Corruzione: una nuova Tangentopoli?
20 Febbraio 2010 da sgur_di_triLe clamorose notizie di questi ultimi giorni hanno riportato alla ribalta delle prime pagine dei giornali e dei Tg nazionali il grave problema della corruzione in Italia (cosa che noi del blog avevamo messo in evidenza già nel Novembre scorso – vedi qui). Corruzione che, come denunciato l’altro giorno dalla Corte dei Conti (vedi qui), sembra ormai dilagare nella Pubblica Amministrazione con un aumento vertiginoso delle denunce nel corso del 2009 (mi chiedo chissà quanti saranno i casi non denunciati!).
Di fronte a questi fatti, la classe politica sembra quasi si voglia autoassolvere, sostenendo che sono casi isolati, che si tratta – come ha fatto il Presidente del Consiglio (vedi qui) – soltanto di “qualche birbantello” (usando un’immagine quasi identica a quella – ormai entrata nella storia – di Bettino Craxi quando definì Mario Chiesa “un mariuolo che getta un’ombra su tutta l’immagine di un partito”), e negando fermamente che ci sia un “sistema di corruttele” o che dietro si celi una nuova Tangentopoli. Staremo a vedere l’evolversi delle indagini per avere o meno conferma di ciò.
Intanto cominciano a spuntare “esperti” che ci spiegano, più o meno approfonditamente, i motivi di questa situazione, affermando, ad esempio, che tutto ciò potrebbe dipendere dal fatto che abbiamo ancora una Pubblica Amministrazione antiquata e farraginosa, che è necessario “migliorare”. E allora, come non ricordare il famoso slogan liberista “meno stato, più privato”, con cui si era dato avvio alcuni anni fa alla “privatizzazione” di Settori della Pubblica Amministrazione, facendoli così gestire a privati (nell’illusione che tutto quello che si privatizza diventa migliore) e sperando che, oltre al risanamento dei bilanci, si avrebbe avuto, conseguentemente, uno Stato più moderno ed efficiente, al passo con gli altri Paesi europei.
“Privatizzazione” che, lo voglio ricordare, è stata ampiamente messa in pratica nell’Italia di questi ultimi anni, come, ad esempio, lo si è fatto con la scuola (dove i soldi pubblici vanno sempre di più agli istituti privati, come accade qui in Lombardia per merito di Formigoni, mentre le scuole statali cadono a pezzi e la Gelmini attua il più grande licenziamento di massa mai visto nella storia di questo Paese), con la sanità (vedi qui), lo si sta facendo con l’acqua (vedi qui), lo si è cercato di fare in questi giorni con la Protezione Civile Spa (vedi qui) e lo si cercherà di fare fra un po’ anche con la prevista Difesa Spa (vedi qui), e magari con altri settori nel prossimo futuro.
Fermo restando che siamo tutti favorevoli (e chi non lo è) alla modernizzazione dello Stato (snellimento degli iter operativi, informatizzazione e controlli efficaci), ritengo invece che la maniera con cui finora si è “privatizzato” non abbia portato a migliorare i servizi offerti dai Settori interessati e, men che meno, a debellare/contenere il fenomeno della corruzione, ma solo a ridefinire (verso l’alto) i costi dei servizi e a sottrarre enormi flussi di denaro pubblico ad un doveroso controllo democratico.
Personalmente sono del parere che, per combattere la corruzione, non bastino i richiami all’etica, ma bisognerebbe innanzitutto far rispettare con rigore le leggi che già ci sono, aggiornandole poi con nuove norme ad hoc, come, ad esempio, la non punibilità del primo denunciante (vedasi qui l’ipotesi esposta da Piercamillo Davigo, Consigliere della Corte di Cassazione ed ex componente del Pool “Mani pulite”) e l’obbligatorietà della trasparenza nella contabilità aziendale, e che, quando i colpevoli vengono scoperti (e accertate le singole responsabilità), non si debba fare altro che aprire loro le porte delle “patrie galere” (come peraltro avviene in tutto il resto del mondo). Questo anche a rischio di passare per un pericoloso “giustizialista”.
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