Un Pronto soccorso da riformare
14 Febbraio 2011 da Emilio ContiHo letto oggi sulla stampa locale1 l’episodio di un parente di un paziente portato al Pronto soccorso dell’ospedale San Matteo di Pavia che, esasperato per la lunga attesa inflitta al fratello, ha infierito a testate, pugni e strattoni su quattro operatori mandandoli … al Pronto soccorso.
Facile ironia a parte, da esperienze riferitemi da miei conoscenti e da due mie esperienze personali, penso non sia azzardato dire che il servizio offerto dal Pronto soccorso dell’ospedale San Matteo di Pavia sia assolutamente inadeguato, a voler essere buoni. Sgombro subito il campo da possibili polemiche: non sto assolutamente giustificando la reazione violenta riportata dalla stampa locale. Ma vediamo i fatti e poi giudicherete.
Un mio conoscente, operato al cuore (una vera e propria bazzecola, vero?), un giorno sente dei dolori al petto. E’ un operato al cuore, cosa pensate abbia fatto? Subito al pronto soccorso. Bene, anzi malissimo: si presenta un tizio con dolori al petto, che è stato operato al cuore, e cosa hanno fatto di bello al Pronto soccorso? L’hanno parcheggiato per un’ora in un corridoio senza neanche il pudore di avvertire della situazione né lo stesso paziente né i famigliari in apprensione. Il risultato è stato che, esasperato dall’attesa e senza aver ricevuto alcuna notizia, il paziente si è alzato e se ne è uscito indisturbato facendosi portare al Pronto soccorso di un altro ospedale, dove è stato curato.
Anche chi scrive ha subito lo stesso trattamento. Allergico al sesamo, qualche anno fa ho mangiato un alimento che lo conteneva senza che la sua presenza fosse chiaramente indicata sulla confezione. Chiamata urgente al 118, ambulanza e via. Solo che nel tempo trascorso tra la chiamata e l’arrivo dell’ambulanza, la crisi stava già risolvendosi, per mia fortuna, naturalmente. Il trattamento dei paramedici e medici del 118 fu ineccepibile. Sebbene avessero constatato che la crisi era in fase di superamento mi portarono, per precauzione, al Pronto soccorso. Rimasi parcheggiato su un lettino in un corridoio per più di un’ora senza che nessuno si degnasse di avvertire mia moglie di come si stessero sviluppando le cose; esattamente come il conoscente di cui sopra. Io, però, non abbandonai il Pronto soccorso: quando finalmente mi visitarono la mia reazione fu molto energica, tanto che sul referto di dimissione venne indicato che “il paziente è vigile e reattivo”. Reattivo lo ero sicuramente.
Secondo episodio: grave distorsione alla caviglia (sospettavo pure una frattura ossea), vado al Pronto soccorso. Stavolta l’attesa è accettabile. Visita alla caviglia. Lastra per verificare eventuali fratture. Referto della lastra: negativo. Semplice distorsione. Mi viene fasciato l’arto dalle dita del piede su fin sotto al ginocchio. Divieto assoluto di appoggiare il piede per terra. Deambulazione con grucce. Tenere il bendaggio per dieci giorni. Dopo una settimana sento un dolore piuttosto forte al polpaccio della gamba interessata. Ritorno al pronto soccorso: si erano formati due trombi. Ancora una volta fortuna vuole che i trombi fossero fermi e in una posizione non pericolosa. Più di venti giorni di dosi massicce di anticoagulante. Riferisco l’episodio ad un’amica farmacista che sbotta: “Ma non ti hanno prescritto gli anticoagulanti per il periodo di immobilizzazione dell’arto? E’ obbligatorio per legge!” Rispondo di no, nessuna prescrizione. Non ci crede. Le mostro il referto del pronto soccorso. Rimane senza parole.
Eccezioni? Ne dubito. Di lamentele sul pronto soccorso ne ho sentite molte altre. Leggo che un sindacato si è indignato per l’episodio riportato dalla stampa locale. Giusto. E’ sacrosanto protestare per la sicurezza di medici e paramedici. Ma mi chiedo se non sia altrettanto giusto che il sindacato non denunci i comportamenti sguaiati di alcuni operatori del pronto soccorso che ridono e scherzano, lanciandosi sfottò (solitamente inerenti alle rispettive squadre di calcio) ad alto volume, dimenticandosi di trovarsi in un luogo di sofferenza. E soprattutto che ci vengano a spiegare le ragioni di attese che durano ore senza che nessuno le motivi al paziente e/o ai suoi famigliari. Che ci spieghino come faccia un paziente ricoverato, alzarsi ed andarsene senza che ciò non provochi un’indagine. Che ci spieghino i carichi di lavoro a cui sono sottoposti i medici del pronto soccorso che potrebbero essere la causa di, sempre possibili, errori. Ma soprattutto che ci spieghino come in una Regione, come la Lombardia, il cui Governatore si vanta ad ogni piè sospinto si avere una sanità all’avanguardia (all’avanguardia c’è sicuramente il costo sopportato dai cittadini), ci sia un Pronto soccorso con tutti questi problemi.
- La Provincia PAVESE – Prima pagina e pag. 14 [↩]
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