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Bilancio di previsione di un Comune – parte VI: I vincoli di Bilancio

30 Giugno 2010 da sgur_di_tri

Nel predisporre il Bilancio di Previsione, l’Amministrazione comunale deve obbligatoriamente (per Legge) tener presente alcuni vincoli:

il vincolo di pareggio di bilancio (cioè le uscite non possono superare le entrate);
il vincolo degli impegni pregressi (cioè gli impegni assunti negli anni precedenti);
il vincolo dell’equilibrio finanziario nel medio e lungo periodo;
il vincolo di destinazione delle entrate (non si possono usare i soldi “come ti pare e piace”).

Il primo vincolo è evidente: non si può spendere di più di quanto si incassi. Come diretta conseguenza si ha che prima di ogni spesa aggiuntiva si devono reperire nuovi fondi (oppure si devono tagliare delle spese che erano già state previste).

Il secondo vincolo indica che si deve tenere conto degli impegni che si sono assunti negli anni precedenti, che necessariamente devono essere rispettati (ad esempio, le rate dei mutui).

Facendo il rapporto fra queste spese (impegni precedenti) e la Spesa corrente si vede in che maniera queste incidono in Bilancio e questo rapporto si chiama “indice di rigidità della spesa”.

Ma esistono anche altre spese di cui si deve tener conto, quali ad esempio il pagamento delle spese per il riscaldamento, per l’acqua, l’energia elettrica, il carburante per gli automezzi, le spese per i contratti dei servizi appaltati, i compensi ai professionisti per gli incarichi, il rispetto delle convenzioni stipulate e così via.

Il terzo vincolo è anch’esso chiaro, perché “le scelte di ieri” hanno importanti riflessi sulla “gestione di oggi”, così come “le scelte di oggi” avranno importanti riflessi sulla “gestione del futuro”.

Appare così evidente che il ricorso ai mutui, le assunzioni di personale, la vendita del patrimonio immobiliare del Comune o l’acquisto di nuovo patrimonio immobiliare devono essere non solo sostenibili nell’immediato, ma devono anche esserlo  negli esercizi futuri, per garantire al Comune un equilibrio finanziario di medio/lungo periodo.

Il quarto vincolo è un vincolo di Legge, e prevede che alcune entrate siano obbligatoriamente utilizzate per far fronte a determinate spese. Faccio un solo esempio: le entrate derivate dai mutui sono vincolati agli investimenti per i quali i mutui sono stati accesi.

Nel prossimo ed ultimo post parleremo di come il Bilancio di Previsione assomigli in tutto e per tutto al Bilancio di una qualsiasi famiglia.

Alcune note sulla speculazione di borsa

29 Giugno 2010 da Emilio Conti

Il post di sgur_di_trì1 merita alcune precisazioni:

  1. la caratteristica principale della speculazione è la durata: stiamo parlando di operazioni di borsa che, in alcuni casi, durano lo spazio di qualche decina di minuti. Parlare quindi di “investitori istituzionali” che cercano un buon investimento di durata medio/lunga” non deve ritenersi come un’operazione speculativa. Si tratta semplicemente di un investimento (come dovrebbero essere fatti tutti gli investimenti). Che poi, dati i volumi in gioco, queste operazioni modifichino i corsi delle borse fa parte del gioco;
  2. la speculazione è sempre stata considerata pericolosa da molti economisti. Uno dei più noti è James Tobin premio nobel per l’economia che già nel lontano 1972 propose l’introduzione di una tassa sulle transazioni a breve che da lui prese il nome: la Tobin Tax;
  3. non si può parlare di speculazione senza parlare dei cosiddetti “derivati” una serie di prodotti finanziari nella cui complessità si perde pure il sottoscritto;
  4. quando si parla di Borse e speculazione non bisogna mai dimenticarsi delle cosiddette “Agenzie di rating” che con i loro giudizi possono creare dei veri e propri disastri. In buona fede? In malafede? Sulla loro buona fede esistono parecchi dubbi. Sicuramente queste agenzie non adottano metodologie di valutazione oggettive, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che una società ottenga un certa valutazione dall’agenzia A e una valutazione diversa dall’agenzia B. E poi, chi controlla queste agenzie?

La vera novità è che da alcuni anni si è scoperto che gli Stati possono fallire. Prima no? Evidentemente in misura molto minore, ma lo sono diventati quando sono stati costretti, volenti o nolenti, ad adottare politiche economiche che non oso definire demenziali. Se, come nel caso dell’Europa, ci si lega mani e piedi alla politica monetarista tedesca questo è ciò che può accadere. Quando gli stati, anziché finanziare la propria spesa pubblica con “mezzi propri” (prelievo fiscale) decidono di ricorrere al debito pubblico questi sono i risultati.

Il vero problema di fondo, però, è questo modo di fare economia. Se dopo le continue crisi che si susseguono dal 2002 ancora non si mette in dubbio il “neoliberismo” allora queste sono le situazioni in cui stiamo vivendo. Come dice Richard Sennett: “I politici non hanno capito che il capitalismo finanziario è inerentemente distruttivo e sembrano paralizzati”.

Il problema è questo!

  1. La manovra finanziaria e la speculazione internazionale []

La manovra finanziaria e la speculazione internazionale

27 Giugno 2010 da sgur_di_tri

“La manovra finanziaria? E’ l’Europa che ce l’ha chiesta! Per metterci al riparo dalla “speculazione internazionale” e non finire come la Grecia!” E’ questa, in sintesi, l’affermazione ripetuta all’infinito dagli esponenti del centro-destra per giustificare l’intervento. Come dire: se fosse stato per noi, non l’avremmo fatta! Scusateci tanto, ma abbiamo dovuto!.

Io direi di più: la manovra, oltre che necessaria, è diventata obbligata, perché difficilmente l’Unione Europea difenderebbe un Paese membro dagli attacchi “speculativi”, se quel Paese non ha posto in atto azioni incisive per il risanamento dei propri conti.

Ma chi sarebbero questi fantomatici e misteriosi “speculatori”1 che sembrerebbero avercela così tanto con l’Euro e che, senza guardare in faccia a nessuno, potrebbero “tramare” anche contro il nostro Bel Paese? Vediamo di conoscerli più da vicino.

Sotto il termine generico di “speculatori internazionali” vengono solitamente accomunati sia quegli operatori finanziari, dotati di grandi disponibilità liquide e generalmente conosciuti come “investitori istituzionali2 che cercano un buon investimento di durata medio/lunga, sia quegli operatori anonimi (alcuni li individuano nei “fondi speculativi”) che agendo nei mercati borsistici di tutto il mondo cercano di trarre profitto da situazioni contingenti.

Come potete notare, siamo in presenza di soggetti che, potendo disporre di somme ingenti, sono alla ricerca del miglior investimento, e influenzano in modo significativo i prezzi dei mercati finanziari. E’ quindi del tutto evidente che, prima di effettuare una qualsiasi operazione finanziaria, questi operatori effettuino analisi approfondite sui titoli da acquistare o vendere, per orientarsi verso titoli “solidi” onde evitare di trovarsi nel proprio portafoglio titoli “spazzatura”, come successe con la crisi finanziaria di due anni fa.

Per cui, ad esempio, quando stanno per decidere un’operazione (acquisto o vendita) su “titoli governativi”, cioè su titoli del debito pubblico di un determinato Paese (vedi qui la lista degli Stati più indebitati al mondo), sembra che non si accontentino più di rassicurazioni generiche, ma è il Paese stesso, nel suo complesso, che verrebbe letteralmente passato sotto la lente d’ingrandimento, per valutarne il reale stato di salute.

“Qual è il rapporto tra debito pubblico e PIL (prodotto interno lordo)? I conti pubblici (le entrate e le uscite dello Stato) sono in regola? Sono dati veri oppure occorre verificarli? Qual è il livello della spesa pubblica? Si sta facendo qualcosa per diminuirla? Le leggi contro la corruzione e l’evasione fiscale sono incisive? Il sistema fiscale è equo? Qual è il livello di criminalità? La politica economica che si sta attuando è congrua? Qual è lo stato generale dell’economia? ecc..

Ecco perché, a mio parere, quasi tutti i Paesi dell’Unione europea (Italia compresa), per dimostrare la loro ferma volontà di risanamento, sono corsi, ognuno per proprio conto, ad effettuare manovre finanziarie più o meno pesanti.
A questo punto però una domanda sorge spontanea: basteranno queste manovre per allontanare l’ombra di nuovi attacchi “speculativi”? Vedremo.

  1. Dal Vocabolario della Lingua Italiana Devoto/Oli. Ediz. 1971 – a pag. 2305 alla voce Speculatore s. n. e agg. 1. Persona che compie operazioni di commercio allo scopo di trarne profitto dalle variazioni dei prezzi di mercato (le manovre degli speculatori). In senso spregiativo: di chi spregiudicatamente persegue un utile personale a danno di  altri.
    2 lett. (raro) Indagatore di problemi filosofici (ad es.: massoneria speculativa)
    []
  2. Fra gli “investitori istituzionali”, oltre ai Fondi pensioni privati (americani, canadesi, inglesi, ecc.), le società assicurative e ai fondi di investimento, si fanno rientrare anche le holding familiari, i fondi “sovrani” (detti così perché di proprietà statale) dei Paesi produttori di petrolio (Paesi arabi, Venezuela, Nigeria, ecc.) o ancora dei Paesi proprietari di materie prime (Brasile, Bolivia, Russia, ecc.), o dei Paesi emergenti ad alto sviluppo economico (Cina e India) []

News da Filighera?

25 Giugno 2010 da Emilio Conti

Caro Conti,

in effetti su Filighera non c’è molto di cui parlare tranne che è ormai passato un anno dall’insediamento dell’amministrazione Pernice. Si potrebbe fare un pò il punto se ci fosse qualcosa di interessante da dire. Il problema è che non c’è molto da dire.

Dopo i proclami di inizio mandato infatti la nuova amministrazione si è fin qui distinta principalmente per il suo immobilismo. L’unico evento degno di nota è quello relativo all’inaugurazione della nuova casa di riposo, diretta emanazione dei Pii Istituti e sviluppata con la disponibilità della Fondazione Sacchi di Filighera. Ovviamente anche Zucca, intervistato da “La Provincia PAVESE“, ha detto la sua sull’argomento mettendoci dentro pure l’unione delle terre viscontee che invece non c’entra proprio niente con l’iniziativa. Tutto è infatti partito con la precedente amministrazione quando il principato di Zucca non esisteva ancora. Questo a meno che un taglio di nastro non basti a prendersi il merito delle cose.

Per il resto si può raccontare di un’amministrazione al suo interno già fortemente divisa ma tenuta insieme dall’attaccamento alla poltrona, della mancanza ormai cronica di un vigile (alla faccia della campagna sulla sicurezza), delle costose bollette telefoniche dei cellulari degli amministratori (a carico della cittadinanza) e di un sindaco piuttosto estraneo a tutto ciò che riguarda il paese. Per parafrasare il titolo di un famoso libro direi “niente di nuovo sul fronte di Filighera”.

Saluti

bridon

Bilancio di previsione di un Comune – Parte V: la Spesa corrente

24 Giugno 2010 da sgur_di_tri

Per Spesa corrente si intende sia la vera e propria spesa di funzionamento del Comune sia la spesa per i servizi erogati dal Comune.

Alla Spesa corrente si deve far fronte (come accennato nel precedente post) con le Entrate tributarie, le Entrate per trasferimenti e le Entrate extratributarie (cioè i primi tre Titoli delle Entrate). Vediamo più in dettaglio in cosa consistono le Spese correnti.

Funzioni amministrazione: sono le spese per la Giunta, il Consiglio comunale e le spese per il funzionamento degli Uffici comunali (uffici amministrativi, ufficio ragioneria, ufficio tributi, ufficio tecnico, anagrafe, ecc.), oltre ai normali costi di funzionamento.

Funzioni per la polizia locale: spese per l’attività dei vigili urbani.

Funzioni di istruzione pubblica: spese per le scuole materne, comunali e statali, per le scuole elementari e medie, assistenza scolastica, mense scolastiche, trasporto alunni e iniziative varie per la scuola.

Funzioni per le attività culturali: spese per la gestione della biblioteca, per iniziative culturali, ecc.

Funzioni per lo sport e manifestazioni sportive: spese per la gestione degli impianti sportivi e per la partecipazione ad iniziative sportive.

Funzioni per la viabilità: spese per la manutenzione ordinaria delle strade, pagamento delle utenze per la pubblica illuminazione, spese per il verde pubblico, ecc.

Funzioni per la gestione del territorio: spese per servizio di urbanistica ed edilizia privata, spese per lo smaltimento dei rifiuti urbani e tutela dell’ambientale.

Funzioni per i servizi sociali: spese per l’assistenza sociale ed i servizi cimiteriali.

Funzioni per il commercio/turismo ed artigianato: spese per il sostegno al commercio, al turismo, ecc.

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Il Piano esecutivo gestionale (P.E.G.)

Sulla base del Bilancio di previsione annuale, deliberato dal Consiglio Comunale, la Giunta definisce, prima dell’inizio dell’esercizio, il cosiddetto P.E.G. (Piano esecutivo gestionale o di gestione).

Si tratta dell’atto con cui la Giunta trasforma gli stanziamenti di bilancio in obiettivi gestionali, cioè assegna le competenze ai singoli Responsabili degli Uffici comunali, indicando le risorse finanziarie necessarie per il raggiungimento degli obiettivi. In sostanza, è un documento che entra più in dettaglio di quanto faccia il Bilancio di previsione e, comunemente, si afferma che il PEG indica la “capacità di spesa” dei singoli Uffici comunali.

Nel prossimo posti parleremo dei Vincoli di Bilancio che per Legge devono essere tenuti presenti dall’Amministrazione nella predisposizione del Bilancio di previsione.

Siamo soli nell’universo?

23 Giugno 2010 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – http://www.alessandrorobecchi.it/

Tema: siamo soli nell’universo? Svolgimento. Magari! E invece, porca miseria, c’è pure la Gelmini che ci dà ‘sti temi del menga. Cos’avranno pensato mezzo milione di giovani seduti ai banchi della maturità una volta lette le tracce? Come minimo che qualcuno ha sciolto dell’acido nei rubinetti del ministero. Prima, un’annata di bocciature senza precedenti, i cinque in condotta, gli scrutini severi. Poi, per i sopravvissuti, tracce al limite della follia. Prendete quella su Primo Levi. Interessante, per carità: se hai già fatto la tesi di laurea su Primo Levi potresti persino affrontare il tema di maturità con un certo successo. Ma andarsi a infilare nell’analisi delle letture di Levi senza aver letto quell’antologia (di cui la traccia è una prefazione) vuol dire rischiare di non uscirne vivi.  Analisi del testo? Ibridismo? Ecco un modo interessante e ben congegnato per fingere di parlare di Primo Levi senza parlare di Primo Levi. Astuti come faine, eh!

Meno male che ci sono le foibe. Inteso come tema. Lì sì che si può far bene: un po’ di patriottismo, un po’ di nazionalismo, un po’ di comunisti cattivi, e il tema lo saprebbe fare pure Gasparri, se non fosse che va scritto in italiano. In ogni caso, mica semplice, perché dal trattato di Londra a quello di Osimo passano più o meno sessant’anni, che nei manuali di storia della quinta liceo (anche se non sono ancora quelli rielaborati da Dell’Utri) saranno sì e no undici righe. Uno dice: va bene, mi butto sulla ricerca della felicità. Bell’idea: nella traccia ci sono pezzi di Costituzione, quella americana, e addirittura quella italiana. E per la precisione l’articolo tre, quello con la faccenduola del tutti sono uguali davanti alla legge, ecc. ecc.. Svolgimento: ma razza di imbecilli, siete gli stessi che hanno votato il Lodo Alfano e ci date un tema sull’articolo 3 della Costituzione?  Volete prenderci per il culo? Svolgimento: sì.
Passiamo oltre. Il tema sui piaceri può intrigare un bel po’, devo dire che non è niente male. E poi, permette al candidato di sbizzarrirsi. D’Annunzio e Matisse, Picasso e Botticelli. Bello, c’è davvero tutto, anzi no. E Palazzo Grazioli? E Tarantini? E il più edonista di tutti, Silvietto nostro nel lettone di Putin? E le trecento professioniste del piacere al servizio della cricca degli appalti ce le vogliamo dimenticare? E i massaggi al Salaria Sport Village? Insomma, anche qui la traccia è insufficiente. I piaceri da Botticelli a D’Annunzio non è male. Ma i piaceri da Tarantini a Bertolaso (passando per i bagni di Palazzo Grazioli) sarebbe stato meglio.


Insomma, sembra che ai giovani non ci pensi nessuno. Anzi sì, ci pensa la traccia quattro, quella che si intitola “Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica, parlano i leader”. Il primo leader che parla, questa è grossa, è Mussolini. Alquanto bizzarro che il più feroce dittatore della nostra storia finisca in una traccia della maturità sottoforma di “leader”. Le sue parole sono riportate nella traccia: “Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda”, diceva quel buontempone nel ’25. Profetico, perché il palo e la corda arrivarono vent’anni dopo, piazzale Loreto, Milano. La traccia riporta anche frasi di Togliatti, Moro e Wojtila, ma resta il fatto: su giovani e politica non si è trovato niente di meglio del duce?

Date retta, meglio buttarsi sulla musica, con tanto di citazione di Aristotele, uno che ha gli stessi anni dei Rolling Stones e quindi se ne intende. Oppure, per non rischiare, meglio affrontare il tema fantascientifico: siamo soli nell’universo? No, ma cazzo, era meglio di sì. Perché qui c’è la Gelmini, povera stella, una che teorizza la scuola selettiva e poi per passare un esame di stato ha dovuto emigrare da Brescia alla Calabria. Bei temini, comunque. Con il duce, le foibe e – per gradire – i marziani. Magari arrivassero loro a liberarci da questi dilettanti, che se aspettiamo i partigiani – stavolta – altro che vent’anni!

Josè Saramago: un amico del popolo viola

22 Giugno 2010 da sgur_di_tri

L’altro giorno (18 giugno) è venuto a mancare Josè Saramago (87 anni), scrittore portoghese Premio Nobel per la Letteratura nel 1998.

Forse non tutti sanno che Saramago era molto sensibile ai problemi dell’Italia di oggi, attivo per la rinascita del nostro Paese e vicino al popolo viola (qualcuno certamente ricorderà il suo intervento al “No B-Day” del Dicembre scorso, letto da una delle organizzatrici della manifestazione). Non solo, ma per certe sue posizioni sul tema della religione, è stato duramente attaccato dalle gerarchie ecclesiastiche.

Per conoscerlo meglio, propongo l’intervista concessa a Serena Dandini durante la trasmissione “Parla con me” andata in onda il 15 ottobre 2009 (l’intervista è preceduta da Alessandrao Mannarino che canta “Tevere Grand Hotel”).

Intervista a Josè Saramago a “Parla con me”.

Sergio o’ guappo

21 Giugno 2010 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – http://www.alessandrorobecchi.it

Pomigliano d’Arco. La proposta delle più note famiglie camorristiche di un ridisegno delle condizioni di lavoro di picciotti, affiliati, collaboratori, compari, fiancheggiatori e indotto, segnano una nuova fase nella dialettica tra maestranze e datori di lavoro. La bozza di accordo prevede turni continui – straordinari, notti, sabati e domeniche – per tutti gli affiliati, revoca del diritto di sciopero e dell’indennità di malattia. Se un picciotto si rifiuterà di bruciare un negozio o di sparare a un rivale anche fuori dall’orario stabilito, sarà immediatamente eliminato. Se gli affiliati delle famiglie non accetteranno queste condizioni, la camorra si vedrà costretta ad andare a chiedere il pizzo in Polonia. In questo caso, la ricaduta sul territorio sarà spaventosa: migliaia di uomini saranno costretti, per mancanza di alternative, ad andare a lavorare alla Fiat.


Cisl e Uil hanno già firmato. Veltroni consiglia di firmare. Marcegaglia dice che è pazzesco non firmare. Colaninno Junior caldeggia la firma. Gino o’Zoppo detto Malacarne sostiene che è meglio firmare, scemi, cornuti, è per il vostro bene. Anche Carmine Sparaspara, detto Ditamozze è intervenuto nel dibattito sostenendo serenamente nel corso di una tavola rotonda che chi non firma sarà sciolto nell’acido. In poche settimane l’opinione pubblica, indirizzata dai grandi giornali, dalle televisioni, dai commentatori di tendenza liberale, dalla sinistra istituzionale e da alcuni strani episodi di autocombustione di case e negozi, si è fatta l’idea che bisogna firmare l’accordo. “Parlare di ricatto è semplicemente offensivo – ha detto in un comunicato Gaspare Chittemmuorto, detto o’ Scannatore -. Ma quale ricatto e ricatto, semplicemente ci spariamo int’a capa!”.

In questo clima di concordia e serenità, i guaglioni andranno a votare sì al referendum indetto per ratificare l’accordo: basterà qualche goccia di sangue sulla scheda.

Il Bel Paese

19 Giugno 2010 da Emilio Conti

Da il Fatto Quotidiano di oggi:

IMPUTATO? PROMOSSO MINISTRO1

EVASORI? LA MORATTI LI FESTEGGIA2

CONVOCATO DAI PM? ISPEZIONE SUBITO3

In confronto all’attuale destra di governo, un letamaio profuma di violetta! 😳

  1. Brancher []
  2. Dolce & Gabbana []
  3. Avv. Ghedini []

Bilancio di previsione di un Comune – Parte IV: riqualificazione

15 Giugno 2010 da sgur_di_tri

Nel precedente post abbiamo inserito i Titoli delle Entrate e delle Uscite nel nostro schema di Bilancio di previsione.

Ora però, prima di proseguire, dobbiamo fare una premessa importante e cioè che il Dlg 77 del 25.2 1995 (e successive modifiche) impone alcuni principi, obbligando i Comuni ad uno specifico utilizzo delle Entrate, vale a dire che certe Entrate devono essere utilizzata per far fronte a determinate Spese e non ad altre. Vediamo quindi come si “collegano” le Entrate con le Uscite (Spese).

Le Entrate corrispondenti ai primi tre Titoli (il Titolo I: entrate tributarie, il Titolo II: entrate derivanti da trasferimento dallo Stato, Regioni e Province, ed il Titolo III: entrate extratributarie) devono essere impiegate per far fronte alle Uscite corrispondenti al Titolo I (Spese correnti) e a quelle del Titolo III (Spese per rimborso di mutui e prestiti).

Le Entrate imputate al Titolo IV (oneri di urbanizzazione, vendita di quote di patrimonio del Comune, ecc.) devono essere usate per finanziare il Titolo II delle Uscite (spese per investimenti). Se questi soldi non dovessero bastare, allora il Comune può ricorrere a mutui e prestiti (Titolo V delle Entrate).

Il Disavanzo di amministrazione è messo come prima voce delle Uscite perché deve trovare immediata ed idonea copertura. Mentre l’Avanzo di amministrazione l’abbiamo inserito insieme ai Titoli IV e V perché può essere utilizzato per Spese per investimento.

Ecco allora come si presenta il nostro schema di Bilancio di previsione, tenendo conto dei vincoli di legge di cui sopra.

Entrate Uscite

Titolo  I – Entrate tributarie

Titolo  II –  Entrate da trasferimenti (Stato, Regione, Provincia)

Titolo III – Entrate extratributarie

Disavanzo di amministrazione

Titolo I – Spese correnti

Titolo III – Spese per rimborso mutui e prestiti

Titolo IV – Entrate da alienazione immobili e trasferimento di capitali

Titolo V – Entrate derivanti da accensione di mutui e prestiti

Avanzo di amministrazione

Titolo II – Spese per investimenti
Titolo VI – Entrate da servizi per c.to terzi Titolo IV – Spese per servizi per c.to terzi

Nel prossimo post parleremo in maniera più approfondita delle Spese correnti, vale a dire delle spese destinate al funzionamento del Comune e dedicheremo anche qualche parola al Piano Esecutivo Gestionale (P.E.G.), cioè al documento che l’Amministrazione passa agli Uffici comunali per la normale gestione delle Entrate e delle Uscite indicate nel Bilancio di previsione.