Quante volte abbiamo sentito pronunciare la fatidica frase “la pubblicità è l’anima del commercio”? Un’infinità di volte. Una frase che risponde al vero, visto con quanta profusione di mezzi le imprese vi ricorrono. Che sia l’anima del commercio, quindi, non si discute. Ma quando parliamo di volontariato vale lo stesso principio?
Noi italiani siamo un popolo che amiamo autoconsolarci attribuendoci le doti migliori: ci definiamo simpatici, accoglienti (insomma!), dei bonaccioni giù alla buona (mah), grandi amatori (non solo uomini ovviamente, e ancora boh), ma soprattutto, generosi! Le campagne di raccolta fondi a cui partecipiamo sono numerosissime: Telethon, ricerca contro il cancro, Emergency, UNICEF, ecc. Ma non solo col denaro saremmo generosi, ma anche con il nostro tempo libero: le associazioni di volontariato sono innumerevoli e alcuni dei servizi più importanti non sarebbero possibili senza i volontari – penso in particolare alle varie CROCI (azzurre, bianche, verdi, ecc.) che garantiscono il servizio medico d’urgenza.
Tra queste una delle più importanti, e delle più “vecchie”, è l’AVIS che si occupa delle donazioni di sangue, anche questo un servizio molto importante per il nostro sistema sanitario. Facendo leva sullo spirito del dono, l’AVIS ci incoraggia a donare il sangue oppure, tramite i suoi volontari – solitamente durante il periodo natalizio, ci chiede un’offerta in denaro per contribuire alla sua attività.
Questo spirito di volontariato è stato, a mio parere, offuscato quando si è scoperto che la sezione di Belgioioso di quell’associazione ha fatto domanda di mettere della pubblicità alla rotatoria che si trova sulla ex-statale 234 in corrispondenza dell’intersezione tra Via Alberico XII e Viale Dante. Stando alla Delibera 126 del 20/8/2012 l’AVIS di Belgioioso avrebbe fatto richiesta di utilizzare lo spazio della rotatoria per la propria pubblicità, autorizzazione concessa al costo di 2.000,00 (duemila) euro all’anno per cinque anni.
Questo episodio pone due ordini di questioni. Innanzitutto come sia possibile che un’amministrazione che si autodefinisce ad ogni piè sospinto “sensibile al sociale” si faccia pagare da un’associazione di volontariato per concedere uno spazio per la pubblicità. Dal momento che il precedente richiedente si è ritirato, poteva benissimo concedere lo spazio gratuitamente, almeno per un anno, in attesa che qualche altro imprenditore si fosse fatto avanti. E continuando a concederlo all’AVIS se anche dopo un anno nessuno si fosse presentato. Insomma, poteva lasciargli lo spazio a titolo gratuito fino a quando non fosse stato richiesto da un privato. Un comportamento che denota tutt’altro che “sensibilità al sociale” e che, caso mai, dimostra una sete di denaro da arsura desertica.
Secondariamente c’è da chiedersi come faccia la suddetta associazione, che chiede ai cittadini di dare gratuitamente il sangue e di contribuire con denaro alla propria attività, spendere 2.000,00 euro all’anno per farsi pubblicità. Se, come si diceva nel titolo, “la pubblicità è l’anima del commercio”, allora anche l’AVIS sta svolgendo un’attività commerciale; e un’attività commerciale non dovrebbe basarsi sul dono. Dovrebbe fare come si fa negli Stati uniti dove i donatori di sangue vengono pagati. Così almeno anche da noi, se qualcuno ha delle difficoltà economiche, potrebbe racimolare qualche euro offrendo il proprio sangue. Ma si sa, noi siamo italiani, mica degli yankee!
Credo che per questo Natale farò molta fatica a donare qualche euro quando i volontari suoneranno alla mia porta offrendomi il calendario e chiedendo un’offerta.