Poste a singhiozzo ed altre amenità
16 Agosto 2010 da Emilio ContiBene ha fatto (ogni tanto qualche azione condivisibile) il nostro sindaco ad alterarsi con Poste Italiane per la decisione di chiudere lo sportello di Belgioioso nei giorni 10, 12, 17 e 19 agosto.1
Questa notizia mi offre lo spunto per alcune riflessioni sullo stato delle nostre poste.
Che il servizio offerto da Poste Italiane sia al limite dell’obbrobrio è un dato di fatto ormai assodato. In tutti i paesi (democratici e non) il servizio postale è considerato essenziale al buon funzionamento dello stato stesso. Non per niente le poste sono ancora, nella quasi totalità, a gestione statale.
In Italia, pur essendo di fatto statali (anche se trasformate in Spa), le poste da tempo hanno abbandonato la loro funzione principale (quella di recapitare la corrispondenza) per fare la banca. La loro “mission” (come direbbero quelli del “marketing”) è quella di far sottoscrivere obbligazioni o fondi di investimento, aprire conti correnti, ecc. In due parole: “fanno banca”! Entrate nell’ufficio di Belgioioso e ditemi quanti sportelli sono adibiti ai servizi postali e quanti ad altro. Non scomodatevi, ve lo dico io: uno sportello ai servizi postali e ben quattro per servizi vari. Questa è la prima anomalia.
Come mai adesso è invalso l’uso di non timbrare con il datario la posta che deve essere consegnata ai domicili dei cittadini? I più anziani ricordano che, anni fa, sulle buste comparivano due timbri: quello con la data di spedizione e quello con la data di ricezione dell’uffizio postale incaricato della distribuzione. Adesso quest’ultimo non c’è più. Per quale motivo è stato abolito? Quante volte abbiamo letto di utenti a cui è stata sospesa l’erogazione dell’elettricità, per non aver pagato la bolletta, che si sono difesi affermando di aver ricevuto in ritardo (o non aver ricevuto affatto) la fattura? E come possono dimostrare le loro ragioni se manca la prova (il timbro postale, appunto) del ritardo? Quanto costa ripristinare questo sacrosanto servizio? Non è che avranno abolito il timbro di ricezione per evitare che gli utenti si accorgano dei tempi biblici che intercorrono tra la spedizione e la ricezione di una missiva?2
E siamo al terzo, e forse più grave, disservizio: com’è possibile che la posta vada persa? Stiamo scherzando? Visto e considerato che il software per la tracciabilità è già funzionante, ma solo per le raccomandate, perché non lo si estende anche alla posta ordinaria? Com’è mai possibile, nell’anno 2010, sentirsi rispondere, a seguito di un mancato recapito, che non è possibile verificare dove la catena della spedizione si è inceppata? Considerando anche il fatto che le tariffe applicate non sono esattamente a buon mercato (vedi qui). Ma ancor più stupefacente è che nessuna delle cosiddette associazioni dei consumatori abbia sollevato il problema. Edesso siamo alle chiusure a turno degli uffici postali. Dire che è uno scandalo è voler essere cortesi.
Ma forse il mio giudizio è falsato dal fatto che per almeno un mese all’anno vivo a meno di tre chilometri in linea d’aria dalla Svizzera. E in quel paese vado a fare tutte le mie escursioni e che incomincio a conoscere. Un paese dove le poste, oltre a svolgere un servizio impeccabile, gestiscono un servizio di autobus che collega anche il più remoto alpeggio. Servizio di bus, guarda caso, sinergico al recapito della corrispondenza. Adesso aspetto il solito che se ne esca con “ma la Svizzera è la Svizzera”. Già, così come l’Italia è l’Italia! Allora provate ad andare negli altri paesi europei e poi ne riparliamo.
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