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Promemoria per il fighetta – quattordicesima puntata

11 Maggio 2010 da bsìa

Mortara, buche lungo il percorso del Giro
Giovedì la corsa attraverserà la città, ma l’asfalto sull’ex-statale 211 è sconnesso1

  1. La Provincia PAVESE – 11.05.2010 pag. 34 []

Promemoria per il fighetta – tredicesima puntata

10 Maggio 2010 da bsìa

VIGENTINA
Una strada peggiore dopo un secolo1

San Martino, la richiesta del Pd locale
«Piazza Italia sistemi l’ex statale in paese»2

  1. Ne LA VOCE DEI LETTORI de La Provincia PAVESE – 10.05.2010 []
  2. La Provincia PAVESE – 10.05.2010 – pag.15 []

Fratelli d’Italia – Parte VII: Spedizione dei Mille

10 Maggio 2010 da sgur_di_tri

Sono passati 150 anni dallo spedizione dei Mille. E in questi giorni si possono seguire servizi televisivi (per la verità, pochi) che illustrano l’impresa di Garibaldi. C’è però un aspetto di quella vicenda su cui si sorvola (o di cui si fa solo un breve cenno), ed è il ruolo, secondo me non marginale, svolto dalla Massoneria.

Come sappiamo, Garibaldi si avvicinò alla Massoneria1 sin da quando era in Sud America, e inizialmente lo fece perché attratto dal motto massonico “Libertà, Uguaglianza e Fratellanza”; quando poi giunse in Italia continuò a frequentare gli ambienti massonici, anche perché da lì provenivano i più ferventi patrioti (Pisacane, Mameli, Cattaneo, Mazzini) che combattevano per l’unità d’Italia. E massoni erano anche tanti di coloro che in posti di rilievo contribuirono alla realizzazione della spedizione dei Mille. Eccone alcuni.

Nino Bixio, suo luogotenente, era massone, come lo era Giuseppe Cesare Abba (intellettuale e scrittore) e il pavese Benedetto Cairoli; erano massoni Giuseppe Finzi ed Enrico Besana che organizzarono la raccolta delle armi, come pure l’avvocato Francesco Crispi che operava in Sicilia, Antonio Meucci (l’inventore del telefono) che accolse Garibaldi quando andò in America per raccogliere fondi a favore della spedizione, fondi che poi pare fossero custoditi dal massone Ippolito Nievo, e massone era anche il Procuratore della Compagnia Rubattino, Giovanni Battista Fauchè, che diede le navi che partirono da Quarto.

Da più parti si sostiene inoltre che anche la Massoneria inglese (con cui Garibaldi pare fosse in contatto) “agevolò” (non solo finanziariamente) la spedizione dei Mille (non dimentichiamo che l’allora Re d’Inghilterra era il Gran Maestro della Massoneria inglese).

Per capire meglio, andiamo a rivisitare la vicenda dello sbarco a Marsala, così come la descrisse il garibaldino Giuseppe Bandi nel suo libro “I Mille”,2 e che di seguito sintetizzo:

All’arrivo dei Garibaldini nel porto di Marsala, la mattina dell’11 maggio 1860, c’erano anche in zona tre navi borboniche. Ma – guarda caso – proprio lì erano già ormeggiate anche due navi da guerra inglesi, a protezione – così si disse – delle botti di vino marsala, di proprietà di imprenditori inglesi, pronte per l’imbarco.

Il console inglese invitò espressamente il comandante borbonico a “non tirare vicino alla bandiera di Sua Maestà britannica” (così scrive Bandi), per cui solo nel pomeriggio, a sbarco avvenuto e dopo che le navi inglesi si allontanarono, i borboni spararono qualche cannonata, causando pochi danni, ma ormai era troppo tardi per fermare la spedizione.

Davvero una provvidenziale coincidenza la presenza delle navi inglesi a Marsala, non trovate?

  1. Per conoscere i rapporti fra Garibaldi e la Massoneria potete seguire un servizio del Telegiornale del Grande Oriente d’Italia (vedi qui) in occasione del bicentenario della nascita di Garibaldi. []
  2. Il libro “I Mille” di G. Bandi è disponibile per intero on-line (vedi qui). []

Un U.T.O. a Belgioioso!

8 Maggio 2010 da bsìa

Una nuova sigla è da poco entrata sulla scena linguistica italiana e il merito è tutto del nostro paese. La sigla in questione è U.T.O. Ma cosa significa esattamente?

Facciamo un passo indietro. Tutti ormai conoscono, o dovrebbero, il significato della sigla U.F.O. Per chi ancora non lo sapesse, o semplicemente per fare un ripassino, la sigla è formata dalla iniziali delle tre parole inglesi Unidentified Flying Object ovvero “oggetto volante non identificato”, per farla corta: il disco volante! Altrettanto naturalmente, tutti o molti, sanno che le apparizioni di questi oggetti celesti hanno fatto sì che nascessereo gruppi di interesse con lo scopo di studiare tali fenomeni: gli ufologi.

Ora, ecco che improvvisamente altri oggetti misteriosi incominciano a fare la loro comparsa sulla terra. Il primo in assoluto di questi, almeno che  si sappia,  è comparso proprio nel nostro paese e si tratta di un manufatto la cui origine e le cui funzioni rimangono completamente avvolte nel mistero. Ed è per questo stranissimo manufatto che è stata coniata la nuova sigla U.T.O. formata dalle iniziali delle parole inglesi Unidentified Terrestrial Object: tradotto in oggetto terrestre non identificato. Pare che Giacobbo, il noto conduttore della trasmissione televisiva Voyager, abbia già mobilitato il suo staff per organizzare un’intera trasmissione sull’oggetto. E anche la concorrenza, vale a dire Mistero in onda su Italia 1, sta correndo ai ripari per il colpevole ritardo con cui ha valutato la notizia. Quali delle due arriverà per prima?

Ovviamente si stanno facendo molte congetture su chi l’abbia costruito e a che cosa serva. C’è chi dice trattarsi di un manufatto maya emerso improvvisamente dalle viscere della terra come annuncio dell’imminente fine del nostro pianeta, che dovrebbe avvenire il 21 dicembre del 2012. Altri sostengono che sia un manufatto alieno: una misteriosa base sotterranea dei Klingon per spiare i brüsacrist. Altri ancora, invece, l’attribuiscono ai Vulcaniani che vorrebbero sfruttarla come sede per migliorare le conoscenze dei nostri amministratori locali. Fosse vivo ancora Peter Kolosimo potrebbe tracciare dei parallelismi tra Belgioioso e Machu Picchu, o tra Belgioioso e MohenJo-daro e/o Chichén Itzá. Staremo a vedere cosa, gli studiosi, sapranno dedurre dall’esame approfondito del manufatto.

Intanto, chi volesse provare ad esercitarsi a trovare una soluzione del mistero,  novello utologo, qui sotto trova due scatti dello strano manufatto. Chi vuole può anche inviarci la propria interpretazione. Il blog pubblicherà quelle più interessanti!

Foto 1

Foto 2

Un nuovo partito

7 Maggio 2010 da bsìa

La vita politica italiana è in fermento! Nasce un nuovo partito. Non quello dell’amore né quello dell’odio; ma quello del mulino! 😈

Bsiàte – sedicesima puntata

6 Maggio 2010 da bsìa

Notizia: “Belgioioso, presto il T-Red. Zucca: «Non per fare cassa, ma per assicurare maggiore sicurezza»”

Commento: “Quale palla colossale! Sua_amenità che si preoccupa della sicurezza! 😆 Siamo quasi ai livelli di Scajola!”

Considerazione: “Ma perché spendere soldi per un semaforo, quando dovrebbero costruire la tangenziale? Perché la tangenziale la costruiranno, vero (a proposito di sicurezza)? 😯

La Sacra Sindone: icona o reliquia?

6 Maggio 2010 da sgur_di_tri

Nei giorni scorsi Papa Benedetto XVI ha dichiarato di vedere nella Sacra Sindone “un’icona scritta col sangue, sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso”, simbolo degli orrori del XX secolo (vedi qui). Il teologo Papa Ratzinger utilizzando il termine icona (immagine), decisamente diverso da quello usato invece da Papa Woytila, il quale definì la Sindone una reliquia (resto, residuo), è sembrato accantonare il problema dell’autenticità del Sacro Lino che avrebbe avvolto Gesù quando venne sepolto.

Fermo restando la straordinaria coincidenza delle ferite impresse sul sudario custodito a Torino con le ferite che tradizionalmente sono attribuite al Cristo crocifisso, c’è da dire che la disputa sull’autenticità della Sindone è partita da lontano, e cioè fin da quando apparve per la prima volta, verso metà del 1300.

Al riguardo, ricordiamo che nel 1543 Giovanni Calvino – nel suo “Trattato delle reliquie” –  attaccò la rivendicazione di autenticità dei vari sudari che in quel tempo erano in circolazione in tutta Europa (ne contò fino ad otto). Disputa che continua tutt’oggi, nonostante l’utilizzo dei più sofisticati sistemi di indagine.

Ovviamente, la discussione sull’autenticità non riguarda solo la Sindone, ma anche le numerose altre reliquie legate alla vita terrena di Gesù, che sono gelosamente custodite in diverse chiese di mezzo mondo e sono oggetto di culto da parte di molti fedeli.

Ad esempio, viene venerato il legno della Croce, il cui primo pezzo sarebbe stato trovato da Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino, nel 326 d.c. (successivamente se ne sarebbero scoperti molti altri). Lo stesso dicasi per i chiodi1 della stessa Croce, che ebbero il potere di moltiplicarsi, e così per la corona di spine, i cui frammenti sarebbero preservati presso varie chiese di Francia.

In tempi e luoghi diversi sarebbero stati rinvenuti anche la lancia che trafisse il costato di Gesù, i sandali e la tunica che Gesù  avrebbe indossato quando fu condannato da Pilato (questa conservata nella cattedrale di Trier in Germania).

Inoltre alcune gocce del sangue del Redentore apparvero a Roma, in Belgio, in Francia, e anche in un’ampolla che venne recapitata da un Templare in Inghilterra nel 1247. Si arrivò perfino a sostenere di possedere un dente (da latte), dei capelli, delle unghie di Gesù, oppure una sua lacrima (custodita nella chiesa di Vendome, in Francia). Tutti reperti che necessiterebbero di attente e scrupolose verifiche.

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Il mondo delle reliquie è indubbiamente un mondo tutto da scoprire, e allora, per chi volesse saperne di più, consiglio il libro di James Bentley dal titolo “Ossa senza pace” (Ed. Sugarco. 1988. 254 pagg.), in cui viene narrata la storia delle reliquie (sacre e profane) di santi e martiri, dall’antichità ai giorni nostri, e ci dice come tali reliquie furono trovate, custodite, comprate, vendute, disputate, frammentate, moltiplicate. Un libro tutto da leggere, molto documentato, che credo appassionerà sia i credenti che gli scettici gettando una nuova luce sulla storia sociale dell’Occidente, dagli albori del cristianesimo ai nostri giorni. Libro da cui ho tratto le brevi informazioni riportate nel post.

  1. Le scoperte di reliquie attinenti a Gesù però non sarebbero solo di antica data. Nel marzo scorso, ad esempio, nell’isola di Madeira, all’interno di una tomba in cui erano stati sepolti tre cavalieri Templari, è stato rinvenuto un antico chiodo che, secondo quanto sostiene un archeologo inglese, potrebbe trattarsi, anche in questo caso, di un ennesimo chiodo della croce di Gesù (vedi qui). []

Promemoria per il fighetta – dodicesima puntata

5 Maggio 2010 da bsìa

Provincia, scarsa manutenzione
Buche, già 435 richieste di danni in quattro mesi1

Buche, 435 denunce alla Provincia
Poca manutenzione, in aumento le richieste di risarcimento danni2

  1. La Provincia PAVESE – 5.05.2010 – Prima pagina []
  2. La Provincia PAVESE – 5.05.2010 – pag. 18 []

Fratelli d’Italia. Parte VI: massone o framassone?

5 Maggio 2010 da sgur_di_tri

Non si può parlare di Massoneria senza prima sapere qual è l’origine del termine Massoneria. Ebbene il termine riprende la parola francese “Maçonnerie”, che sta a significare “l’arte di costruire edifici”, da cui poi deriva il termine “maçon” (poi tradotto in “massone”) e che in italiano significa “muratore”.

Nel medioevo venivano definiti “maçons” (“muratori”) coloro che facevano parte delle cosiddette Corporazioni dei costruttori (architetti, ingegneri, capomastri), specializzati nella costruzione di grandi edifici, come chiese, cattedrali, palazzi, fortificazioni, ecc.1

Questi “muratori”, quindi, detenevano professionalità e conoscenze non comuni, per cui il loro lavoro era molto richiesto. Essi si spostavano da una parte all’altra dell’Europa, chiamati dalle grandi e ricche famiglie (reali e non) e dalle comunità religiose per progettare e portare a termine l’edificazione di grandi edifici o complessi architettonici.

Per questa loro specializzazione, avevano ottenuto di essere affrancati (esentati, liberati) dal pagamento dei tributi e da obblighi verso l’autorità locale: da qui il termine “franc-maçon”, poi tradotto in italiano “framassone” (o anche “libero muratore“) e in inglese con “freemasons” o con “masonfree” (quindi dire “massone” e “framassone” è la stessa cosa).

Questa di cui abbiamo appena parlato è la Massoneria antica, chiamata anche “Massoneria operativa“, composta cioè da veri costruttori che “operavano” (costruivano).

Dopo la parola Massoneria, passiamo al termine Loggia, che come sappiamo normalmente identifica una struttura o una sede in cui si riuniscono gli iscritti alla Massoneria. L’utilizzo di questo termine è facilmente spiegabile, in quanto la loggia (come portico o galleria) era il luogo in cui sostavano i “muratori”, quando nel medioevo erano impegnanti nella costruzione di una chiesa o di un edificio. Il termine “Loggia” è invalso non solo per indicare il luogo di incontro dei membri di un gruppo massonico, ma anche il gruppo stesso. A volte il termine Loggia viene sostituito con “Officina” (inteso come laboratorio di idee, di pensiero).

E’ quindi dalla specifica attività di costruttori di edifici (muratori) che poi sono stati tratti nomi e simboli per passare, a partire dall’Inghilterra dell’inizio del 1700, alla “Massoneria speculativa” (o filosofica) come oggi la conosciamo (ma di questo aspetto avremo modo di parlare in uno dei prossimi post).

Per approfondire: D. Knoop/G. P. Jones – The Genesis of Freemasonry – Manchester University Press. 1947

  1. Le Corporazioni o Confraternite erano Associazioni normalmente presenti nella società medievale (le cosiddette Corporazioni delle arti e dei mestieri). Ogni Corporazione tutelava i propri iscritti (proprie regole, proprie scuole, ecc) e operava di fatto in regime di monopolio. Entrare in una Corporazione non era facile: si era chiamati (cooptati) o si era presentati da altri membri e si doveva prestare giuramento di fedeltà. Le Corporazioni erano tenute in grande considerazione e protette dal Signore locale. In casi particolarmente urgenti (ad esempio: guerre, assedi), il Signore locale convocava i maggiorenti delle Corporazioni a cui passava le proprie richieste (fortificazioni, armi, armature, archi, lance, ecc.); così facendo, riduceva al massimo i tempi di intervento: le Corporazioni si facevano carico delle richieste e provvedevano direttamente a coinvolgere i propri membri, garantendo così la realizzazione delle opere. []

Caro ministro, non si dimetta

4 Maggio 2010 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi http://www.alessandrorobecchi.it/

Egregio ministro Scajola, forse la stupirò: io non chiedo le sue dimissioni, e nemmeno chiedo che lei vada in Parlamento a discolparsi. Anzi, le chiedo il contrario, non ci vada. Lo spettacolo di Lei che balbetta la Sua versione davanti a pochi oppositori mogi che leggono il giornale, almeno quello, me lo risparmi. E mi risparmi (sono sicuro che lo farà) un gesto clamoroso come le dimissioni: le diede già una volta. e il Suo potere è rinato più forte di prima. Quel che vorrei comunicarLe anzi è il messaggio di tener duro, di resistere. Ministro Scajola, resti al suo posto. Con la sua casa di 180 metri quadri vista Colosseo che sostiene di aver pagato un terzo del prezzo di mercato, la sua presenza in questo governo del fare non è soltanto giusta, ma necessaria, direi addirittura didattica, esemplare. Per parafrasare certi western e certi film di spionaggio, caro ministro, Lei ci serve vivo, al suo posto, ben visibile.

L’ottanta per cento degli italiani ha una casa in proprietà. Sa cosa vuol dire andare dal notaio, versare assegni, firmare un rogito. La proprietà di quelle case è stata strappata con i denti a forza di sacrifici, e mutui, e tassi esosi, e banche bastarde, e aiuti delle famiglie che hanno messo da parte due soldi quando Voi non c’eravate ancora. Gli italiani saranno anche smemorati e ipnotizzati dalla propaganda del Suo Capo, ma sanno che quella casa lì, sua o della sua figliola, non so bene, non la paga 610.000 euro nemmeno la Madonna di Medjugorje, che il mercato sarà scemo – io ne sono certo – ma non così scemo.

Resti al suo posto, ministro. Lei è l’emblema vivente di quanto sa osare l’inosabile questa cricca che ci governa, fitta di favori, di scorciatoie, di furbizie private, di trucchi contabili, di soldi facili. Lei è prezioso ministro. E ancor più prezioso è quando piagnucola sull’attacco alla Sua famiglia. La famiglia, il grande valore della destra italiana. La famiglia, bene morale supremo a cui intestare appartamenti, patrimonio di affetti per cui chiedere compiacenze, raccomandazioni, piazzamenti di favore, assunzioni, prebende, candidature, contratti.

Dietro le Vostre famiglie, signor ministro, ci sono le nostre famiglie, che trovano i posti migliori – che magari meriterebbero per merito – sempre occupati, perché le Vostre illustri casate sono arrivate prima, col lampeggiante e la corsia preferenziale. Mai che si trovi qualcuno di Voialtri, ministro, il cui figliuolo fa il manovale nel nord-est, o il precario stagionale, o la sciampista alla Magliana. La vostra rete di potere – dico vostra perché in questi giorni Lei ne è l’emblema – è questo mix medievale di privilegi e sprezzo del popolo, parola con cui vergognosamente Vi baloccate. La figlia di Scajola, i figli di Berlusconi, il figlio di Bossi, il genero di Letta, il pargolo di Pinco, la moglie di Pallino, quell’altro che vuol fare l’attore, i cognati con appalto al seguito, le nuore prestanome: il vostro amore per la famiglia è questo, signor ministro. Tanto che assistiamo in questi giorni sui giornali della destra a un fitto rimproverarsi contratti (pubblici) per mogli e suocere, tutto all’ombra del più grande conflitto d’interessi che il mondo ricordi.

Il pubblico ignaro scambia questo clima da basso impero per un effetto collaterale della Vostra politica, ma si sbaglia: esso è la vostra politica, pura e semplice. Resti al suo posto, ministro Scajola. Lei ci serve per parlare con i nostri amici francesi, inglesi, tedeschi, americani (ne abbiamo, sa?) per spiegare cosa siamo diventati quaggiù. Ci è prezioso per raccontare anche ai vostri entusiasti elettori chi hanno votato veramente. Continui, la prego, a dire di aver comprato 180 metri quadri con vista sul Colosseo a 610.000 euro. Qui non si reclama la giustizia, non si chiamano i carabinieri, non si chiede aiuto alla magistratura, non si fa appello al buon senso, al buon gusto o all’onestà. Tenga duro ministro, non molli. Siamo un po’ confusi tutti, i concetti astratti non ci piacciono più, ci piacciono invece gli esempi concreti. Ogni volta che penseremo a come è immobile, bloccato, arretrato e triste questo Paese penseremo al Suo salotto, al Suo condominio signorile, ai Suoi infissi di pregio acquistati al prezzo di un trilocale marcio in periferia. E’ bello che lo spessore morale di una classe dirigente abbia una faccia, e questa volta – perdoni – è la Sua.

Cordialmente.