Per una volta tralascio di scrivere a proposito della politica locale o nazionale, o di economia. Questa volta voglio parlarvi un po’ di trekking e di montagna, e proporvi una “passeggiata” che chiunque, con un po’ (veramente poco) di allenamento è in grado di effettuare. Una passeggiata che permette la visione di panorami bellissimi (ecco alcuni scatti per darvene un’idea: terrazza, stele, lago, ghiacciaio) e l’esperienza dell’attraversamento di un “lungo” ponte sospeso, il tutto in una zona dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’U.N.E.S.C.O.
E’ da qualche anno che frequento, durante i mesi estivi, sia le valli dell’Ossola che la parte della Alpi Bernesi nei pressi di Briga (e non solo, ma anche i passi Grimsel e Furka). Ed è durante le escursioni lungo il ghiacciaio dell’Aletsch che mi sono imbattuto, girovagando tra stazioni di funivie e cabinovie, in diversi depliant pubblicizzanti un magnifico ponte sospeso, con tanto di foto, proprio nei pressi del ghiacciaio. Non capendo un accidente di tedesco (nonostante il Canton Vallese sia bilingue – l’altra lingua è il francese – tutto ciò che trovate scritto da quelle parti è rigorosamente in lingua teutonica), ho chiesto informazioni nell’Ossola. Ma tutti coloro che interpellavo nulla sapevano di questo ponte. L’estate scorsa, però, facendo un giro turistico automobilistico sopra Briga, arrivo nel paesino di Blatten e, rovistando tra i depliant della stazione della funivia, scopro che proprio da sopra il paese, precisamente da Belalp, inizia il sentiero che porta al ponte sospeso. Biglietto immediato e salita a Belalp per verificare e, finalmente, ecco scoperto l’arcano.
In effetti il famoso ponte permette di attraversare la gola della Massa mettendo in comunicazione Belalp con Riederalp. Volete che, dopo così tanto “penare”, il sottoscritto non si precipiti all’escursione? Esatto, due giorni dopo ero già con lo zaino in spalla. Il percorso è veramente bello e non particolarmente difficile.
Appena tornato dalle vacanze, ai primi di settembre ricevo la telefonata dell’amico Renzo che vuol sapere com’era andata. Gli faccio un breve sommario delle varie escursioni citando, ovviamente, anche quella del “ponte”. “Allora mi ci devi portare”, sbotta l’alpinista esperto, e così qualche giorno dopo ecco i due “giovincelli” partire per l’impresa.
Quella che segue è la “cronaca” della spedizione. Spero che interessi e serva a qualcuno che voglia cimentarsi nella “passeggiata”.
Un giorno infrasettimanale agli inizi di settembre 2011
Ore 5.15
La sveglia “cicaleggia”. Su dal letto! Rapida “abluzione” e altrettanto rapida vestizione (l’abbigliamento da trekking già pronto dalla sera prima, così come lo zaino e gli scarponi posizionati presso la porta). Tolgo i panini dal freezer (anche questi preparati il giorno prima), li infilo nello zaino assieme a qualche frutto. Esco e scendo al box.
Ore 5.30
Sono davanti al box, guardo il cielo: sfavillio di stelle. Sarà un’ottima giornata per l’escursione? Sembrerebbe, ma il nord delle Alpi può riservare delle spiacevoli sorprese. Non sarebbe la prima volta che, partito senza la benché minima nuvola, devo rinunciare all’escursione perché … al nord c’è NEVE! Sono tranquillo, però, perché corroborato dalla meteo svizzera (che “azzecca” le previsioni al 95%) che dà bel tempo dappertutto. Butto zaino e scarponi nel bagagliaio dell’auto e mi avvio.
Ore 5.40
Arrivo davanti a casa di Renzo (periferia est di Pavia) che non mi dà neanche il tempo di spegnere la macchina che sta già uscendo. Era già pronto ai blocchi di partenza ed è scattato alla vista dei fari. Rapidi saluti (Ciau siu. Ciau nonu), carico zaino, scarponi e lui; inversione di marcia e ritorno in tangenziale (quella di Pavia) da cui ero uscito per raccattare il tizio. Via verso la statale dei Giovi fino a Binasco e poi autostrada dei Fiori e tangenziale di Milano.
Ore 6.10
Siamo in tangenziale (Milano). Il traffico è già sostenuto, ma ancora ben scorrevole. Impiego dieci minuti ad arrivare al casello della Laghi. Uno dei tratti più “incasinati” è alle spalle.
Ore 7.35
Siamo a Domodossola. Proseguiamo senza uscire dalla superstrada. Abbiamo deciso di fare colazione a Varzo (appena prima del confine con la Svizzera). Arriviamo a Varzo alle 7.50: barettino, cappucci e brioche e alle 8 siamo di nuovo in macchina verso la frontiera.
Ore 8.00
Dogana italiana a Iselle, rallento, i documenti d’identità pronti … ma non si vede l’ombra di un agente di frontiera: si prosegue. Arriviamo a Paglino dove passa il confine tra Italia e Svizzera (e dove una volta le dogane svizzera e italiana coabitavano): eccolo il cartello blu con scritto Schweiz in bianco! Nei pressi della dogana di Gondo rallento, le carte d’identità sempre pronte. Qui il doganiere c’è; ci guarda arrivare dal suo “gabiotto” e ci fa segno di proseguire. Ci inoltriamo velocemente nelle gole di Gondo e Iniziamo la salita al passo del Sempione.
Ore 8.10
Il valico del passo del Sempione rappresenta il secondo collo di bottiglia del percorso (il primo è la tangenziale di Milano), per due motivi. Innanzitutto per il traffico pesante, non tanto in salita perché ci sono tratti in cui è presente una terza corsia per il sorpasso, quanto in discesa, perché gli autotreni devono usare il meno possibile i freni (c’è il pericolo che s’incendino) e molto il freno motore, per cui scendono con le ridotte innestate a una velocità massimo di 30 Km/h e in discesa le corsie di sorpasso non ci sono. E se capitate dietro ad un camion in discesa potete anche mettervi il cuore in pace. Secondariamente è da qualche anno che sono in corso dei lavori per la sistemazione di una lunga galleria paramassi che si trova appena dopo lo scollinamento (provenendo dall’Italia) e che viene attraversata a senso unico alternato; il tempo di attesa al semaforo, se siete i primi ad aver “beccato” il rosso, è di 10 minuti.
Il programma che devo rispettare prevede che si debba arrivare a Briga almeno per le 9. Facciamo la salita senza trovare anima viva e in meno di dieci minuti siamo al passo, ma quello che temevo si avvera. Ecco il maledetto semaforo … ed è rosso! Fortuna vuole, però, che ferme ci siano solo due macchine, niente autotreni. L’attesa è di nove minuti e ne approfittiamo per gustarci il panorama delle Alpi bernesi di fronte a noi. Sebbene le due vetture che ci precedono non siano guidate da “maghi del volante”, la discesa è piuttosto veloce e alle 8.50 arriviamo allo svincolo di Brig Zentrum: siamo in perfetto orario, anzi, persino un po’ in anticipo.
Fine prima parte.
La seconda parte potete leggerla qui.
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