Fratelli d’Italia. Parte III: il rito funerario massonico
1 Novembre 2009 da sgur_di_triDomani è il 2 novembre, giornata dedicata dalla Chiesa Cattolica alla commemorazione dei defunti. Tutti sappiamo cosa fare: visita alle tombe dei nostri cari, preghiera (per chi ci crede), fiori, lumini, e, per ultimo, giro di ricognizione nel cimitero a visitare gli amici che purtroppo ci hanno lasciato. Ognuno di noi, a seguito della scomparsa di qualche persona cara, ha vissuto il rito funebre cattolico, che accompagna il defunto nel passaggio da questo all’altro mondo (messa funebre, benedizione della bara, breve discorso in memoria dello scomparso, ecc.), mentre è lasciato ai parenti stretti e agli amici intimi, all’interno delle proprie abitazioni, il momento del dolore e del ricordo.
Non tutti invece sanno di altri riti funebri poco conosciuti, che magari si svolgono proprio vicino a noi, al riparo da occhi indiscreti. Uno di questi riti è quello che la Massoneria dedica al ricordo del Fratello defunto. Perché la Massoneria ha un proprio rito funerario, che gli iscritti ad una Loggia eseguono ogni qual volta un Fratello scompare (o meglio, passa all’Oriente eterno). Attraverso questo rituale si vuole trasmettere ai Fratelli rimasti il senso della precarietà della vita terrena, per cui nel corso della cerimonia vengono richiamati i concetti di connessione tra la vita e la morte, di continua rinascita e di fratellanza universale, con un’ampia simbologia. Ecco, in sintesi, come si svolge la cerimonia.
Tutto il rito, a cui possono assistere, almeno in parte, anche familiari e amici dello scomparso, si svolge all’interno del Tempio massonico parato a lutto, con al centro un tumulo circondato da tre bracieri, comincia alla mezzanotte e dura fino all’alba, magari accompagnato da musica massonica (ad esempio Mozart: Maurerische Trauermusik K477).
La cerimonia inizia con un debole colpo di martello (che vuole significare l’inizio della vita) battuto dal Maestro Venerabile (Capo della Loggia), a cui risponde un Fratello, che batte invece un colpo molto forte (che vuole significare l’intensità della vita), ed infine finisce un altro Fratello con un colpo debolissimo, appena percettibile (per significare l’ultimo respiro, la fine della vita).
I presenti allora si uniscono al centro del Tempio attorno al tumulo, e rilevano con dolore che il Fratello non c’è più, che la catena si è interrotta, è mancante di un anello. Si invoca l’Essere Supremo, il Grande Architetto Dell’Universo (G.A.D.U.) inteso come inizio e fine di ogni cosa, a cui segue il ricordo del Fratello scomparso e poi deve essere fatto silenzio (perché la morte è silenzio assoluto), dopo di ché ognuno si concentra sulla consapevolezza della morte, per trarre forza e insegnamento dalla dipartita del Fratello. A questo punto il Maestro Venerabile versa tre volte l’incenso nei tre bracieri ardenti (richiamo alla simbologia del fuoco) e ognuno ci getta sopra rametti di acacia (per significare la rinascita), e si prega per la memoria del defunto, affinché aiuti tutti i Fratelli nella vita di ogni giorno; si arriva quindi a ricomporre la catena fra i presenti, per un conclusivo abbraccio fraterno.
Alla fine, tutti giurano sul precetto “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te e fa agli altri tutto il bene che vorresti gli altri facessero a te”, e da ciò ciascuno prende coscienza della fragilità della vita, che però continua e non si interrompe mai, proprio come una catena. Con questa speranza, all’alba, e cioè con l’arrivo del sole che scaccia le tenebre e rigenera ogni cosa, il Maestro Venerabile chiude la cerimonia funebre.
Alla prossima puntata.
Per chi voglia saperne di più:
Massoneria e religioni civili – F. Conti. Il Mulino. 2008
Massoneria universale – L. Troisi – Ed. SugarCo. 1994 – Introduzione di A.A. Mola
Il rito funerario massonico di G. Schiavone in La terra e il fuoco. A cura di M. Tartari – Meltemi Editore. 1996
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