La musica che verrà? O è sempre la solita musica?
14 Gennaio 2010 da sgur_di_triQuesto blog, oltre a seguire la politica locale (Belgioioso e dintorni), è anche un blog che, coraggiosamente, si è dato un orizzonte più ampio, e quindi fa satira e parla anche di attualità politica, di libri e, naturalmente, di musica. La musica infatti costituisce un elemento fondante del blog, attraverso il quale il nostro “Direttore” ogni tanto ci propone in visione “performance” di validi artisti (spesso ai più sconosciuti), nonché delle rarità, e lo fa con il lodevole intento di fare arrivare alle nostre orecchie della buona musica. Certo, possono piacere o meno i gusti di Emilio, ma si tratta comunque di buona musica, un po’ diversa dalla “musica commerciale”, che tante emittenti radio/televisive ci propinano quotidianamente.
E’ ovvio che per capire se si tratta di buona musica (e di veri artisti), bisogna dotarsi di una minima capacità di ascolto, requisito che si costruisce solo col tempo ascoltando tanta musica. Capacità di ascolto che, secondo me, dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ognuno di noi e che si dovrebbe acquisire tramite la scuola (ritengo superfluo sottolineare qui l’enorme importanza che la musica ha nella formazione dei giovani).
Un ruolo questo che, purtroppo, è stato da sempre sottovalutato dalla scuola italiana, la quale, diversamente da quanto avviene in altri paesi europei (dove invece la musica viene insegnata fin dalla scuola elementare), ha messo in secondo piano l’insegnamento della musica rispetto alle altre discipline scolastiche. La musica, infatti, viene insegnata soltanto nella scuola media e nei licei psico-pedagogici per pochissime ore alla settimana. Certo, ci sono i Licei musicali o le Scuole civiche (come ad esempio il Vittadini di Pavia), che però sono scarsamente diffusi sul territorio, e poi, ancora più rari, ci sono i Conservatori musicali, considerate scuole d’élite.
Cambierà qualcosa nel prossimo futuro oppure dobbiamo rassegnarci a questa situazione? Vediamo allora come stanno le cose. Nel giugno 2009, come sappiamo, il Consiglio dei Ministri ha approvato in prima lettura la cosiddetta “Riforma dei Licei” (vedi qui), che dovrebbe entrare in funzione con l’anno scolastico 2010/2011 e che prevede, fra l’altro, l’istituzione dei Licei musicali e di coreutica (arte della danza), con l’avvio iniziale di 40 licei musicali (neanche uno per Provincia!) e di 10 Licei di coreutica (un po’ pochini, non credete?).
Domanda: si tratta di “un passo epocale per modernizzare la scuola il cui impianto risale ormai alla legge Gentile del 1923” – come ha affermato la Ministro Gelmini – oppure non è altro che un altro modo (camuffato da riforma) per proseguire con la solita politica dei tagli, e quindi della graduale liquidazione della scuola pubblica?
I dubbi purtroppo restano tutti, avvalorati anche dal fatto che il Consiglio di Stato, lo scorso 9 dicembre, ha temporaneamente bloccato (vedi qui) questa “pseudo riforma”, in quanto i decreti attuativi, prevedendo meno ore e meno materie (e quindi meno personale), non sarebbero in linea con la delega concessa dal Parlamento.
In definitiva, se, fra gli scopi della riforma, c’era anche quello di diminuire il gap con gli altri Paesi europei nel campo dell’insegnamento musicale nelle scuole, mi sembra che di strada da fare ce ne sia ancora parecchia. Ma non sono solo nel vederla così: ecco cosa ha detto il Maestro Riccardo Muti, in un’intervista rilasciata all’Agenzia Adn/Kronos il 9 gennaio scorso, quindi pochi giorni fa: “l’Italia, contrariamente a quanto avviene nel resto del mondo, ha abbandonato la musica al suo destino, come fosse un fenomeno obsoleto e ha abdicato alla sua storia musicale”, e poi ancora “abbiamo perso la capacità di sentire il bello, che per secoli abbiamo dato al mondo”.
Non so se è lo stesso per voi, ma a me sembra proprio di sentire la solita musica.
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