In cerca di tracce!
8 Aprile 2011 da sgur_di_triDopo il post “Lo sgomento e il bene comune!” del 22 febbraio scorso, torno ora a parlare di “Tracce”, il mensile di “Comunione Liberazione”, perché, come potete vedere anche voi (vedi qui), sulla copertina del numero di Marzo 2011 è riportata la foto ingrandita di un martelletto di legno (quello solitamente usato dai giudici in Tribunale), accompagnata da un titolo che mi è sembrato molto eloquente: “Non rinviamo il giudizio”!
Titolo perentorio, non trovate? Un titolo certamente da condividere, che immediatamente mi ha richiamato alla mente l’attualità politica, al che mi sono chiesto: è mai possibile che “Tracce” stia parlando dei processi di Silvio B. e delle accuse che lo riguardano, per chiedere di far presto per sgombrare il campo da accuse ingombranti?
Forse che a “Tracce” sono giunti alla determinazione che solo nelle aule dei tribunali si può sapere se i comportamenti di Silvio B. sono da configurarsi come reati (e quindi da giudicare) o se invece sono semplici peccati (certamente da perdonare)?
E anche il titolo dell’articolo, all’interno del giornale, mi ha fatto ben sperare (“I giorni del giudizio” – pag. 12. Potete leggerlo anche voi cliccando sul titolo); e così (anche se, devo dire, con quella fatica che mi assale ogni qual volta leggo “Tracce”!) vi ho cercato una qualche conferma a quanto avevo pensato! Purtroppo però, le mie attese, come temevo, sono andate deluse!
Anzi, vi ho trovato frasi del tipo: “Repubblica delle procure”, “strapotere improprio dei giudici”, “magistratura che dilaga”, “non lasciarsi trascinare dall’enfasi della morale”, “il potere di controllo democratico è quello sulle telefonate”, e via dicendo.
E anche stavolta, purtroppo, la rivista ufficiale di CL non è entrata nel merito dei processi a carico di Silvio B.! Per cui nessun cenno alle pesanti accuse di prostituzione minorile, concussione, corruzione, ecc.: in “Tracce” non ne ho trovata traccia!
Al che mi sono chiesto: ma se dovessi leggere solo “Tracce”, saprei mai quali sono i problemi giudiziari di Silvio B.?
Orgasmo!
31 Marzo 2011 da bsìaNefandezze italiche
29 Marzo 2011 da Emilio ContiLeggendo la stampa di ieri sono venuto a conoscenza di queste due “esaltanti” notizie:
- Belgioioso è stato l’ultimo paese della provincia, assieme a Siziano, ad aver subito il taglio della consegna della corrispondenza al sabato. C’è da essere orgogliosi di vivere in una nazione dove le Poste non consegnano la corrispondenza il sabato. Mentre negli altri paesi europei la posta viene consegnata anche due volte al giorno (mattina e pomeriggio), dove i postini se ne vanno in giro a piedi con il loro trolley pieno di corrispondenza, da noi si è pensato bene di acquistare una marea di rumorosissimi motorini (almeno c’è la possibilità di qualche incidente stradale) e di non consegnare più la posta il sabato. Mentre le Poste svizzere macinano utili consistenti, le nostre carissime (nel senso dei costi) poste continuano allegramente a perdere (ma i c.d. manager non dovrebbero essere cacciati a calci?), oltre a fornire un servizio allucinante1 (ho spedito una raccomandata con ricevuta di ritorno, destinatario di Pavia, il 7 febbraio scorso, costo 5,00 euro: ad oggi – 29 marzo 2011 – non ho ancora ricevuto la cartolina di ritorno). Dopo le chiusure agostane, abolizione della consegna della corrispondenza al sabato. Qualcuno potrebbe obiettare che non ho letto bene l’articolo2 dove si dice che il servizio del sabato verrà affidato a ditte appaltatrici “esterne”. Non mi è sfuggito, il fatto è che qualcuno dovrebbe anche spiegarmi la logica di una simile organizzazione! Devi pagare i postini, sia che lavorino cinque che sei giorni la settimana, e tu vai a buttare soldi per affidare il servizio, per un giorno alla settimana, a dei privati? Le poste Italiane perdono e allora spendono di più? E sperate che ci crediamo? L’ennesima presa per i fondelli.
- Sempre dallo stesso quotidiano apprendo dello scontro tra Pdl e Lega per la scelta del candidato a presidente di Provincia per le prossime elezioni di maggio. Dal momento che il Pdl ha scelto di ricandidare Poma, la lega si è infuriata. Ma si è imbufalita perché il Poma si è dimostrato inadeguato a amministrare la Provincia? Cosa vi salta mai in testa! Le strade assomigliano a quelle di Bagdad, i ponti pure, ma il motivo è la ruggine che ha incrostato i rapporti tra Poma e Ciocca. Inciso: ad onor del vero, quantunque il Poma si sia dimostrato un fallimento, se dovessi essere costretto, pistola alla tempia, a scegliere tra i due, non avrei esitazioni: Poma a vita. Fine inciso. Ma questo è ciò che succede in un sistema elettorale, definito “democratico”, in cui ai cittadini è stato tolto il diritto di scelta. L’unica speranza che ci rimane è che questi due continuino ad “odiarsi” in modo che ci sia qualche possibilità che vinca qualcun altro.
Viva l’Italia e viva l’Europa.
- Vedi Poste a singhiozzo ed altre amenità [↩]
- La Provincia PAVESE – 28.03.2011 – pag. 13 [↩]
Delusioni a raffica: ma ridiamo!
22 Marzo 2011 da adminCi avevo sperato tanto e ci avevo creduto. L’Europa è l’unica speranza per l’Italia! Basta doppia morale! Basta vivere secondo la filosofia del “vivi e lascia vivere”, del “fatti gli affari tuoi”, del “pensa per te”, della “raccomandazione”: basta! Un po’ di sana morale calvinista! Ero euforico come la più giovane età è solita consentire. Poi, finalmente, è arrivata pure la moneta unica. “Ci siamo!”, mi son detto, “E’ fatta!”. Beata speranza. Le delusioni si sono susseguite a raffica. Moneta unica senza un’unica politica tributaria, anzi, con una politica monetaria schiava della Germania e che nessun economista intellettualmente onesto giudica corretta; organi che dovrebbero essere sovranazionali ma di cui il nostro paese si fa beffe (Multa per le quote latte? Chissenefrega! Sforamento dell’inquinamento a Milano? Idem come prima! Ecc.) Nessun ministero degli esteri europeo. Parlamento europeo senza reali poteri.
Ogni tanto, però, qualcosa che mi ridava un po’ di speranza succedeva. Come la sentenza della Corte Europea per quanto riguarda l’esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici. Almeno quello! Un minimo di decenza per uno Stato che si professa laico e non un protettorato del Vaticano! Anche in questo caso mi ero illuso. Un governo prostrato (se non prostituito) alla Chiesa ha fatto subito ricorso e ha vinto. La Grande Chambre, ribaltando la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’uomo, ha stabilito che il crocefisso sarebbe un “simbolo essenzialmente passivo” per cui non darebbe fastidio a nessuno (tranne, evidentemente, al povero tapino che ha avuto l’ardire di dissentire). Tripudio tra i cosiddetti “cattolici” che vedono ancora una volta riconosciuto il loro “diritto” all’imposizione delle loro volontà su quelli che non la pensano come loro. Anche se questi cattolici sono “per la famiglia”, e ne hanno due e pure divorziati; sono contro la prostituzione, e poi si riempiono di escort; contro la droga, e poi tirano coca che neanche un aspirapolvere da 1000 Watt. I cattolici veri invece sono quelli che si indignano quando sentono definire il loro simbolo sacro “segno della tradizione italiana” o “simbolo essenzialmente passivo”; quelli che mai e poi mai si sognerebbero di imporre alcunché a qualcuno.
Sulla sentenza ha certamente influito anche la pesante presa di posizione del nostro Presidente della Repubblica che ha fatto sapere, non ricordo le parole esatte, che il crocefisso sarebbe “una questione italiana di cui l’Europa non dovrebbe occuparsi”. Come un leghista qualsiasi Altra grande delusione, questo Presidente della Repubblica!
Ma la sentenza della Grande Chambre potrebbe rivelarsi un boomerang. L’ha ben capito, con la solita arguzia, Stefano Disegni mostrandone le possibili conseguenze nella sua striscia, dal titolo “Accà nisciuno è fesso” pubblicata su “il Mistaffo”.1
Potete vederla cliccando qui con l’avvertenza che il contenuto è piuttosto forte e non adatto a tutti. Se ne consiglia quindi la visione ai maggiori di quattordici anni!
- Inserto satirico domenicale de “il Fatto Quotidiano” [↩]
Centocinquant’anni
16 Marzo 2011 da Emilio ContiW L’ITALIA UNITA
NO ALLA SECESSIONE E AI SECESSIONISTI
Termovalirizzatori? No, grazie!
8 Marzo 2011 da Emilio ContiLa natura nel forno. Il riuso-riciclo1
Una ricerca di Margherita Bologna mostra i vantaggi per l’ambiente e il risparmio energetico nel sostituire ai “termovalorizzatori” il riuso-riciclo
A parole, la convinzione generale è che per togliere di mezzo i rifiuti, il riutilizzo-riciclaggio sia una soluzione migliore dell’incenerimento. Una volta esaurite le belle parole, tutto cambia. I decisori, nel Bel Paese, sono convinti che la prima soluzione sia, al tempo stesso, quasi impossibile da realizzare, ostacolata in tutti i modi dalle forze reali esistenti sul territorio e trascurabile, se non negativa, in termini di energia prodotta. Dunque, in molte parti d’Italia, a conti fatti, a valle di ogni discarica tradizionale nella quale sono versati i rifiuti urbani e industriali, la soluzione possibile, più logica e quasi obbligata è il forno. È proprio così? Conviene davvero bruciare, oppure sono gli incentivi all’energia prodotta dai forni a spingere in quella direzione? E si produce davvero energia bruciando rifiuti? E quale energia? Esiste al contrario un confronto diretto tra le due soluzioni per mostrare come l’incenerimento “a prescindere” sia non solo una grave infrazione di molte leggi europee e perfino nazionali, ma perfino un errore costoso in termine di sprechi energetici, denaro e inquinamento; e un comportamento pericoloso quanto a salute. Il confronto tra i due modi di smaltire – forno o riciclo – è contenuto nello studio “Qualche proposta per controllare gli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti nella gestione dei materiali postutilizzo senza inceneritori” inviato nel gennaio scorso da Margherita Bologna, una ricercatrice indipendente alla Commissione Bicamerale per i rifiuti in previsione di una prossima visita-sopralluogo in Emilia Romagna.
La proposta è molto concreta. Prevede di sostituire al forno quattro diversi impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb) che selezionano i rifiuti a freddo, riducendo dell’80/90% quelli da incenerire, per trattare secondo diverse tecniche e modalità la frazione organica, i rifiuti secchi, le plastiche, l’immondizia risultante dallo spazzamento delle strade. In tutti i casi si tratta di sistemi esistenti in commercio, non da inventare, disponibili perfino in Italia. Prevede inoltre di mettere in funzione un centro studi dei “materiali residui non riciclabili” per riprogettare la produzione delle merci “al fine di raggiungere in tempi brevi l’obiettivo non utopico del riciclo totale”.
Ridurre dell’80/90% i rifiuti significa rendere inutili gli impianti che solo in Italia si chiamano “termovalorizzatori” che per funzionare a regime e rendere profitti hanno bisogno di bruciare masse consistenti, integrando anche i rifiuti con metano, per aumentare la temperatura se il Cdr (Combustibile da rifiuti) non ha sufficiente potere calorifico.
Si mette anche in luce il fatto che i cinquanta o giù di lì termovalorizzatori operanti in Italia sono troppo spesso connessi nelle stesse imprese che gestiscono le discariche e la raccolta urbana, da non rendere sospetta la propensione alla raccolta differenziata che talvolta città e paesi mostrano, pur fingendo grande attivismo con gli inutili “cassonetti” disseminati senza regole lungo le strade. Scrive per esempio la ricercatrice: “Per ottenere energia dai rifiuti la tecnica più appropriata è la produzione di biogas mediante un processo di digestione anaerobica della frazione organica. Questo metodo offre un duplice vantaggio: quello di produrre energia rinnovabile e, attraverso la successiva fase di trasformazione aerobica del ‘digestato’, restituisce la sostanza organica ai terreni, resi sterili da pratiche di concimazione chimica spinta e ormai prossimi alla desertificazione”.
- Tratto da Sbilanciamoci.info [↩]
Come gli altri, se non peggio!
7 Marzo 2011 da Emilio ContiE’ stupefacente assistere alle metamorfosi che in questo paese, l’Italia, subiscono politici e partiti. Un giorno vedi alla TV il politico che urla contro la corruzione e, magari dopo un po’, vieni a sapere che quello stesso politico è passato in un altro schieramento dopo congrua mancia. Lo stesso avviene per i partiti. Basta ricordare la triste fine di un glorioso partito, quale quello socialista, quando alla sua guida arrivò un certo Craxi.
Adesso la storia sembra ripetersi. “Roma ladrona, la Lega non perdona”. Slogan che ebbe uno straordinario successo presso il cosiddetto “popolo del nord” 🙄 e che garantì un buona messe di voti al partito che lo coniò, la Lega, Sembrava la nascita di un partito nuovo, dopo decenni di DC e pentapartiti e inciuci vari. Un partito che vedeva, oltre che il “riscatto del popolo del nord” dall’oppressione meridionale, nella buona amministrazione e nella legalità un modo nuovo di far politica: in qualche modo un’IDV ante litteram.
Ma la Lega di oggi è la stessa di quella delle origini? No, anche questo partito ha subito una trasformazione radicale. Che qualcosa stesse cambiando ne avevo avuto sentore qualche anno fa, quando il Calderoni inventò e fece approvare quel mostro di legge elettorale, passata alla storia come Porcellum, che privava il cittadino del voto di preferenza. “Come”, ho pensato, “un partito che fa della sua base il suo punto di forza, adesso priva gli elettori, e quindi anche i suoi, di uno strumento fondamentale per una democrazia come la scelta del proprio candidato?”. Ricordo, per i più smemorati, che fu lo stesso Calderoli a definirla “legge porcata”. Questo era già un segnale. La corsa al “cambiamento” è diventata precipitosa in questi ultimi mesi.
Sappiamo tutti con quanta difficoltà i giovani trovino un lavoro: un po’ per la crisi, certo, ma ancor di più per decenni in cui, in tutti i modi, si è cercato, con successo, di legalizzare lo sfruttamento del lavoro salariato. E la disoccupazione giovanile impazza e lascia per strada anche giovani brillanti, con strepitosi curricula di studi. Ora, mettetevi nei panni di un genitore che deve cercare il posto di lavoro al figlio e che, magari, questo figlio non si sia dimostrato particolarmente brillante negli studi; saremmo di fronte ad una situazione disperata. Ma non tale se il genitore è un parlamentare della Repubblica Italiana. In questo caso, fa eleggere il figlio in Consiglio regionale a percepire uno “stipendio” di 10.000 (diecimila) euro mensili, pagatigli da noi contribuenti (visto a cosa serve il Porcellum?). Il politico in questione è il senatore Bossi, che è anche il capo del partito avente per motto “Roma ladrona”. Una smaccata manovra democristian-socialista alla “Tengo famiglia” dei bei tempi andati. Vivissimi complimenti. Così fan tutti, quindi … perché non la Lega?
Poi arriva l’episodio delle “quote latte”. Il partito del rigore, per ingraziarsi poche centinaia di agricoltori fuorilegge suoi fan, pensa bene di far pagare le multe imposte dalla Comunità Europea a noi cittadini (vedi qui). Perfetto esempio di politica “ceppalonica”. Ma il rullo compressore leghista non si ferma. Perché, sempre per parare il posteriore a qualche suo elettore, e non solo, il Calderoli ne pensa un’altra delle sue e in un maxi-decreto omnibus inserisce l’abolizione del Dl 14.2.1948 n. 43 che puniva, tra l’altro, “la costituzione e organizzazione di associazioni a carattere militare” (vedi qui).
Scoppia lo scandalo Ruby Rubacuori. In un primo momento, di fronte alla possibilità di accusa per concussione a Berlusconi, il ministro dell’interno Maroni (condannato in via definitiva per resistenza a pubblico ufficiale) smentisce seccamente il Pubblico Ministero, che aveva disposto l’assegnazione in comunità della minorenne, affermando che nulla di illegale era stato fatto. Adesso, però, non ha più niente da dire. Ma a seguito del montante scandalo che colpisce il premier il popolo leghista incomincia a dare segni di disagio. Radio Padania viene subissata di telefonate di indignazione di elettori che vogliono che la Lega molli Berlusconi. Il fenomeno è rilevante, tanto che Lucia Annunziata vorrebbe invitare il responsabile della radio, Matteo Salvini, alla sua trasmissione per commentare, probabilmente, le reazioni del “popolo leghista”. Non se la sentono, arrivano a censurare anche i propri elettori!
Centocinquant’anni di unità d’Italia. E’ da più di un anno che il Presidente della Repubblica ne sollecita la commemorazione e la festa. I leghisti seduti in Parlamento non ne vogliono sentir parlare, loro sono padani, mica italiani. Per cercare di fermare i festeggiamenti se ne inventano di tutte, persino che “siamo in un periodo di crisi e i festeggiamenti per l’unità d’Italia rappresentano un inutile spreco di denaro pubblico” (un po’ la stessa solfa del ministro Calderoli – sempre lui – quando, per salassare i dipendenti pubblici, propose, come esempio virtuoso, la riduzione degli stipendi ai parlamentari. Risultato: i dipendenti pubblici salassati, gli stipendi parlamentari intatti).
Bisogna stabilire la data per i referendum. Visto che siamo in tempo di crisi e bisogna risparmiare sarebbe buona cosa unificare la data della votazione dei referendum con quella delle elezioni amministrative. Improvvisamente la crisi non c’è più e il ministro Maroni (leghista) decide di farci spendere 350 milioni di euro impedendo l’unificazione delle date per i referendum con quella delle elezioni amministrative. Il tutto per cercare di far mancare il quorum e, quindi, farli fallire. Mi ricorda tanto un “tutti al mare” di craxiana memoria! Cosa si potrebbe fare con trecentocinquanta milioni di euro?
- 300 asili
- 2000 auto per la Polizia
- messa in sicurezza delle scuole
- ripristino del fondo per le non autosufficienze
- triplicare l’assistenza ai malati di SLA
- rifinanziare il 5 per mille per la ricerca
- reintegrare i tagli al fondo per le politiche sociali e per quello per le politiche per la famiglia
- reintegrare i tagli ai ministeri del Lavoro, della Giustizia e dell’Ambiente.
Ma chi (Di Pietro) gli ha fatto notare la contraddizione piuttosto strumentale si è beccato dal ministro di “Roma ladrona” una bella querela.
L’evoluzione della specie ha colpito anche la Lega.
C’è sempre una ragione
4 Marzo 2011 da Emilio ContiSono parecchi anni che mi interrogo sul perché una buona percentuale di italiani (fortunatamente non la maggioranza) continua a votare e a stravedere per Berlusconi. Nonostante le sue (di B.) continue gaffe (non degne del ruolo ricoperto), i suoi comportamenti come imprenditore monopolista della TV precedenti la sua “discesa in campo” e, per ultimo, la vergognosa situazione in cui si è cacciato (escort, pure minorenni) e ha cacciato l’Italia tutta (il video della tremenda presa in giro l’avete visto)! Comportamenti che in un qualsiasi altro stato avrebbero portato alle dimissioni già da parecchio tempo.
“Sarà solo colpa delle sue TV, della manipolazione dell’informazione, dei continui tentativi di censura?”, continuavo a chiedermi. E mi davo sempre una risposta negativa, anche perché se qualcuno si fa manipolare probabilmente il motivo risiede nel fatto che quel qualcuno non ha gli strumenti per evitare di farsi manipolare. Quindi il dubbio rimaneva: sarà anche colpa delle sue TV, sarà anche colpa dei suoi giornali, ma ci deve essere anche qualcosa d’altro. E quel qualcosa d’altro me l’ha rivelato proprio una delle sue TV.
Mi vanto di essere un “paesano” (päisän, in dialetto, che rende bene l’idea) e come ogni buon “paesano” ceno immancabilmente alle 19.00 (non come quei pervenu – o pseudo tali – che fanno i radical-chic e cenano dalle 20.30 in avanti 😉 ) e mentre ceno guardo pure il TG3. Se però le notizie non mi interessano faccio quello che ormai è diventato il mio modo di guardare la TV: lo zapping!
Questo situazione si è verificata anche un paio di giorni fa: faccio zapping e capito su Canale 5 mentre è in corso la trasmissione di Gerry Scotti “Chi vuol essere milionario” proprio quando viene formulata al concorrente di turno una nuova domanda. “Vediamo che c… gli chiedono”, attendo per vedere e la domanda è la seguente:
“Da chi viene eletto il Presidente della Repubblica italiana?”
e le risposte possibili erano:
- dal Parlamento
- dal Senato
- dal Governo
- dal popolo
Ho sorriso, tra me e me, e ho pensato “Che domanda facile!”, infatti era una delle prime domande, vale a dire quelle con un valore non molto elevato (credo si trattasse della domanda da 3000 euro) e quindi non troppo difficili. Con mio grande stupore, però, il concorrente sembrava in difficoltà; l’unica cosa di cui era sicuro era che NON è il popolo che elegge il Presidente della Repubblica. Per il resto tergiversava: “Impossibile che non sappia una roba del genere”, penso, “forse starà tirando in lungo per arrivare al momento dello stacco pubblicitario”. Magari fosse stato così: il tizio proprio non sapeva rispondere! 😯 NON SAPEVA DA CHI VIENE ELETTO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA”! Allora chiede l’ “Aiuto del pubblico”. “Adesso ci sarà una percentuale che supererà il 90%” mi illudo. Danno i risultati e … SOLO IL 51% DEL PUBBLICO DA’ LA RISPOSTA ESATTA! Se il pubblico di quella trasmissione può essere preso come un campione valido del cittadino medio italiano (e io penso lo sia) questo significa che META’ DEGLI ITALIANI NON SA UNA COSA ELEMENTARE COME L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA”
Ma se metà dei cittadini italiani, dunque, non sa come viene eletto il suo Presidente della Repubblica, come può conoscere ed essere consapevole di concetti un po’ più complessi come “la divisione dei poteri”? O la “obbligatorietà dell’azione penale”? Come può una democrazia sopravvivere se metà dei suoi cittadini risulta totalmente ignorante degli elementi che contraddistinguono una democrazia? Informazioni quali l’elezione del Presidente della Repubblica o la divisione dei poteri non dovrebbero essere fornite dalla scuola pubblica? Magari già dalla terza media? Com’è possibile che nella maggior parte delle scuole medie superiori non venga insegnata, obbligatoriamente, una materia fondamentale quale il “Diritto costituzionale”?
Ed ecco la risposta alla mia domanda: B. continua ad essere gradito a buona parte degli italiani a causa dell’ignoranza di buona parte dei miei connazionali sui concetti fondamentali della democrazia. Di conseguenza quando uno squallido individuo va in televisione a dire che “Il Presidente della Repubblica è troppo pignolo riguardo alle sue leggi”, che “la Corte Costituzionale gli cancella le sue leggi” e che “la Magistratura è un covo di giudici comunisti” ha buon gioco di fronte almeno (e sono ottimista) al 50% degli italiani.
In un altro post1 avente per oggetto un diverso argomento, metto in guardia proprio dall’Ignoranza. Purtroppo è vero: l’ignoranza genera mostri e, in alcuni casi, non solo li genera, ma provvede amorevolmente a mantenerli.
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