Un’iniziativa discutibile
16 Febbraio 2009 da Emilio ContiE’ iniziata la campagna elettorale! Ho aspettato un paio di giorni per commentare la notizia apparsa su La Provincia PAVESE del 13 febbraio 2009 dal titolo “Puntiamo sul commercio” perché volevo vedere se venivano pubblicati ulteriori chiarimenti che, al contrario, non ci sono stati. Un breve riassunto per chi non avesse letto l’articolo e, di conseguenza, non sia a conoscenza di cosa si sta parlando. L’articolo tratta della “nascita” del Distretto commerciale delle Terre Viscontee (complimenti alla fantasia di chi conia certe definizioni) che avrebbe lo scopo di rilanciare il commercio nella “bassa pavese”. All’iniziativa il quotidiano dedica più di mezza pagina, per la maggior parte utilizzata a riportare le dichiarazioni demagogiche dei sindaci dei comuni coinvolti che non spiegano cosa l’iniziativa si prefigge di conseguire e, soprattutto, come. Solo nell’ultimo articolo si riesce ad intravvedere qualcosa di concreto che mi ha letteralmente lasciato basito. Innanzitutto, cosa che non è molto chiara (i soliti titoli fuorvianti), si tratta di due linee distinte di intervento: la prima mirata alla riqualificazione urbana dei paesi coinvolti (e qui non ci sarebbe nulla da obiettare a parte l’acquisto di un autobus urbano ecologico a Belgioioso); la seconda per finanziare i progetti presentati dagli operatori commerciali. Quest’ultimo punto è quello che interessa.
Le cifre
L’iniziativa dovrebbe costare, stando al giornale, 607.000 euro: 366.000 euro stanziati da privati (non meglio specificati) e 240.000 euro richiesti alla regione Lombardia. Stiamo quindi parlando di un progetto che verrà finanziato per il 40% con soldi dei contribuenti. Questo è un punto importante, ricordatelo.
Metodi
Quali iniziative verranno adottate per rilanciare il commercio locale? Leggendo quanto riportato dal giornale si rimane sbigottiti. Tra le opere più significative ci sarebbero: rifacimento delle facciate di negozi, sostituzione di vetrine, acquisto di tende e arredi per l’esterno, realizzazione di dehor, interventi per garantire la sicurezza delle attività commerciali (installazione di sistemi d’allarme, videosorveglianza ed anti-intrusione). Secondo i nostri sindaci con questi metodi si rilancerebbe il commercio locale!
Da non credere, perché tutte le operazioni citate dovrebbero rientrare nell’attività normale del buon imprenditore (commerciale o meno). Stiamo parlando di finanziare con un 40% di soldi pubblici i privati commercianti. Privati che, spiace ricordarlo ancora una volta, appartengono ad una categoria che viene indicata (non da me) come quella responsabile di parte, piuttosto cospicua, dell’evasione fiscale imperante in Italia. E dato che le tasse le pagano totalmente solo i lavoratori dipendenti e i pensionati, vale a dire le categorie che maggiormente subiranno la crisi attuale, ci si trova di fronte a una redistribuzione del reddito che toglie ai poveri per dare ai ricchi (perché, crisi o non crisi del commercio, gli appartenenti a questa categoria se la cavano sicuramente meglio di precari, lavoratori dipendenti e pensionati – basterebbe fare un censimento degli immobili di proprietà dei commercianti, o dare un’occhiatina al loro parco autovetture, per rendersi esattamente conto a cosa alludo).
Sarebbe inoltre utile che questi nostri “amministratori” ci facessero sapere con quali criteri verranno distribuiti questi fondi. Verranno stabiliti dei criteri neutri (chi ha determinate caratteriste ne avrà diritto) oppure verranno dati agli “amici”? Cosa poi centri tutto questo “foraggiamento” con la difesa del commercio locale qualcuno me lo dovrà spiegare.
Come dicevo all’inizio, c’è da augurarsi di trovarsi di fronte a una boutade pre-elettorale, un tentativo di gente disperata che sta cercando con le unghie e con i denti di racimolare qualche voto in più per tenere il proprio sedere incollato alla poltrona di sindaco. E speriamo che la Regione non scucia un euro e faccia saltare tutto.
P.S. Trovo, inoltre, piuttosto contraddittorio il fatto che, da una parte, si continui a sottolineare la necessità di tutelare il commercio locale (ma non c’è la libera concorrenza?) mentre, dall’altra, si continui ad organizzare “mercatini” di ogni specie.
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