Beato te che non capisci un cazzo!
12 Novembre 2008 da bsìaQuesta frase l’ho sentita per la prima volta pronunciata dal “quasi_inacidito” 😆 diverso tempo fa. Gli chiesi da dove saltasse fuori. E lui mi raccontò la seguente storiella:
“All’inizio della carriera lavorativa, noi novizi avevano bisogno di imparare il mestiere, perché la scuola certe cose non può insegnartele, e ci rivolgevamo ai colleghi più anziani ed esperti. Nel mio ufficio ce n’era uno particolarmente disponibile e paziente che non si tirava mai indietro nell’istruire e nel dare consigli. Alcuni colleghi però, quando il lavoro che dovevano svolgere non era di loro gradimento, fingevano di non aver capito le spiegazioni e continuavano a chiedere le stesse cose nella speranza che l’incombenza gli venisse tolta e data a qualcun altro. Siccome il tizio era sì paziente ma non scemo, ecco che li apostrofava con un «Beato te che non capisci un cazzo!» e con lui avevano finito”.
Questa frase mi è venuta in mente leggendo la risposta data da sua incommensurabilità, nelll’articolo “Belgioioso, operazione trasparenza” su La Provincia PAVESE di oggi, alle richieste di spiegazioni fatte dal Bozzini sulle spese sostenute dagli sponsor per il Belgioioso Festival. Bozzini, però, ha commesso un errore imperdonabile perché, oltre agli importi, ha chiesto anche i nomi degli sponsor. Sua scaltrezza ha avuto così gioco facile nello spostare l’attenzione solo sui nomi (e implicitamente dando del cretino al consigliere di minoranza 👿 perché non sarebbe in grado di leggerli sulla brochure, diffusa persino in Lapponia) evitando accuratamente di rispondere nella sostanza: c’est à dire (sempre per tenerci in esercizio per i gemelli transalpini) l’argent, le palanche, la grana, i danè, il conquibus, le svanziche, i dobloni.
Dai, acuto, continua a farci passare da coglioni, tanto la resa dei conti si sta avvicinando 😈 .
Su una cosa devo dargli ragione: la minoranza dovrebbe essere più concreta e, di fronte a queste palesi prese per i fondelli, non perdere occasione per replicare puntualmente: “Beato te, …”
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