Nel Pavese la mafia non esiste: infatti comanda la ‘ndrangheta
14 Luglio 2010 da sgur_di_triLa ‘ndrangheta è tornata prepotentemente d’attualità con la maxi inchiesta (tutt’ora in corso) della Procura di Milano. E di ‘ndrangheta noi del blog ne abbiamo parlato diffusamente in diversi post, proprio per sottolinearne la pericolosità sociale.
E proprio per questo, avevamo anche insistito affinché il Comune di Belgioioso (così come peraltro aveva già fatto il Comune di Pavia) costituisse al proprio interno una Commissione antimafia per prevenire, per quanto possibile, infiltrazioni mafiose nel territorio.
Era una richiesta concreta, a sostegno di una precisa proposta avanzata dalla minoranza “Belgioioso insieme/Pdl”, ma che il Sindaco di Belgioioso, Prof. Zucca, ha rifiutato di accettare, negandone l’effettiva necessità.
Il nostro appoggio alla proposta di “Belgioioso insieme/Pdl” scaturiva dal fatto che da più parti (giornali e tv) veniva segnalato che la mafia (o meglio la ‘ndrangheta) si stava pesantemente infiltrando (“stava mettendo radici”) nel tessuto economico della Regione più ricca d’Italia, anche in vista dell’Expo del 2015.
Negli ultimi tempi poi erano stati pubblicati anche diversi libri-inchiesta1 che ricostruiscono in modo documentato le trame delle cosche calabresi e le loro incessanti attività criminali nel Nord Italia ed in Lombardia in particolare: il mercato della droga, il riciclaggio del danaro sporco, l’usura, l’acquisizione di imprese in difficoltà, l’infiltrazione negli apparati pubblici, la mimetizzazione nell’economia lombarda (edilizia, bar, videogiochi, discoteche, società di trasporto, smaltimento e stoccaggio dei rifiuti, ecc.), condizionandone fortemente lo sviluppo.
La presenza della ‘ndrangheta in Lombardia non è dunque una novità e si ha una sgradevole sensazione notare che c’è chi, ancora oggi, sembra mostrare sorpresa dei risultati di questa inchiesta senza precedenti che ha portato alla individuazione di ben 500 affiliati alla ‘ndrangheta, all’arresto di più di 300 persone, alla scoperta di 15 “locali2 della ‘ndrangheta” (tra cui anche Pavia) individuati in Lombardia, al sequestro di beni e di armi.
Non solo, ma, a dimostrazione della ramificazione territoriale delle cosche calabresi, l’indagine ha fatto emergere legami della ‘ndrangheta con esponenti politici (ancora da chiarire) ed il coinvolgimento di un esponente di spicco della Sanità lombarda con l’arresto (e qui è proprio il caso di dirlo) “eccellente” del Direttore sanitario dell’ASL di Pavia. E, per finire, rileviamo che sono diversi i pavesi, più o meno illustri, che in qualche maniera sarebbero coinvolti.
L’inchiesta è comunque solo all’inizio, per cui sono certo che avremo modo di tornare sull’argomento. E dopo tutto questo, c’è ancora qualcuno che crede che la criminalità organizzata nel Pavese non sia mai esistita?
- Per saperne di più di ‘ndrangheta, propongo all’attenzione dei frequentatori del blog il libro dal titolo altamente emblematico “A Milano comanda la ‘ndrangheta”, un’inchiesta di Davide Carlucci e Giuseppe Caruso – con una prefazione di Attilio Bolzoni Ed. Ponte alle Grazie, 2009 – che spiega in dettaglio come e perché la criminalità organizzata ha conquistato la capitale morale d’Italia e da cui ho preso a prestito un passo (modificandolo opportunamente) per farne l’ironico titolo del post. Propongo anche due brevi interviste agli autori del libro. Intervista a Davide Carlucci – Intervista a Giuseppe Caruso [↩]
- Quando si parla di “locale della ‘ndrangheta” deve intendersi la principale struttura organizzativa della cosca calabrese su quel territorio: ogni “locale” ha un proprio capo, che ha potere di vita e di morte su tutti gli affiliati, e un proprio contabile che ne gestisce le finanze. In genere ciascun “locale” ha una certa autonomia ma si collega con la cosca capofila, la quale regola la convivenza fra i “locali” [↩]
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