Cultura in TV? Lasciamo perdere!
7 Giugno 2009 da Emilio ContiDifficilmente mi capita di seguire i programmi televisivi, ma domenica sera scorsa (31 maggio), non chiedetemi per quale motivo, mi sono ritrovato a fare dello zapping. Capito su RAI3 all’inizio della trasmissione “Che tempo che fa”, stavo già per pigiare sul telecomando, quando sento il presentatore annunciare il nome di Giovanni Baglioni. A dire il vero il “Giovanni” mi era un po’ sfuggito, era il Baglioni che avevo percepito distintamente. “Ma che due balle! Ancora Baglioni…” ho pensato. Riprendo il telecomando per cambiare “suonata” quando mi accorgo che non del Claudio nazionale si trattava, ma, appunto, del Giovanni che abbracciava una chitarra. E io, quando vedo una chitarra, mi blocco. 😎 Il pezzo è piuttosto interessante e lo seguo con piacere1 anche perché il genere lo conoscevo. Bravo il ragazzo! 😎 “Ogni tanto fanno vedere qualcosa di decente”, rimugino. Il problema è che dopo c’è l’inevitabile intervista che ti rovina quanto appena gustato.
Nessuno pretende che un presentatore debba essere anche un appassionato di musica, soprattutto se si tratta di un genere particolare, ma che nella televisione pubblica (non che in quella privata vada meglio) non siano in grado di consultare un esperto musicale e preparare decentemente un’intervista indica il degrado in cui la TV di stato è lentamente scivolata (il nome di un bravo esperto, se vogliono, glielo indico io!). Perché? Perché il Fazio, che sarà anche un bravo presentatore ed un ottima spalla per la Litizzetto, ha strabuzzato gli occhi: “Ma che sorpresa! Me ne avevano parlato, ma non immaginavo!”, ecc. E ha chiesto al Baglioni Giovanni cosa l’aveva spinto verso quel genere, che lo stesso ha poi definito “chitarra acustica solista contemporanea”, e ricevendo come risposta l’aver ascoltato un disco di Tommy Emmanuel. Ora, stando al sito ufficiale di Tommy Emmanuel, il suo primo disco lo incise nel 1979, ma era di tutt’altro genere. Quello che invece rappresentava la “novità” fu il secondo, pubblicato nel 1987.
Io però questo stile, da chitarrista dilettantissimo, l’avevo già sentito nel 1981 (ventotto anni fa: caspita se son vecchio!) eseguito da Michael Hedges precisamente nel disco Breakfast in the Field, seguito tre anni dopo (1984) da Aerial Boundaries (secondo me il migliore). Hedges incideva per quella grande etichetta, grande sia per il tipo di musica che per la qualità delle registrazioni, che fu la Windham Hill Records fondata da un altro chitarrista: William Ackerman. Di questi due strumentisti ho diverse registrazioni, tutte risalenti ai primi anni ’80. Né andrebbe dimenticato Alex De Grassi. Questo genere musicale veniva all’epoca definito come “New Age”. Naturalmente tutto ciò in trasmissione non è stato detto, sarebbe stato impossibile una rassegna simile, però i nomi di questi chitarristi sarebbero dovuti emergere insieme a quello di Tommy Emmanuel. Pazienza.
Quello che però è un po’ più discutibile è che anche da noi c’è un chitarrista molto bravo in questo stile: si tratta di Paolo Giordano. Quante volte l’avete visto alla TV? Sapevate che esisteva? Ma Giordano è “solo” un bravo musicista/compositore, come anche i precedenti citati e come il giovane Baglioni. Unica differenza? Non ha il papà celebre e in TV non ci va! Inoltre, e questo è la cosa peggiore, la trasmissione ha fatto passare per “novità” un genere che proprio nuovo non è! Bravi!
P.S. Se però volete sentirvi delle musica un po’ meno “impegnata”, un bel blues elettro-acustico di quelli tosti, allora ascoltatevi il doppio live “From nowhere in particular” di Joe Bonamassa! 😎 Che anche lui in TV non lo vedrete! 😥
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