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A me mi piace il mendace

23 Aprile 2015 da bsìa

Uheilà, che sfoggio di erudizione! Che lessico d’antan! L’Accademia della Crusca s’è trasferita a Belgioioso! Sentite che dolce stil novo ha sciorinato il nostro super eroe Ciancioman: “Peraltro il consigliere Staniscia era già stato informato verbalmente dal sindaco della data della prossima convocazione, quindi ritengo una richiesta mendace quella protocollata in Comune” (sottolineatura e grassetto miei).1

Un tripudio di imprecisioni, a dimostrazione dell’assoluta mancanza culturale sul significato di Democrazia che alberga nel cranio dell’ex sindaco. Intanto va precisato che Democrazia è anche forma e che, sempre in Democrazia, la forma è sostanza. Che un consigliere, quindi, abbia fatto protocollare una richiesta è, appunto, la forma corretta. Informare verbalmente non ha alcun significato: ogni atto deve essere formalizzato. Prima cazzata. Ma poi, ah meraviglia, lo strepitoso uso dell’aggettivo MENDACE. Dove cazzo sarà andato a tirarlo fuori? Ma che domande, dal suo enciclopedico marasma cerebrale. Infatti, se uno si degnasse, prima di parlare, di andarsi a consultare un qualsiasi vocabolario della lingua italiana, scoprirebbe che il significato dell’aggettivo risulta essere: “che dice menzogne; che contiene menzogne; falso, bugiardo”.2 Come fa una richiesta ad essere menzognera? o falsa? Una testimonianza può essere mendace; un uomo può essere mendace (e, infatti, vedi un po’ chi usa ‘sto aggettivo: lui sì che se ne intende). Ma una richiesta? Al massimo potrà essere pretestuosa.

Vabbè dai, però a me quell’aggettivo lì mi piace una cifra! Il suo uso è diventato talmente raro che non si usa più neanche nei tribunali. Ma lui, pur di stragiare, è andato a scovarlo manco lui sa dove! Però è bello, anche se usato a sproposito! Brau Fabio!

  1. BELGIOIOSO- “La minoranza «Il consiglio non si convoca da novembre»” – La Provincia PAVESE – 23.04.2015 – pag. 15 []
  2. Il grande dizionario Garzanti della lingua italiana []

Bsiàte – ottantatreesima puntata

21 Aprile 2015 da bsìa

Notizia: “Belgioioso, le buche della Provincia le ripara il Comune”1

Commento: strepitosa esibizione di Ciancioman, una raffica di minchiate da paura! È primavera e le piante “buttano”: e le cucurbitacee sono piante! :mrgreen:

  1. La Provincia PAVESE – 21.04.2015 – pag. 15 []

L’apparizione del resoconto

24 Marzo 2015 da bsìa

Belgioioso novella Madjugorje? 😯 Là la Madonna e qui il resoconto? 🙄 Pare, infatti, che, stando a quanto pubblicato sulla stampa locale,1 il famosissimo “resoconto” si sia “mostrato”. Lo so: non avete ancora capito un cazzo, ma se aveste capito qualcosa mica avreste rieletto certa gente! 👿

Ordunque, l’indomabile Ciancioman, come poteva mancare?, ha arricchito la saga “l’autovelox è mio e lo gestisco io” con un nuovo episodio. Ha replicato a qualcuno, ma dal titolo dell’articolo non si capisce chi ha detto qualcosa sugli incassi tanto da meritare una replica! Boh … 🙄 Comunque il supereroe afferma che ‘sto benedetto “resoconto” è stato mostrato. A sì? Quando? Come? Dove? Che stupido: ma le apparizioni le vedono solo i prescelti! E noi non lo fummo! 😎

Ormai la saga si sta trasformando in una ripicca infantile. Forse che, freudianamente parlando, qualcuno  è rimasto alla “fase fallica”? 😈

  1. Il caso autovelox Fabio Zucca replica sugli incassi” – La Provincia PAVESE – 24.03.2015 – pag. 18 []

Lavoro a minuti e nero di gruppo, così si licenzia il precariato

26 Febbraio 2015 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – www.alessandrorobecchi.it

La nuova disciplina del lavoro (job) varata pochi giorni fa dal governo (government) e ottusamente osteggiata dai sindacati (trade unions), rappresenta per i lavoratori italiani una grande occasione di riscatto, crescita e progresso (anal intruder). Ce lo confermano, tra l’altro, i festeggiamenti di numerosi lavoratori precari sottopagati, italiani fin qui ignobilmente sfruttati che finalmente vedono una luce in fondo al tunnel, gente come Sergio Marchionne, Angelino Alfano, Maurizio Lupi, e Giorgio Squinzi, titolare di un’associazione che li riunisce da anni. Naturalmente ci vorrà qualche tempo perché la grande riforma si affermi nel Paese, un periodo di assestamento necessario a migliaia di imprenditori per accorgersi che un lavoratore venticinquenne affamato e disposto a tutto è preferibile a un lavoratore cinquantenne cresciuto dando un certo valore alla parola “diritti” (rights). Molto bene anche la legalizzazione della pratica del demansionamento (mobbing) per cui un impiegato potrà essere spostato al reparto pulizie cessi senza possibilità di ricorso, e se deciderà di licenziarsi per questo non potrà contare sul reintegro ma soltanto su un risarcimento economico (two onions and one tomato). Ma la più entusiasmante novità riguarda la scomparsa dei lavoratori precari, che da oggi non esistono più e sono un ricordo del passato, anche se alcune categorie di privilegiati ancora resistono ed altre se ne creeranno. Eccole:
I Lavoratori a Progetto del Settimo Giorno – Chiamati il giovedì per un progetto che terminerà il venerdì mattina, potranno puntare tutto su un malore del capo del personale che li proroghi fino a domenica sera (il famoso settimo giorno). Compiuti i settant’anni, avranno una pensione commisurata al loro impegno, pari al decimo della somma algebrica tra giorni lavorati e settimane passate a curarsi l’ulcera, per un somma non eccedente i sei euro al mese.
I Lavoratori Intermittenti – Ispirati alle allegre lucine dell’albero di Natale, potranno mangiare solo in alcuni giorni e digiunare invece a intervalli regolari. La riforma prevede per loro un’indennità di disoccupazione, quantificata in sette undicesimi della quarta parte del salario dell’ultimo giorno lavorato, solo se precedente al giugno del 1924. In più, alcuni benefits, come la pensione sociale – dopo i settant’anni – di euro 4,75. Lordi.
I Lavoratori Licenziati Collettivi – Nonostante i volenterosi sforzi del governo, non si è trovata parola più gentile di “licenziati” (nemmeno in inglese, straordinario!) per definire questi (ex) lavoratori. Il fatto di essere licenziati in compagnia (collettivamente) addolcisce un po’ il loro triste destino: non saranno soli, insomma, ma in compagnia dei loro (ex) colleghi. Questo potrà garantire qualche forma di socialità, come per esempio il digiuno collettivo, il lavoro nero collettivo, lo sfratto collettivo (per quelli in affitto).
I Lavoratori a Partita Iva – Sicuro rifugio dalla crisi, molti lavoratori ex-precari cederanno alla tentazione di diventare imprenditori, aprendo una Partita Iva e avviando così una revisione della loro collocazione sociale che avrà come primo passo l’aperto disprezzo per i lavoratori dipendenti, considerati privilegiati con troppi diritti.
Come si vede, ogni sostanziale riforma richiede tempo. Ma tutti questi piccoli problemi aperti non possono fare ombra alla grande novità, quella accolta con fragorosi applausi di approvazione delle parti più deboli della società, come Giorgio Squinzi e Sergio Marchionne.

“Italiano medio”

29 Gennaio 2015 da sgur_di_tri

Si sa: l’uomo vive la sua vita terrena in costante rapporto tra corpo e mente, e con il termine “mente”, mi riferisco alla funzione tipica del cervello umano, in particolare alla coscienza di sé.

Lo sappiamo tutti che il Buon Dio ha dotato il genere umano di un cervello che gli ha consentito, nel corso dei millenni di diventare il padrone del mondo.

Detto questo, la domanda da porci (non nel senso di maiali) è questa: gli uomini di oggi (e gli italiani in particolare) hanno imparato ad usare bene il loro cervello?

La risposta a questa domanda credo stia nel film “Italiano medio” del grande “Maccio Capatonda”, in uscita in questi giorni. Potete vedere il trailer del film cliccando sul titolo in giallo.

Bsiàte – ottantaduesima puntata

24 Gennaio 2015 da bsìa

Notizia: “Dove collocare l’autovelox politici divisi a Belgioioso”1

Commento: pare che ci si stia accapigliando sul dove collocare l’autovelox scippato a Linarolo. Una proposta vorrei farla anch’io: piazziamolo davanti al palazzo comunale in modo che misuri la velocità con cui vengono sparate certe cazzate. 😈 

  1. La Provincia PAVESE – 24.01.2015 – pag. 19 []

Bsiàte – ottantunesima puntata

3 Gennaio 2015 da bsìa

Notizia: “Nuovo semaforo per rallentare le auto a Belgioioso”1

Commento: l’articolo parla di quell’immensa cagata del semaforo di via Ghinaglia e ci informa che la suddetta cagata “sarebbe” intelligente! 😯 Io non so se intelligente lo sia, ma se lo fosse lo sarebbe senz’altro di più di certi faccioni di mia conoscenza.  Buon anno!! 😈

  1. La Provincia PAVESE – 3.01.2015 – pag. 17 []

Bsiàte – ottantesima puntata

10 Dicembre 2014 da bsìa

Notizia: “BELGIOIOSO – Albero di Natale regalato da un privato1

Commento: Uhahahahahahahah, questi privati: come vedono il fulgore “der cupolone” sarebbero persino disposti a “regalargli” il deretano! :mrgreen:

  1. La Provincia PAVESE – 10.12.2014 – pag. 20 []

Vendetta, tremenda vendetta!

4 Dicembre 2014 da bsìa

 Innanzitutto mi scuso con i nostri “seguaci” per il ritardo con cui ho appreso la notizia (anzi, le notizie) e il conseguente ritardo del commento che mi accingo a svolgere.

Ordunque, il reprobo vassallo che risponde al nome di Scudellari, feudatario di Linarolo, reo di aver staccato il suo feudo dal regno visconteo, deve restituire il “sacro Graal”, al secolo l’autovelox posizionato prima della rotatoria di ingresso a Linarolo sulla ex-statale 234, all’ex sire. Della serie “il velox è mio e lo voglio io!”.  Cantami, o diva, del pelato Fabio, l’ira funesta che infiniti addusse lutti ai sücòt …

Lo Scudellari, giustamente, si oppone argomentando che l’autovelox è stato messo per la sicurezza degli automobilisti in un punto ritenuto pericoloso e si chiede se per caso, adesso, quel punto pericoloso non sia più! Che sarebbe anche un argomento più che valido se non fosse che ormai gli autovelox vengono messi per sodomizzare il povero patentato e far cassa. Ed è per questo che LUI lo vuole. Non è forse diventato il gabelliere del reame (che si sta rimpicciolendo vieppiù)?

Se non ci fosse da sghignazzare e da scherzarci su, verrebbe da piangere. Mi sembra di essere tornato all’asilo.

E, sempre sulla stessa pagina, troviamo un’altra perla del nostro eroe. Dopo aver massacrato il suddito di tasse, il povero suddito gli si è rivolto, cosparso il capo di cenere, per chiedere di poter rateizzare l’ultima rata (presumo) della Tari. E lui fa il magnanimo: anziché il 4%,  e si vuole rovinare, gli ha fatto un bel 3%. Minchiaaaaa! Questo sì che è voler aiutare le famiglie in difficoltà, facciamogli pagare pure un bel 3% in più!  Ma, a me, sorge il dubbio tremendo che, magari, in difficoltà ci sia qualcun altro.

Rimane il mistero di come i miei concittadini, una minoranza in verità, abbiano potuto rivotare un simile amministratore. Ben gli sta. Ah, dimenticavo: forse perché a Belgioioso regna sovrano il gonzismo! 👿

Cara Provvidenza, può smettere di mandarci i suoi uomini? Grazie

30 Novembre 2014 da Emilio Conti

di Alessandro Robecchi – www.alessandrorobecchi.it

Ora cercate di capire, non mi intendo di queste cose così grandi, e dunque sono in imbarazzo. Ma volendo scrivere una letterina alla Provvidenza, come si fa? Gentile signorina Provvidenza… mi pare troppo intimo e informale. Egr. Dott.ssa Provvidenza potrebbe andar meglio? Fare l’amicone con un Cara Provvidenza? Insomma, penseremo all’intestazione. Quando al testo, breve, conciso, diretto, l’avrei qui pronto:
“Gentile signorina Provvidenza, ma la potrebbe smettere, una buona volta, di mandare uomini suoi quaggiù?”. Ecco fatto, due righe, poi vediamo che succede. Perché qui, in effetti, saremmo un po’ stufi di ‘sta faccenda degli uomini della Provvidenza. La inventò un papa, questa formula un po’ ardita, era Pio XI e parlava di Benito Mussolini, il che apre due scenari: uno, si sbagliava di brutto (assai probabile); due, ‘sta signorina Provvidenza fa degli scherzi da prete mica male. Dopodiché, siccome non è che qui si brilla di fantasia incontenibile, abbiamo avuto decine di uomini della Provvidenza, tutti chi più chi meno, portatori di consistenti disastri. In un eccesso di sadismo, per dire, la Provvidenza ci mandò Berlusconi, uno tra l’altro che andava in giro a dire fregnacce meravigliose come unto dal Signore e cose così. Benissimo. Il fatto è che tutta la letteratura sacra e profana sulla Provvidenza dice che poi alla fine, quando le cose si mettono male, ci pensa lei. Invece qui, nella vita reale, tocca pensarci noi, e gran parte del lavoro consiste nel convincere tutti che l’ultimo uomo della Provvidenza non era poi così provvidenziale.
Ora che ci troviamo di fronte a un nuovo uomo della Provvidenza, il Renzi del partito pigliatutto, dovrebbe, a rigor di logica, prevalere la prudenza. Insospettisce questo ossessivo parlare al futuro, per esempio, mentre il presente incombe piuttosto minaccioso. Oppure constatare che dove ci sono eventi negativi, dai fiumi esondati alle crisi industriali, lui non c’è mai, mentre invece salta su come un Misirizzi non appena c’è qualcosa di bello da annunciare. Niente tweet sulle botte in piazza, per dire, o sul territorio ferito, ma un bell’hurrà per l’atterraggio sulla cometa. Una specie di Provvidenza sfiga-free, diciamo. Naturalmente in una truffa le parti sono due, e spesso c’è un concorso di colpa. Insomma, sbaglierà la signorina Provvidenza, ma anche quelli che ci credono ogni volta un po’ se lo meritano. All’uomo della Provvidenza due-punto-zero, per esempio, nessuno fa seriamente opposizione se non, si direbbe, la realtà delle cose. Spesso la distanza tra questi uomini provvidenziali e la realtà è piuttosto ampia, ed essi hanno tutti un tratto in comune: tendono a vedere le cose meglio di come non siano, o a negare le difficoltà, o a indicare luminose prospettive, ma dopo, se li lasceranno lavorare. E vabbé, uno aspetta, manzonianamente, la Provvidenza. Ma poi, ci si chiede: non si potrebbe a un certo punto tirare una riga e fare due somme? Per dire, che so, un anno, due, e poi confrontare le promesse fatte con le cose successe? Per esempio, che so: tutti i diritti per tutti che devono arrivare, come il sussidio di disoccupazione, o “lo Stato che ci pensa lui” quando uno perde il lavoro, esattamente quando arrivano? Sei mesi? Un anno? Si metta una scadenza (“Mantenere le promesse entro…”) e poi si valuti se la Provvidenza ci ha mandato, per caso, quello giusto. Da consumatori abituali, avere la data di scadenza sulla confezione dei futuri uomini della Provvidenza sarebbe già qualcosa.