Diventa anche tu politico: impara ad usare il “condizionale”!
19 Marzo 2011 da sgur_di_triPrendo spunto dal post di bsia dell’altro giorno (Dal “Ma anche” al “Ma se…”) per parlarvi del “condizionale”, perché ritengo che il “condizionale” sia la forma più utilizzata dai politici quando rilasciano dichiarazioni.
Per il politico l’uso del “condizionale”, specie nella forma semplice del “condizionale presente”, è un “must”, perché consente di dire e di non dire, di esprimere la propria opinione e nel contempo di lasciare spazio anche a qualsivoglia altra soluzione (non per niente in grammatica il “condizionale” viene classificato come il modo della “possibilità”).
Non solo (e qui sta il nostro interesse), ma il “condizionale presente” assume una funzione “politica” solo se viene abbinato ad una specifica tipologia di verbi: i “verbi impersonali”.
I “verbi impersonali” (occorrere, bisognare, convenire, bastare, ecc.) sono verbi che non hanno bisogno del soggetto (che rimane indefinito) così, quando li si coniuga al “condizionale presente”, ecco che, voilà, si ottiene “occorrerebbe…”, “bisognerebbe…”, “converrebbe…”, “basterebbe…” e così via). Espressioni che per il politico sono manna piovuta dal cielo!
Non solo, ma è invalso anche l’uso di usare il “condizionale presente” del verbo “essere” (“sarebbe”) assieme a degli aggettivi, in modo tale da ottenere le cosiddette “locuzioni impersonali”, quali, ad esempio: “sarebbe necessario che…”, “sarebbe opportuno che…”, “sarebbe bello che…”, e così via. Altrettanta manna per il politico!
Ah! Quasi dimenticavo un particolare importante: a differenza del “condizionale presente” la forma composta del “condizionale passato” (“sarebbe stato opportuno…”, “sarebbe bastato…”, “sarebbe stato sufficiente…”, ecc.) solitamente viene invece utilizzata per criticare duramente gli avversari politici, in quanto consente di commentare situazioni pregresse o eventi non più modificabili!
Che forza il “condizionale”!
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