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Un declino che viene da lontano

11 Gennaio 2012 da Emilio Conti

di Marco D’Eramo1

L’inizio del declino italiano ha una data esatta ed è il 26 dicembre 1991. Quel giorno si sciolse ufficialmente l’Unione sovietica e finì la Guerra Fredda. Con la guerra fredda finì anche quella che potremmo chiamare l’eccezione italiana. Perché per 35 anni l’Italia era stata la frontiera geografica e politica dell’impero occidentale. Frontiera geografica (orientale) perché il blocco sovietico cominciava proprio sull’altra riva dell’Adriatico. Frontiera politica perché il Pci era il più forte partito comunista dell’Occidente. Quindi tutto fu messo in opera (e tutto fu consentito) perché l’Italia americana fosse una «success story».
Da qui il miracolo economico, da qui la straordinaria stabilità politica di un regime sostanzialmente monopartitico (i gabinetti cadevano sì uno dopo l’altro, ma a rotazione le poltrone erano occupate sempre dagli stessi).
D’altronde l’Italia non era sola: anche il Giappone si trovava in una situazione analoga: anch’esso era uno dei vinti della seconda guerra mondiale, anch’esso era una frontiera geografica dell’impero, stavolta occidentale, avendo dirimpetto Siberia e Cina. Anche in Giappone la sinistra era forte. Così non stupisce che i due paesi abbiano avuto per tutta la guerra fredda un destino parallelo: ambedue vissero un incredibile miracolo economico (il Giappone partiva da più in alto e quindi anche il suo miracolo lo portò più in alto); ambedue furono governati da un regime monopartitico (a Roma dalla Democrazia cristiana, a Tokyo dal Partito Liberal-democratico), ambedue erano caratterizzati da una forte commistione tra politica e criminalità (mafia in Italia, yakuza in Giappone).
E in ambedue i paesi il sistema entrò in crisi esattamente con la fine della guerra fredda: in Giappone esplose la bolla immobiliare e cominciò una recessione da cui non è ancora uscito; anche a Tokyo, come a Roma, il regime monopartitico entrò in crisi. A questi destini paralleli ha dedicato un volumone intitolato Machiavelli’s Children: Leaders and their Legacy in Italy and Japan (2003) lo storico Richard J. Samuels della Cornell University.
In Italia la fine della guerra fredda fu vero un terremoto politico con fortissime scosse economiche di assestamento. In Italia il Pci si era già sciolto pochi mesi prima, nel febbraio 1991. Ma nel giro di pochi mesi scoppiò Mani pulite e implosero tutti gli altri protagonisti della prima Repubblica: Democrazia cristiana, Partito socialista, socialdemocratici, liberali, repubblicani. Nessuna di queste formazioni sopravvisse.
Ma quel che a noi interessa è che allora finì l’eccezione italiana: non era più un paese chiave, non era più indispensabile né per gli Stati uniti, né per la Nato: diventava un alleato marginale tra gli altri, e sostituibile, in termini strategici da altri paesi dell’ormai ex est europeo: era un drastico downrating di status, da nevralgico pivot a periferia irrilevante. Fino ad allora era stato persino sopportato un primo ministro con legami di mafia. Ora poteva essere processato (anche se poi fu assolto). Fino ad allora l’establishment economico internazionale aveva accettato che l’Italia trasgredisse tutti gli accordi, svalutasse a ripetizione, s’indebitasse più di ogni altro paese occidentale (anche qui in parallelo col Giappone, che oggi ha un debito pubblico superiore al doppio del Pil). Nessuna agenzia di rating attaccò mai l’Italia che pure svalutava a go go (i meno giovani ricorderanno che alla fine degli anni 1970 erano addirittura scomparse le monete metalliche sostituite da mini assegnetti fai-da-te emessi dalle singole banche per 5, 10, 20 lire).
Oggi qualcuno rimpiange la «laicità» della Democrazia rispetto al servilismo attuale dei partiti verso la Chiesa, ma dimentica che allora la Dc doveva ubbidire a due padroni, Usa e Vaticano, e non a uno solo: e non sempre la diplomazia vaticana coincideva con quella statunitense, basti l’esempio del Medio oriente su cui infatti un politico come Andreotti aveva una posizione nettamente più filoaraba e meno filoisraeliana di quella americana. Ma con la fine della Guerra fredda, la Chiesa tornava a essere l’unica struttura insieme organizzata, presente sul territorio e portatrice d’ideologia. Da qui il revanscismo vaticano, la reconquista cattolica cui assistiamo.
Fino al 1991 la delocalizzazione e l’off-shoring erano stati mantenuti entro i limiti, proprio per non degradare l’economia e il mercato del lavoro di una marca di frontiera. Ma da allora non ci fu più nessuna remora. E da allora il Prodotto interno lordo del nostro paese è sostanzialmente piatto, è anzi arretrato con l’ingresso nell’euro. Ricordiamo che dal 1992 in poi, su mandato politico, l’Istat ha mentito sistematicamente sui dati dell’inflazione: mantenendoli più bassi del reale consentiva di pagare interessi minori sui Bot, di rivalutare meno le pensioni, di abbassare la scala mobile. Quando fu introdotto l’euro e i prezzi praticamente raddoppiarono d’un colpo (la parità nominale era 1 euro = 2.000 lire, la parità reale era 1 euro = 1.000 lire), l’Istat ebbe il coraggio di dirci che in quell’anno i prezzi erano aumentati del 4 o 5 per cento, se non ricordo male. Divenne un luogo comune dire che spendevamo in euro, ma guadagnavamo ancora in lire. A detta dello stesso ex ministro Giulio Tremonti, l’introduzione dell’euro provocò la più colossale redistribuzione di reddito della storia repubblicana, a scapito dei lavoratori dipendenti (operai, insegnanti, infermieri, ma anche professori universitari, giudici o diplomatici) e a favore del cosiddetto «popolo della partita Iva».
Come il Giappone, quando è scoppiata la crisi del 2007, anche l’Italia non si era ancora ripresa dalla degradazione decretata dalla fine della guerra fredda. Semmai, la nostra situazione era molto peggiore di quella giapponese perché erano già in calo tutti gli indicatori, dalla percentuale del Pil dedicata a ricerca e innovazione, alle spese di welfare, agli investimenti in grandi opere, all’acculturazione dei giovani, al mercato del lavoro). Ma quel che è successo potrebbe essere letto in modo ancora più impietoso: e cioè i favoritismi nei confronti del nostro paese avevano mascherato durante la guerra fredda la principale carenza di lunga durata dell’Italia, e cioè l’assenza di una classe borghese: in Italia ci sono moltissimi ricchi, come si è visto l’altro ieri a Cortina, ma questi ricchi non fanno classe. Da decenni non si vede nessun capitalista nostrano investire in università e ricerca. I ricchi d’oltreoceano finanziano Harvard, Yale, e persino i più reazionari tra loro sovvenzionano centri studi; da noi i Moratti, i Berlusconi e gli Agnelli comprano tutt’al più calciatori. L’assenza di una borghesia intesa come classe si ripercuote – sembra un’ovvietà – nella totale latitanza di uno «stato borghese», di una «legalità borghese». Nessun ricco italiano si sente membro della classe dirigente, come invece succedeva a quel giudice della Corte suprema statunitense che diceva «A me, come a tutti, scoccia pagare le tasse, ma è il prezzo che pago per la civiltà».

  1. il manifesto – 6 gennaio 2012 – La versione elettronica la potete visualizzare cliccando qui []

Chiedo lumi

9 Gennaio 2012 da Emilio Conti

La foto che vedete riprodotta qui sotto riprende una parte del campo di pannelli solari che si trova a S. Giacomo. Sembrerebbe che si stia costruendo un depuratore; almeno è questo a cui ho pensato vedendo quelle due grandi vasche (?). Qualcuno sa qualcosa? E’ un depuratore? E’ stata data notizia sulla stampa locale, e noi non ce ne siamo accorti?  Se qualcuno ne sa più di noi, potrebbe delucidarci? Grazie anticipate.

Notiziona: i “Cico cico” si sono fusi con “Al Liston”

7 Gennaio 2012 da sgur_di_tri

Noi amavamo i “Cico cico”, così come, allo stesso modo, amavamo il Centro di aggregazione “Al Liston”, e chi ci legge sa che avevamo seguito la loro nascita e i loro successi.

I “Cico cico” come gruppo dedito al ballo e “Al Liston” come Centro di aggregazione per gli ex giovani di Belgioioso per l’intrattenimento e la tombolata: veri fiori all’occhiello dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Belgioioso!

Ora però apprendiamo dalla stampa locale (vedi la Provincia Pavese del 5.01.2012) che da pochi giorni i due soggetti non avranno più percorsi di vita separati, semplicemente perché si sono fusi formando il nuovo Centro di aggregazione denominato “Al liston Cico Cico”.

Non solo, ma leggendo l’articolo apprendiamo che la neonata entità ha trovato ufficialmente sistemazione in alcune sale del Castello di Belgioioso e che, dopo due giorni di vita, “conta già oltre 80 iscritti“! 80 iscritti? Come, gli iscritti al nuovo Centro sono solo 80?

Scusate, ma non ci era stato detto solo poche settimane fa (vedi la Provincia Pavese del 17.10.2011) che gli iscritti al ex Centro “Al Liston” erano perfino arrivati a quota 120!

Chi sono coloro che in questo passaggio delicato della vita associativa non hanno ancora rinnovato la tessera? E’ forse colpa delle Feste? C’è stata forse qualche defezione?

Per saperlo non resta altro da fare che attendere un nuovo articolo che ci faccia conoscere l’andamento delle iscrizioni!

Bsiàte – quarantatreesima puntata

4 Gennaio 2012 da bsìa

Notizia:Belgioioso sfora il patto di stabilità1

Commento: sarà “merito” del Castello? Sarà “merito” del Belgioioso Festival? Delle consulenze esterne? Di scelte di spesa “accurate”? Del mingolf? Dei blog? Di certi blogger? Di certi “giornaletti” che, con la scusa di vecchie fotografie, pubblicano falsità? Di certi “fotocineoperatori” fascio-comunisti? Del destino “cinico e baro”? Delle nipoti (o nipote? 😆 ) di qualche nostro concittadino? Ahhh, saperlo! 😉

  1. la Provincia PAVESE – 4.01.2012 – pag. 20 []

Complimenti al sindaco di Corteolona

4 Gennaio 2012 da Emilio Conti

Ieri sulla stampa locale è apparsa una notizia che io trovo interessantissima: il sindaco di Corteolona, signor Dossena, ha deciso di sbarazzarsi, per la riscossione delle imposte comunali (TARSU e ICI), di Equitalia   e rivolgersi a Poste Italiane.1

I motivi che hanno spinto il primo cittadino del paese vicino mi sembrano condivisibili: controllo immediato delle imposte riscosse e minori costi di riscossione. In un periodo di crisi come l’attuale mi sembra un’ottima decisione.

Soprattutto nel frangente di un’inutile polemica contro Beppe Grillo2 (i nostri politici sembra non sappiano neanche leggere l’italiano) e di atti dal sapore più o meno “terroristico” proprio contro Equitalia.

Sarebbe bello che molti comuni seguissero le orme del sindaco di Corteolona, forse Equitalia sarebbe costretta a comportamenti un po’ meno drastici e deleteri.

Un “bravo”, quindi, al sindaco di Corteolona Dossena!

  1. Corteolona, basta Equitalia – Ici e Tarsu si pagano in Posta – la Provincia PAVESE – 3.01.2012 – pag. 17 []
  2. Vedi qui []

A metà mandato – La Lega

3 Gennaio 2012 da sgur_di_tri

Dopo il secondo post della serie “A metà mandato” (vedi qui), ci è stato fatto osservare che fra i partiti di opposizione alla Giunta non citavamo (nemmeno di striscio) la Lega Nord, e che questa dimenticanza poteva considerarsi un “vulnus” (sic!) nella nostra analisi della politica locale!

A dire il vero, quando abbiamo deciso di esaminare la situazione di “metà mandato”, ci siamo ricordati di come a Belgioioso la Lega alle precedenti comunali di due anni e mezzo fa avesse sfiorato il colpaccio di far eleggere un proprio rappresentante in Consiglio.

La cosa però, come è noto, non andò a buon fine solo per una manciata di voti (e ci furono anche delle discussioni su quale destinazione avessero preso tanti voti leghisti – vedi qui) ed è per questa sua assenza dal Consiglio comunale che non avevamo parlato della Lega di Belgioioso nel nostro post sull’opposizione.

Comunque sia, dopo quella debacle i leghisti di Belgioioso in città si sono fatti sentire poche volte e, a nostro parere, senza troppa convinzione: qualche volantino ogni tanto e pochi gazebo.1 Al momento, null’altro ci sovviene! Vedremo in futuro!

Concludiamo questo brevissimo post sulla Lega Nord di Belgioioso con una domanda che ci assilla non poco e ci toglie il sonno: a Belgioioso ci sono più “bossiani” o più “maroniani”?

Detto questo, nel prossimo e conclusivo post riprenderemo il filo (oggi interrotto) delle nostre considerazioni sulle prospettive politiche di “metà mandato”, in vista delle elezioni per il nuovo Sindaco di Belgioioso.

  1. Ricordiamo in particolare la campagna contro il gemellaggio tra Belgioioso e la cittadina rumena di Cajvana []

Auguri per il 2012

1 Gennaio 2012 da Emilio Conti

Non sapevo come intitolare questo post che non è nient’altro che l’usuale rassegna di video musicali. Intitolarlo “Buon 2012”, sapendo in anticipo cosa ci capiterà l’anno appena iniziato, mi è sembrato un po’ eccessivo, per non dire ipocrita. Ho optato per gli auguri, innanzitutto perché un augurio è una speranza, e la speranza – come dicevano i latini – è l’ultima dea; e poi perché penso che ne avremo bisogno visto in che mani siamo capitati.

La rassegna, che come al solito è una scelta personalissima (con tutto quello che di positivo o negativo ne consegue), è composta un po’ da video di brani leggeri ed allegri e per altra parte da brani più impegnati che richiedono maggiore attenzione, forse per ricordarci l’austerità a cui saremo soggetti quest’anno. Ci sono anche, come sempre, brani che risalgono alla giovinezza di quelli che appartengono alla mia generazione. Nostalgia della bella età trascorsa? Anche, ma non solo. Più che altro il ricordo di un periodo molto migliore dell’attuale, periodo in cui noi giovani avevamo, non la speranza, la certezza di un mondo migliore. In generale, sicuramente migliore di quello dei nostri padri. Più che nostalgia, anche un richiamo a un confronto, per coloro che quegli anni hanno vissuto, con questi, di anni. Un confronto devastante … in peggio!

Sia come sia, un po’ di musica fa sempre bene.

Già c’era qualcuno che sognava

Questa è un’altra che piace tanto a bsìa 😆 Che aspetta che gli italiani si decidano a diventare un po’ più “selvaggi”

Maria l’orgogliosa

E mo’ gustatevi questa versione! 😉

Vi piace la vaniglia?

Come dicevo sopra, bei tempi!

Ve la ricordate la versione originale? Questa è un pochettino jazzata.

Grande cantautore. In questo video esegue due brani, il primo è suo l’altro è di James Taylor

E questo è lui, il James di cui sopra 🙂

Lui e lei

Sperando che dell’Italia non rimanga solo il silenzio

Bluesaccio

Una bella fusion blues-rock

Spostiamoci su un altro genere (e che il ritmo vi entri nelle vene! 😆 )

Altra gran bella voce!

Questi erano semplicemente strepitosi. Prestate attenzione alla sezione ritmica (basso/batteria)

Qualcuno si è lamentato perché non c’è niente di più impegnato? Che ne dite di questi?

Grande chitarrista e grande atmosfera

Sperando che quest’anno si resti ancora tutti in carreggiata 🙄

Non ci resta che stringere i denti (e magari qualcosa d’altro)