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Rinascite

19 Novembre 2009 da Emilio Conti

L’ho appena scoperto, è una bella notizia che credo interesserà gli appassionati di musica del blog.

Chi, per le più svariate ragioni, frequentava Milano fino a un decennio fa ed è appassionato di musica pop (uso questo termine e in maniera inappropriata e in senso mooolto lato) sa che esisteva un “negozietto” di “dischi” posto nella stazione della metropolitana di Piazza Cordusio il cui nome, in poco tempo, era diventato celebre nell’area lombarda e oltre: Disco Club!

Ho avuto la fortuna di conoscere Bruno in BNL: eravamo colleghi. In banca, però, non c’è rimasto molto perché ha preferito seguire la sua passione ed occuparsi di musica: Disco Club, appunto, ma non solo: è stato ed è ancora uno dei recensori più seguiti di una nota rivista di musica.

La sua sconfinata conoscenza del mondo musicale (ricordo lo stupore provato la prima volta che andai a fargli visita a casa sua nello scoprire la sua raccolta di LP – e sì, fanciulli, allora i CD erano di là da venire – che mi disse ammontare a 5000) aveva reso il negozio un punto di ritrovo imprescindibile per chi era interessato a concerti, scoprire le ultime novità, i nuovi gruppi emergenti, trovare vere e proprie rarità: insomma farsi dare consigli preziosi.

Purtroppo, Disco Club ha subito la sorte di molti negozi simili: la lotta con l’e-commerce, i download da internet e una politica che da anni non trova di meglio che tassare al 20% di Iva i CD/DVD, è stata persa e il negozio, qualche anno fa, ha chiuso i battenti.

Ma Bruno non si è arreso e ha da poco aperto un blog con il nome del glorioso negozio: Disco Club. Avrei potuto non inserire il link in questo blog? Ovvio che no! Lo trovate nella barra laterale. 😀

Allora, “musicofili”, se volete leggervi recensioni e scoprire novità, in una parola avvalervi delle conoscenze di Bruno, adesso avete il vostro sito! Consultatelo con assiduità: non ve ne pentirete!

Vi lascio con il video che mi ha accolto in Disco Club la prima volta che l’ho visitato. Buon ascolto e visione.

 

Il 4 Novembre e “La leggenda del Piave”.

3 Novembre 2009 da sgur_di_tri

La data del 4 novembre è l’anniversario della Vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale, una guerra che ha segnato, in maniera tragica, e più di quanto si possa immaginare, la storia dell’umanità.

Si è parla molto della Seconda Guerra Mondiale e di altre Guerre, più vicine a noi, che si sono succedute nel corso del secolo scorso (Spagna, Corea, Vietnam, Iraq, Israele, ecc.), ma credo che la Prima Guerra Mondiale sia stata la madre di tutte le guerre moderne.

E lo è stata per svariati motivi: per le novità che ha portato sugli scenari delle battaglie, per il modo nuovo di combattere, per le nuove armi adottate, per la crudeltà degli scontri, per le stragi di massa, per la diversa visione della vita e della morte che si è impressa in maniera indelebile sulle generazioni successive, per le conseguenze dirette ed indirette che ha avuto su ogni successiva forma d’arte (letteratura, musica, teatro, cinema, ecc.), per non parlare dell’influenza che ha avuto sulle successive vicende politiche a livello europeo e mondiale, perché sappiamo tutti che è da lì che sono poi scaturiti i nazionalismi e i regimi dittatoriali, con altre e note tragedie.

Ognuno dei motivi esposti meriterebbe un approfondimento: migliaia di libri sono stati scritti, e penso che ci sia ancora tanto da scoprire e da capire di quel tragico conflitto.

Da parte mia, per ricordare quegli eventi, vorrei riproporre ai frequentatori del blog, l’ascolto de “La leggenda del Piave” che è forse la canzone più famosa della Prima Guerra Mondiale, ancor più di altre canzoni del periodo (come, per esempio: “Ta pum”, “O’surdato ‘nnamurato”,”Gorizia”, ecc.). La canzone fu scritta nel Giugno del 1918 da Ermete Giovanni Gaeta, noto con il nome d’arte di E.A.Mario (*), quando mancavano solo pochi mesi alla fine della Guerra. I suoi versi li conosciamo tutti (“Il Piave mormorava calmo placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio ecc. ……”), hanno un impeto particolare e la canzone divenne famosa sin dal primissimo dopoguerra, ma – ed ecco il particolare che vi propongo e che ai più sfugge – una parola alla prima riga della seconda strofa della canzone aveva dovuto subire una variazione. La prima versione infatti era così:

Ma in una notte trista si parlò di tradimento, E il Piave udiva l’ira e lo sgomento, ecc. …”

(qui potete ascoltarla nella versione cantata dal Tenore Giovanni Martinelli nel 1918)

E in seguito divenne:

“Ma in una notte si parlò di un triste evento, E il Piave udiva l’ira e lo sgomento, ecc. …”

(qui potete ascoltarla nella versione cantata dallo stesso Autore E.A. Mario nel 1931)

Come vedete si fa riferimento ad un presunto ”tradimento” (poi modificato in “triste evento”), alludendo forse alle forti divisioni di parte allora esistenti tra interventisti e neutralisti, tra fronte interno e disfattisti, che, però, nell’euforia della vittoria si volevano superare, per cui, al fine di riconciliare gli animi ed eliminare ogni spunto polemico, i versi scomodi furono sostituiti. Così la canzone divenne quella che conosciamo e certamente ha contribuito a “fare gli italiani”.

Per chi ha voglia di saperne di più: Le guerre degli Italiani – Mario Isnenghi – A. Mondadori Ed. 1989

(*) Ermete Giovanni Gaeta – nome d’arte di E. A. Mario ( Napoli, 5.5.1884 – 24.6.1961) fu musicista e poeta. Scrisse tantissime canzoni, napoletane e non solo, che a volte cantava egli stesso. Oltre alla “Leggenda del Piave”, altre sue canzoni sono famosissime, quali ad esempio: “Io, ‘na chitarra e ‘a luna”, “Vipera”, “Santa Lucia Luntana”, “Balocchi e profumi”, “Tammuriata nera”, “Dduje paravise”, “Funtana all’ombra”, “Canzona appassiunata”, “Presentimento”, e tante altre ancora.

Se avete tempo e voglia, provate a riascoltare le canzoni di E.A.Mario, sono una cura salutare per le vostre orecchie.

Chissà se . . .

11 Giugno 2009 da Emilio Conti

Chissà se Fazio conosce costui! 😆 E alla Rai? 🙄

Cultura in TV? Lasciamo perdere!

7 Giugno 2009 da Emilio Conti

Difficilmente mi capita di seguire i programmi televisivi, ma domenica sera scorsa (31 maggio), non chiedetemi per quale motivo, mi sono ritrovato a fare dello zapping. Capito su RAI3 all’inizio della trasmissione “Che tempo che fa”, stavo già per pigiare sul telecomando, quando sento il presentatore annunciare il nome di Giovanni Baglioni. A dire il vero il “Giovanni” mi era un po’ sfuggito, era il Baglioni che avevo percepito distintamente. “Ma che due balle! Ancora Baglioni…” ho pensato. Riprendo il telecomando per cambiare “suonata” quando mi accorgo che non del Claudio nazionale si trattava, ma, appunto, del Giovanni che abbracciava una chitarra. E io, quando vedo una chitarra, mi blocco. 😎 Il pezzo è piuttosto interessante e lo seguo con piacere1 anche perché il genere lo conoscevo. Bravo il ragazzo! 😎 “Ogni tanto fanno vedere qualcosa di decente”, rimugino. Il problema è che dopo c’è l’inevitabile intervista che ti rovina quanto appena gustato.

Nessuno pretende che un presentatore debba essere anche un appassionato di musica, soprattutto se si tratta di un genere particolare, ma che nella televisione pubblica (non che in quella privata vada meglio) non siano in grado di consultare un esperto musicale e preparare decentemente un’intervista indica il degrado in cui la TV di stato è lentamente scivolata (il nome di un bravo esperto, se vogliono, glielo indico io!). Perché? Perché il Fazio, che sarà anche un bravo presentatore ed un ottima spalla per la Litizzetto, ha strabuzzato gli occhi: “Ma che sorpresa! Me ne avevano parlato, ma non immaginavo!”, ecc. E ha chiesto al Baglioni Giovanni cosa l’aveva spinto verso quel genere, che lo stesso ha poi definito “chitarra acustica solista contemporanea”, e ricevendo come risposta l’aver ascoltato un disco di Tommy Emmanuel. Ora, stando al sito ufficiale di Tommy Emmanuel, il suo primo disco lo incise nel 1979, ma era di tutt’altro genere. Quello che invece rappresentava la “novità” fu il secondo, pubblicato nel 1987.

Io però questo stile, da chitarrista dilettantissimo,  l’avevo già sentito nel 1981 (ventotto anni fa: caspita se son vecchio!) eseguito da Michael Hedges precisamente nel disco Breakfast in the Field, seguito tre anni dopo (1984) da Aerial Boundaries (secondo me il migliore). Hedges incideva per quella grande etichetta, grande sia per il tipo di musica che per la qualità delle registrazioni, che fu la Windham Hill Records fondata da un altro chitarrista: William Ackerman. Di questi due strumentisti ho diverse registrazioni, tutte risalenti ai primi anni ’80. Né andrebbe dimenticato Alex De Grassi. Questo genere musicale veniva all’epoca definito come “New Age”. Naturalmente tutto ciò in trasmissione non è stato detto, sarebbe stato impossibile una rassegna simile, però i nomi di questi chitarristi sarebbero dovuti emergere insieme a quello di Tommy Emmanuel. Pazienza.

Quello che però è un po’ più discutibile è che anche da noi c’è un chitarrista molto bravo in questo stile: si tratta di Paolo Giordano. Quante volte l’avete visto alla TV? Sapevate che esisteva? Ma Giordano è “solo” un bravo musicista/compositore, come anche i precedenti citati e come il giovane Baglioni. Unica differenza? Non ha il papà celebre e in TV non ci va! Inoltre, e questo è la cosa peggiore, la trasmissione ha fatto passare per “novità” un genere che proprio nuovo non è! Bravi!

P.S. Se però volete sentirvi delle musica un po’ meno “impegnata”, un bel blues elettro-acustico di quelli tosti, allora ascoltatevi il doppio live “From nowhere in particular” di Joe Bonamassa! 😎 Che anche lui in TV non lo vedrete! 😥

  1. Potete vedere il video qui cliccando sulla voce Giovanni Baglioni nella sezione Videoteca: brano musicale più intervista []