Intolleranza con gli intolleranti?
12 Febbraio 2008 da bsìaE’ da un po’ di tempo che la Chiesa (intesa come gerarchie vaticane) non perde occasione per interferire con la vita pubblica italiana (e, conseguentemente, con i cittadini italiani). Interferenza che diventa sempre più soffocante anche a seguito della codardia dei nostri politici (soprattutto quelli che si proclamano di sinistra o ex comunisti) nel difendere i valori di laicità dello stato stabiliti nella nostra Costituzione. Ormai è palese che l’obiettivo delle gerarchie è quello di rimettere in discussione la Legge 194 sul diritto all’aborto. Vorrei intervenire anch’io sull’argomento “aborto” sfruttando l’occasione che mi viene offerta da due lettere apparse su La Provincia PAVESE, la prima della nostra concittadina Rosella Callegari pubblicata con il titolo “Perché il no all’aborto? E’ solo difesa della vita” e la seconda di Antonietta Bottini pubblicata con il titolo “Ma non hanno potere di vita e di morte”, e dal post di Brain50 su questo sito dal titolo “Tutti i bambini del mondo“.
Il mio punto di vista sarà alquanto diverso da quello di Brain50 (madre, di estrazione cattolica e, ciò nonostante, persona intelligente da difendere la legge 194) e riguarda aspetti che solitamente, almeno per ciò di cui sono a conoscenza, non vengono trattati.
Nella sua lettera Antonietta Bottini argomenta e confuta egregiamente la “sparata” dei direttori delle cliniche ginecologiche romane che hanno sottoscritto un documento riguardante “l’assistenza ai neonati in estrema prematurità“. Non ho niente da aggiungere, ma questa lettera mi dà lo spunto per introdurre il tema che mi interessa: l’Obiezione di coscienza dei medici ginecologi.
Come è noto, un ginecologo può rifiutarsi di praticare l’aborto sostenendo che tale operazione violerebbe il suo credo morale. E’ la motivazione di tutti i ginecologi cattolici. La domanda che pongo, di conseguenza, è: “In uno stato laico in cui vige una legge che regolamenta l’interruzione di gravidanza, all’interno di ospedali pubblici è tollerabile una simile situazione?”
L’obiezione di coscienza è espressamente prevista dall’articolo 9 della stessa legge 194/78. Per cui la discussione potrebbe finire qui. Vorrei però fare alcune considerazioni. Tale articolo è assolutamente condivisibile se analizzato in riferimento al momento storico in cui la legge è entrata in vigore. In effetti all’epoca già operavano, o si stavano specializzando, ginecologi che difficilmente, posti davanti a una situazione in conflitto con il proprio credo morale, avrebbero potuto fare una scelta diversa. Garantire, quindi, a costoro la possibilità di “obiettare” era non solo condivisibile, ma addirittura necessario. Molto diversa, invece, la situazione per coloro che hanno deciso di specializzarsi in ginecologia DOPO l’entrata in vigore della legge. Essi sapevano, e sanno, che avrebbero potuto trovarsi di fronte alla richiesta di interruzione di gravidanza che contrasta con la propria morale. A costoro uno stato serio avrebbe dovuto dire “State per specializzarvi in una disciplina che potrebbe comportare dei conflitti di ordine morale. L’Italia è uno stato laico. Sappiate, quindi, che nelle strutture pubbliche non sarà ammessa nessuna obiezione in caso di richiesta di interruzione di gravidanza”. A loro la scelta se cambiare specializzazione o continuare, ma poi esercitare in una clinica privata e da professionisti in un proprio studio. Invece, un articolo, scritto (come al solito) per accontentare tutti, è stato sfruttato ad arte per riempire gli ospedali pubblici di ginecologi obiettori che poi se ne escono con “sparate” estemporanee che vengono, sì, demolite da persone intelligenti come la Bottini, ma che hanno il “pregio” di buttare fumo negli occhi e insinuare il tarlo del dubbio al cittadino meno smaliziato.
Poi c’è la lettera della nostra concittadina. E qui siamo di fronte a quello che io definisco il classico “buonismo” cattolico che cela una violenza estrema. Il lupo in sembianze d’agnello! Già nelle prime righe si legge “[…] Il mondo cattolico, ma non solo, è impegnato contro l’aborto […]” (il grassetto è mio). Il significato della parola “contro” è: ostilità, opposizione, contrasto. Ed evoca gli scontri, cioè battaglie o lotte più o meno cruente (Romani contro Cartaginesi, Milan contro Inter, taleban contro infedeli, mullah Omar contro Usa, ecc.), e le battaglie si fanno per sopraffare l’avversario. Si sarebbe potuto usare un’espressione meno dura e più appropriata come “essere contrari”. Invece no. Il cattolico è impegnato in una battaglia contro una legge dello Stato. Più avanti: “[…] La vita, infatti, inizia dal concepimento […]“. Opinione personalissima (tipica del cattolico), ma che non è condivisa dalla maggioranza dei biologi. Parlare di Ragione, come si fa più oltre, è quindi assolutamente fuori luogo. E ancora: “[…] Ma allora, se c’è in tutti la convinzione che questa sia una scelta dolorosa e difficile (quella di abortire [N.d.R.]), perché non si prova ad evitarla?” Qui concorderei anch’io se l’espressione non sottintendesse “ma allora abroghiamo la 194!“. Una lettera che sembrerebbe di buon senso si rivela in realtà come l’espressione di una volontà intenzionata a togliere un diritto a cittadini che non la pensano come loro (i cattolici). Vorrei ricordare che un Diritto NON è un DOVERE. Spetta alla cittadina italiana decidere se abortire o meno (NON è OBBLIGATA). Ed è un DIRITTO dei cattolici quello di mettersi a convincere le donne italiane a non abortire (dovrebbero poi convincerle anche a non gettare i figli nei cassonetti o aiutarle economicamente quando sono in difficoltà nella crescita del figlio che hanno convinto a far nascere). Da qui all’abolizione di un DIRITTO ce ne corre. Ma per gente abituata ad obbedire e che crede che un comunissimo mortale, come miliardi di altri, sia infallibile, queste disquisizioni sui “diritti” appaiono come questioni di lana caprina.
Ritornando quindi alla domanda del titolo, cosa dovrebbe fare un Cittadino di fronte a un’intolleranza che mette in discussioni, con mezzi più o meno subdoli, i principi della democrazia liberale? Usare gli stessi metodi? Intanto non abbassare la testa. E poi rispondere per le rime e senza alcun timore.
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