Saranno meno di venti giorni, vero? Ebbene, pare che ci sia qualcuno che voglia far fiorire i “Giardini di Belgioioso” (e perché non i “Giardini di marzo“?) 😆 È vero, ci sono anche piante che fioriscono in autunno: i crisantemi! Che però, nella nostra cultura, sono i fiori dei morti. Forse che qualcuno vuole morire anzitempo? Mah! Certo che, prima di pensare alla morte, è meglio farsi quattro grasse risate leggendo la lettera del già sindaco del paesello, e novello assessore al dissanguamento, pubblicata oggi sulla stampa locale1 come piccata replica a una precedente missiva del nostro solito “provocatore” Fraschini che denunciava quello che è sotto gli occhi di tutti, vale a dire l’iper strumentalizzazione, a fini elettorali, del fantasmagorico giardino di villa Trespi che da quel dì (vigilia elettorale, con successiva bacchettata sulle orecchie rifilata al succitato (il sire) dall’Agcom)2 è invaso da una “lussureggiante” vegetazione! E, cosa più importante, che è costato parecchio al gonzo brüsacrist.

Ebbene, per divertirci un po’ coglierò fior da fiore, tanto per restare in tema, dalla suddetta missiva. “Fraschini è contrario alla creazione di un polmone verde nel centro (…)”. Deh, bellezza, un polmone verde con davanti una strada su cui passano 4000 mezzi al giorno? E fare la tangenziale non è forse meglio e a salvaguardia della salute dei cittadini? Lui fa un polmone verde che si ridurrà come quello di un accanito fumatore: brau! E poi: “(…) vede con acredine (Fraschini [N.d.R.]) il progetto Belgioioso città giardino (…)”. Sta copiando da Pavia? Perché Città giardino è un quartiere di Pavia ed è stato fatto ben prima che sua_santità vedesse la luce. Mi sembra arrivato un po’ in ritardo! 😈 E ancora: “Spreco di denaro pubblico? Ma investire nel verde storico3 è uno spreco?”. Toh, senti chi parla di verde storico! Ma non è stato lui ad abbattere due tigli novantenni in via Garibaldi? E non è stato forse lui a sterminare un viale intero della stessa età, quello di via Roma e del piazzale della stazione ferroviaria, per piantarci quel cazzo di peri da fiore? E questa: “Quello che abbiamo realizzato in questi anni dimostra che a volte i sogni diventano realtà (…)”. Vacca miseria, deh, qui la digestione doveva essere assai pesante, sempre bagna cauda? E imperterrito prosegue: “e che queste azioni sono condivise dalla maggioranza dei cittadini di Belgioioso (…)”. Maggioranza un cazzo. Hanno vinto per miracolo e i due terzi dei belgioiosini di questa amministrazione non ne vogliono sapere!

Ad ogni modo qui fiorisce di tutto: un paese in fiore. Un contagio dovuto ai peri da fiore o da qualche altra pianta? 😉

  1. La Provincia PAVESE []
  2. Vedi il post Come osano!? []
  3. Grassetto e sottolineatura sono miei []

Una Sentinella ci seppellirà (perché la risata non tira più)

9 Ottobre 2014 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – www.alessandrorobecchi.it

Come tutte le cose intelligenti ripetute all’ossessione, spesso a vanvera, fuori contesto e soltanto per fare bella figura in società, la frase “Una risata vi seppellirà” ha perso ogni valore. Era uno slogan usato dai sindacalisti anarchici del primo 900, e poi è andata via via snaturandosi. Non che sia del tutto infondato il caso di una risata che seppellisce, e chi ricorda la solenne ghignata che Merkel e Sarkozy si fecero al cospetto di Silvio Berlusconi sa che ogni tanto il miracolo è possibile: in effetti lo seppellirono. Ma è cosa rara, purtroppo. Il problema di seppellire qualcuno con l’ironia è che generalmente chi si cerca di seppellire sotto una risata è troppo stupido per capire l’ironia. Ne è, per così dire, immune, troppo preso da se stesso e troppo convinto della tenuta stagna delle proprie idee. Questo ci porta alle Sentinelle in piedi, gente convinta che esista una lobby gay che vuole distruggere la famiglia, quindi che mina le basi della riproduzione biologica, quindi che impedirà la continuità della specie e dunque, in ultima analisi provocherà la fine del mondo, che verrà conquistato da specie non gay, tipo, per dire, lombrichi e gasteropodi. E’ un’idea come un’altra, per carità e anche abbastanza suggestiva con cui lombrichi e gasteropodi sono senza dubbio d’accordo.
Quanto all’ironia, ce l’ha messa il giovane Gianpietro Belotti, che a Bergamo si è mischiato alle Sentinelle in piedi, vestito da nazista (non proprio: era vestito come il Grande Dittatore di Chaplin), il Mein Kampf in mano (libro per certi versi più moderato di quelli ostentati dalle sentinelle vere) e un cartello con scritto “I nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle”. Due citazioni al prezzo di una, insomma: il grande Chaplin e il grande Belushi. Fermato e accompagnato in questura dalla Digos ora rischia una denuncia che, se arrivasse, dimostrerebbe in pieno la tesi di Roberto Freak Antoni: “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”.
Bizzarro che uno dei pochissimi casi di fermo di un tizio vestito da nazista riguardi uno che prende per il culo i nazisti, e anche questo è un segnale che le risate non seppelliscono più nessuno, purtroppo. Avendo visto a Milano, città medaglia d’oro della Resistenza, sfilare nazisti veri, con tanto di passo dell’oca e svastiche, e la polizia che invece di arrestarli li proteggeva, direi che in effetti c’è poco da ridere. Per fortuna, a prendersi soavemente in giro le Sentinelle ci hanno pensato da sole. Chi preconizzando la fine del mondo per mano della lobby gay, chi parlando di “antropologia cattolica” (giuro), chi dicendo di lottare “per la libertà dei gay”. Ho scelto alcune delle chicche migliori e vi risparmio la solita litania del “Ho tanti amici omosessuali”, che è come sempre un classico della discriminazione. Il leit motiv, il mood, è comunque questo: “Va bene i diritti degli omosessuali, ma i gay non devono negare i diritti degli altri”. E qui, in effetti, pur non seppellendo nessuno, la risata è dietro l’angolo. Il solo pensiero che due dello stesso sesso, amandosi tra loro, impediscano alcunché agli eterosessuali è semplicemente esilarante. Il giorno che avremo coppie eterosessuali confinate nelle catacombe o perseguitate dalla polizia gay e lesbica (probabilmente, nel loro immaginario, vestita come i Village People), siete pregati di avvertire. Per ora e in attesa di quel momento, si suppone assai lontano, le sentinelle inducono a un certo buonumore e vanno ringraziate come tutti quelli che fanno ridere almeno un po’

 

Bsiàte – settantasettesima puntata

7 Ottobre 2014 da bsìa

Notizia:Strade disastrate, vertice tra Provincia e Comuni1

Commento: la farsa continua!

  1. La Provincia PAVESE – 7.10.2014 – pag. 20 []

L’erede di Dracula è tra noi

2 Ottobre 2014 da Emilio Conti

Qualche giorno fa ricevo la telefonata del Caf che mi avverte che il modulo F24 per pagare l’acconto della TASI è pronto e che dal prossimo giovedì posso andare a ritirarlo. Ebbene quel giovedì è oggi e così ho fatto. Tornato a casa do uno sguardo più attento al modulo e scopro che sono elencati due codici tributo diversi, precisamente il 3958  e il 3961. Entro nel sito dell’Agenzia delle Entrate per verificare a cosa corrispondono i suddetti codici. Scopro che il 3958 è effettivamente il codice della TASI mentre il 3961 sarebbe riferito alla “TASI per altri fabbricati”.  Al che sobbalzo “Ma per gli altri fabbricati non si paga l’IMU?”.

Vado a scartabellare tra i miei documenti e salta fuori immediatamente un modello F24 inerente all’acconto IMU pagato il 16 giugno scorso e che riporta effettivamente il codice tributo 3918. Rimango ancor più allibito perché sembra che la TASI si paghi anche sulle seconde case! Dopo varie ricerche in rete scopro che effettivamente il codice tributo 3961 risulta come una “addizionale IMU” che viene fatta passare per TASI. Il motivo è piuttosto complesso e non è il caso che mi dilunghi su tecnicismi, dico soltanto che questo avviene quando un comune decide di applicare, per l’IMU, le aliquote massime.

Ancora una volta quindi, grazie ai nostri amministratori, i belgioiosini vengono massacrati di tasse. Se almeno avessimo strade e marciapiedi in ordine, giardini pubblici ben tenuti, una raccolta rifiuti degna di questo nome, una tangenziale ci si potrebbe anche andar fieri, ma purtroppo viviamo in un paese che fa piuttosto schifo.

Per riassumere: al 16 giugno abbiamo pagato l’acconto IMU, al 16 ottobre pagheremo l’acconto TASI + TASI per altri fabbricati (ancora le seconde case) e al 16 dicembre pagheremo i saldi dell’IMU e quelli della TASI + TASI sugli altri fabbricati (ancora le seconde case). Un bel risultato:  sulle seconde case, oltre all’IMU, pagheremo anche la TASI. E la colpa, come tenterà di fare qualcuno, non è del governo, perché il governo ha dato la “facoltà” ai comuni, non li ha obbligati.

Ma se ai tributi ci metti Zucca è come mettere Dracula a capo dell’AVIS. E Dracula ci farebbe una figura migliore!

Riposa in pace, articolo 18: togliere a pochi per uccidere tutti

2 Ottobre 2014 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – www.alessandrorobecchi.it

Con la cerimonia funebre dell’articolo 18 si apre un nuovo capitolo di pace, prosperità e progresso per il mondo del lavoro in Italia. Cerimonia all’irlandese: la bara è aperta, il caro estinto pare che dorma e tutti intorno si dedicano ai drink e alle molte speranze che il trapasso di quel vecchio, polveroso, barbogio diritto apre per tutti. Il prete ha parlato chiaro: con la dipartita del vecchio articolo 18 ora tutti avranno di più. Parole nette e chiare: “L’imprenditore deve poter licenziare, se rimani senza lavoro ci pensa lo Stato”. Bene. Odiosi privilegiati come operai attaccati al posto di lavoro, cassintegrati in deroga e cinquantenni in mobilità, non potranno più dettare legge: è il momento di tutti gli altri, ci pensa lo Stato.
Sull’onda di questa solenne promessa, cardine dell’omelia, la cerimonia funebre assume toni garruli e divertiti. Ecco la ragazza che vuol fare un bambino col suo innamorato, lei precaria con contratto di tre mesi, lui in cerca di lavoro. Ora che è morto quell’egoista dell’articolo 18, i loro problemi sono finiti: ora ci penserà lo Stato. Lo stesso Stato che penserà anche al licenziato fresco fresco, perché come ha insegnato la legge Fornero (l’ultimo by-pass messo al vecchio articolo 18, appena due anni fa) ora che licenziare è più facile qualche contraccolpo ci sarà, ovvio, è la vita. Tranquilli, arriva lo Stato e stacca un assegno mensile. Poi ti trova un lavoro. Naturalmente lo Stato penserà anche alle famose partite Iva. Chi ha dovuto aprirla per fingersi libero professionista invece che dipendente licenziabile in cinque minuti ha finito di soffrire. Ora che il vecchio articolo 18 finisce dove merita, avrà anche lui giustizia e prosperità: un sussidio appena l’imprenditore finisce di pronunciare la frase “siamo costretti a fare a meno del suo apporto”.
A credere alla propaganda renziana, insomma, ora che non ci sono più lavoratori di serie A, tutti i lavoratori di serie B festeggiano a champagne: sono finiti i tempi cupi, ora che ad avere i diritti non sono più pochi (non pochissimi, a dire il vero, ma questo la propaganda non lo dice), finalmente li avranno tutti. E’ un abbaglio così clamoroso e grossolano, naturalmente, che non ci credono nemmeno loro. Per pensare a tutta quella gente – disoccupati, cassintegrati, precari tra un contrattino e l’altro, aspiranti mamme, sottoccupati, flessibili a vario titolo, partite Iva mascherate – lo Stato dovrebbe trovare il petrolio, o giacimenti d’oro, o vincere all’Enalotto tutti i giorni per qualche anno. Invece quel che c’è – lo dicono unanimi sia quelli che piangono i vecchi diritti, sia quelli che li hanno ammazzati – è un miliardo e mezzo, meno di quel che si spende oggi per la cassa integrazione. Insomma, basta aspettare un po’: che la veglia funebre finisca, che il caro estinto sia sotto terra, che le corone di fiori appassiscano tristemente. Poi qualcuno, reduce da quel bicchiere di troppo che il lutto ha suggerito, ricorderà le parole del prevosto e si farà avanti a dire: beh, ora che abbiamo levato un diritto a quelli là per darlo a tutti, lo diamo o no? E scoprirà che non ci sono i soldi, che non si può, che mancano i decreti attuativi, che la coperta è corta, che la frase dell’omelia aveva due parti. La prima: leviamo diritti. La seconda: li diamo a tutti. E che nel rimbombo delle navate della cattedrale, la seconda frase si è persa, dimenticata, evaporata. E’ rimasta un’eco, pare che dica: “Bravi! Ci siete cascati ancora!”. E poi: “E’ tutto. Andate in pace”.