Com’è bello fare sport in città – seconda parte
30 Settembre 2013 da Emilio ContiQui la prima parte
Eccoci alla seconda serie di foto. Come nel precedente post, nessun commento. Ognuno giudichi con la sua testa.
Qui la prima parte
Eccoci alla seconda serie di foto. Come nel precedente post, nessun commento. Ognuno giudichi con la sua testa.
Berlusconi: un vero delinquente!!
di Alessandro Robecchi – www.alessandrorobecchi.it
Tanti anni fa portavo i pantaloni corti, andavo in bici e facevo la raccolta delle figurine. E intorno a me era tutto un tuonare minaccioso: “Lo Stato non deve fare i panettoni!”. “Lo Stato non deve fare le automobili!”. “Lo Stato non deve fare l’acciaio!”. Poi sono diventato grande e mi hanno spiegato che a fare l’economia devono essere gli imprenditori, questi eroi moderni che rischiano del loro e possono pure vincere, se sono bravi. Ora, giorni nostri, non so i panettoni, ma le macchine le fa (?) Marchionne, l’acciaio lo fanno i Riva (!), le telecomunicazioni Tronchetti Provera, la compagnia aerea di bandiera Corrado Passera, Colaninno e alcuni coraggiosi imprenditori italiani che ci hanno spalato dentro una valanga di soldi (nostri), e ora la vendono ai francesi a meno di quanto offrivano cinque anni fa. Gli spagnoli si prendono Telecom, i francesi si prendono Alitalia, parlandone da viva, i marchi del lusso vanno anche loro verso la Francia, le fabbrichette vanno in Polonia durante le vacanze degli operai. Ce n’è abbastanza per denunciare un grave caso di strabismo: tutto questo parlar male della politica e dei politici ha messo in secondo piano le gloriose capacità dell’imprenditoria italiana che rappresenta l’altra metà delle corruzione. In termini generali, certo, a grandi linee: dove passa una mazzetta c’è un politico da un lato e un imprenditore dall’altro. E questo quando gli imprenditori non sono direttamente un’espressione politica, come furono i padroni “patrioti” che “salvarono” Alitalia, spinti da un Berlusconi in fregola elettorale e dalla speranza di futuri favori e contropartite. Ora si vede com’è andata a finire, con tanti saluti all’”italianità”, parola che echeggiò forte e chiara su tutti i giornali e che adesso potete archiviare forever. Quanto alle telecomunicazioni, potete mettere in fila tutte le volte che ne avete sentito parlare come settore strategico, asset irrinunciabile, motore della modernità del paese eccetera eccetera, e anche quello potete archiviarlo per sempre, dato che con la vendita di Telecom tutti i maggiori operatori telefonici che operano in Italia sono stranieri. A questo punto, il vero problema non è la spagnolità di Telecom o la francesità di Alitalia, ma l’italianità dell’Italia. Conosco l’obiezione: fare impresa in Italia è difficile, ma pare che sia difficile per gli italiani, perché se fosse difficile per tutti non verrebbero qui a comprare a man bassa. Poi, certo, possiamo fare collezione di belle frasi sulla casta, sulla politica, sui cialtroni che ci governano e che non spariscono mai e stanno sempre lì. Perché invece i Colaninno, i Bernabé, i Tronchetti Provera, i Passera spariscono? Non pare: saltano da un consiglio di amministrazione all’altro come usignoli sui rami, quasi sempre lasciandosi dietro disastri epocali e balzando a combinarne di nuovi. Sempre salutati come salvatori della patria, coraggiosi innovatori, costruttori di ardite strategie accolte dalla òla dei commentatori che dopo due, tre, quattro anni si esercitano a demolire quelle costruzioni. Pure loro (i commentatori) non se ne vanno mai: il loro passare dagli applausi (evviva, si salvaguarda l’italianità di Alitalia!) ai fischi (ma che avete fatto! Dovevate vendere subito ai francesi!) nello stesso film, addirittura nella stessa scena, è garanzia di durata. Il concetto di responsabilità (ho detto/fatto/pensato una cazzata, me ne vado) non è contemplato, chi rompe non paga, non porta via nemmeno i cocci, e si prepara a nuovi mirabolanti successi.
Apprendo oggi dalla stampa locale1 che la Provincia con un ordinanza bloccherà ai mezzi pesanti, dalle 7 alle 9, il traffico sull’ex statale dei Giovi nel tratto passante per Cava Manara a seguito dell’elevato inquinamento registrato da Arpa. Il blocco partirà dal 7 ottobre e terminerà il 10 giugno (evidentemente del 2014).
E’ lecito sperare che una misura simile venga adottata anche per l’ex statale 234 nel tratto passante per Belgioioso? Oppure l’inquinamento registrato non sarà a livelli tali da giustificare l’intervento?
Stamane mi è capitato tra le mani il giornaletto “Pavia in tasca”. In copertina una giovane fanciulla intenta a sollevare un peso. Il titolo recitava: “A.A.A. ATTIVITA’ SPORTIVA CERCASI”. E come sottotitolo “Pavia fa il pieno di sport”. Che lo sport, fatto in modo corretto, faccia bene è una verità assodata. Ma per fare sport occorrono anche impianti adeguati.
Qui sotto troverete una prima serie di foto, la prima parte, (cliccateci sopra per ingrandire) di come appaiono alcuni ambienti degli impianti sportivi della nostra “città”. Non voglio fare commenti. Ognuno giudichi da sé.
Qui la seconda parte.
Sta quasi diventando un’abitudine! Ancora una volta, una lettera inviata alla stampa locale, è stata pubblicata leggermente accorciata. Credo di fare cosa gradita nel pubblicare, nella sua interezza, la lettera del nostro concittadino, anche perché l’analisi che svolge è di notevole interesse.
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Amministratore del mio paese per 20 anni della vituperata “Prima Repubblica” ho avuto la fortuna di testare sul campo le idee lungimiranti in materia di governo locale del prof. Valerio Onida sotto la cui guida mi sono laureato in Diritto Regionale con una tesi sui comprensori: una sorta, questi, di “aggeggi istituzionali” rapidamente scomparsi dalla architettura degli enti che si dovrebbero occupare di amministrazione pubblica. Già alla fine degli anni settanta si parlava infatti non tanto di eliminazione della Provincia quanto del suo superamento o meglio della ridefinizione dei suoi compiti. Paradossalmente infatti si era intuito che la crisi dell’ente locale non stava innanzitutto nella Provincia quanto nel Comune, pensato e costruito, in termini di competenze, tal quale il Comune di inizi del novecento. Quando le dinamiche sociali e produttive di un qualsiasi comune delle nostre provincie erano ristrette nei propri confini o poco più in là aveva senso un ente locale che provvedesse a tutto dall’anagrafe all’edilizia, dall’artigianato alla pubblica assistenza. Se questa struttura aveva retto sino ai primi anni sessanta di lì in poi le dinamiche socio-economiche – inevitabilmente sovra comunali indotte dalla industrializzazione spinta che ha cambiato il volto dell’Italia – hanno posto una domanda di riforma, parzialmente risolta con la Regione degli anni settanta.
Quale la ricetta: i “servizi alla persona” da attribuire al Comune mentre tutto ciò che attiene al governo del territorio e alla sua regolamentazione socio-economica si consegni ad un ente intermedio di “area vasta”. La vicenda della riforma del governo locale si è trascinata sino ai giorni nostri e non si sa se riusciremo a vederne i risultati. Nel frattempo, in mancanza di una scarsa chiarezza nella attribuzione delle competenze amministrative e alla conseguente loro sovrapposizione tra Comune/Provincia/Regione, si è lasciato spazio allo scempio del territorio. I Sindaci dei comuni dei nostri paesi (mi riferisco alla Bassa ma gli altri non sono da meno), fatta eccezione per pochi isolati casi, hanno dato il via libera, anche in buona fede, ad una cementificazione selvaggia con piani artigianali e commerciali elefantiaci , localizzazione di logistiche sempre più gigantesche, nuove costruzioni abitative a scapito di necessari recuperi edilizi in zone centrali, moltiplicazione di rotatorie (un tempo la moda era il comune denuclearizzato oggi un comune esiste se ha la rotatoria), impianti grandi e piccoli di smaltimento dei rifiuti.
Al termine della mia “carriera politica” avevo partecipato ad una entusiasmante stagione di collaborazione coi colleghi degli altri comuni della Bassa che, alle prese con il nascente impianto Ecodeco di Corteolona, lo avevano accettato come impianto di bacino zonale nell’ottica che ognuno deve smaltire i propri rifiuti. Da quella esperienza di lavoro unitario non ideologico, forti della consapevolezza della necessità per i nostri paesi di un governo che fosse sovra comunale, nasceva la prima Unione dei Comuni che ne raccoglieva una trentina, la più vasta della Lombardia. Tutto purtroppo finiva di lì a poco nella frantumazione dell’Unione in tante piccole unioni e in inincidenti consorzi. La miopia di molti sindaci, piccoli Podestà, alcuni i più malati di protagonismo altri vocati all’inseguimento di sogni di grandezze granducali, hanno affossato tutto. Rimane la bellezza purtroppo sfiorita dei nostri paesi e la necessità di una vera riforma del governo locale.
CARLO GRIGNANI
Sono due gli argomenti che vorrei trattare in questo post.
1
Sono appena tornato dalle vacanze e, passando per piazza Vittorio Veneto, ho visto che la facciata del Bar Londra è coperta da un imponente ponteggio. “Guarda”, mi sono detto, “staranno rifacendo il tetto” e la cosa è morta lì! Ma nel pomeriggio un trafelato conoscente si è fiondato in casa mia e mi ha investito: “Hai visto il Bar Londra?”. Ovviamente ho risposto affermativamente. “E lo sai cosa stanno facendo? Lo stanno innalzando di un piano!”.
Sono rimasto allibito. Ho chiesto al, sembrerebbe, ben informato conoscente se fosse sicuro di quello che stava sostenendo anche perché la voce dell’innalzamento di un piano del bar era circolata qualche tempo fa e questo blog ne aveva scritto augurandosi che quello che stava circolando in “città” fosse falso.1 E, infatti, di quell’innalzamento non se ne sentì più parlare. Adesso ci risiamo. E siamo di fronte ad un copione già visto. E il copione è quello del tiglio abbattuto in via Garibaldi. Prima circola la voce, poi, forse per smentire, per qualche tempo non succede niente, ma poi, all’improvviso, ecco che la voce che circolava tempo addietro si materializza. Adesso sembra, e sottolineo sembra, che il permesso per l’innalzamento sia frutto di un do ut des, vale a dire in cambio dell’asfaltatura (per altro incompleta) di via Strambio. Male lingue? Chi lo sa! Certo che al sindaco va riconosciuta un perseveranza nel perseguire i suoi obiettivi da far invidia a Berlusconi. Rimane una domanda: ma se quanto mi è stato riferito è vero, l’opposizione che intenzioni ha? Se ne starà lì, ancora una volta, a inveire contro il destino cinico e baro?
2
Certe volte, a leggere la stampa locale, più che avere notizie dettagliate si ha a che fare con veri e propri messaggi in codice che richiedono, per la decifrazione, uno sfrenato uso dell’immaginazione. E’ il caso, almeno secondo il mio modesto parere, dell’articolo apparso ieri sulla stampa locale2 dal titolo “Rifiuti, spiraglio per i Comuni della Bassa” dove veniamo informati che c’è stato un incontro tra Provincia e Convenzione ambientale della Bassa Pavese con A2A (che nell’articolo si omette di specificare essere la proprietaria dell’inceneritore di Corteolona). Quale lo scopo dell’incontro? “A2A è sembrata disponibile in merito alla fornitura di servizi aggiuntivi3 che alleggerirebbero le casse municipali”. E più avanti: “Ci sarebbe comunque uno sgravio per le tasche dei cittadini”. E inoltre: “Abbiamo chiesto maggiori benefit con l’eventuale riduzione delle tariffe di smaltimento o contributi economici annuali da utilizzare per interventi sulla viabilità, riparazione dei danni alle infrastrutture, soprattutto cedimenti alla rete fognaria determinati dal passaggio di mezzi pesanti e ulteriori interventi di compensazione ambientale”.4 Tutte queste dichiarazioni, così come quella successiva, sono di Stefania Pernice presidente della Convenzione ambientale. Domanda: ma perché A2A dovrebbe concedere tutto ‘sto ben di dio? Rivelatrice potrebbe essere quest’altra dichiarazione? “Avevamo chiesto di tenere conto che questa parte del Pavese si accolla l’onere di ospitare un impianto di queste dimensioni, con ricadute negative, in termini di inquinamento e di traffico”. Altra domanda: cosa vorrà dire quando parla di “impianto di queste dimensioni“? Di che impianto si tratta? E di quali dimensioni? Azzardo un’ipotesi? Si sta forse parlando, ma non si dice (perché sta male?), del famoso inceneritore di Corteolona che si ha l’intenzione di triplicare? Se la mia intuizione è corretta, allora qui siamo di fronte a una trattativa con la quale si sta barattando la salute dei cittadini (è la stessa Pernice che parla di “ricadute negative, in termini di inquinamento o di traffico“) per un po’ di denaro, con il beneplacito di sei Comuni, all’ampliamento del suddetto inceneritore? E tutto questo mentre altri 11 Comuni si stanno battendo per bloccare l’ampliamento dell’impianto e nonostante che, non più tardi di domenica scorsa, sulla stampa locale5 siano stati pubblicati i dati dell’incidenza dei tumori all’apparato respiratorio (ma secondo me bisognerebbe indagare anche su altri tipi di tumore) in provincia di Pavia che sono del 17,7% più alti della media nazionale e del 10,8% di quella lombarda. Questo blog ha sempre sostenuto come la posizione del sindaco di Belgioioso, in merito, sia apparsa da subito ambigua. Avevamo anche pronosticato che il sindaco della “città” non si sarebbe opposto all’ampliamento dell’inceneritore se solo gli avessero offerto una contropartita (vedi quanto scritto al punto 1). Ancora una volta possiamo affermare che avevamo previsto tutto?6
Ciao Roberto!
Ho letto con un misto di sorpresa e perplessità l’articolo di qualche giorno fa su La Provincia PAVESE in cui il nostro sindaco, in modo perentorio (da par suo), esprime il desiderio di istituire per la “città” una Zona a Traffico Limitato (Ztl) in modo da impedire il transito dei mezzi pesanti in determinate ore della giornata (notizia che è stata all’origine del post di sgur_di_trì dal titolo Nuntio vobis: arriva la Ztl!). Personalmente non credo che l’idea verrà realizzata, anche perché ormai siamo abituati agli annunci tonitruanti del nostro sindaco (riguardo al traffico e alla tangenziale) a cui non fa seguito alcunché. In sostanza penso si tratti della solita boutade propagandistica.
L’idea però è buona perché la Ztl potrebbe svolgere, oltre a quella di sanzionare gli ingressi negli orari vietati, un’altra funzione: quella di far pagare il pedaggio ai mezzi pesanti, come avviene nella zona C di Milano per tutti gli autoveicoli. Un’idea, quest’ultima, che avevo a suo tempo suggerito all’allora assessore al traffico Polloni al punto 2 di un mio post (di ben cinque anni fa) dal titolo A proposito di polemiche nel quale proponevo di far pagare il ticket ai mezzi pesanti in transito per Belgioioso con lo scopo, ovvio, di rendere antieconomico il trasporto attraverso la città in favore di direttrici alternative (che esistono).
Staremo a vedere cosa ci riserva il futuro.
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