Riqualificazione: la nuova parolina magica del politico italiano
25 Novembre 2014 da Emilio ContiIl vocabolo riqualificazione, che ormai sta diventando, come spesso accade se usato dai politici nostrani, inflazionato, indica l’azione del riqualificare. Ma il verbo riqualificare che significato ha? Vi sono, secondo il Dizionario Treccani, vari possibili usi del verbo (vedi qui), tra i quali, per quanto concerne l’urbanistica, è sinonimo di risanare. Ma risanare significa portare allo stato di salute qualcuno o qualcosa che è ammalato o deteriorato.
Una doverosa premessa perché il “nostro” Comune è intenzionato, in base alla delibera 174 del 14/11/2014 (vedi qui) alla riqualificazione della piazza principale del paese, la Vittorio Veneto. Domanda: chi ne sapeva qualcosa? Seconda domanda (ancor più importante): riqualificarla come? Chi lo sa? Della serie “Al cittadino non fare sapere quanto è abile il potere”? Trattandosi della piazza principale credo (ma notoriamente, per certi cervelloni, il sottoscritto sbaglia) che del progetto ne sarebbe dovuta essere informata tutta la cittadinanza. Discuterne insieme, anche perché, visti gli ultimi cervellotici interventi sugli alberi, si potrebbe evitare di commettere l’ennesima triste cavolata. Ma questa amministrazione, che come la precedente farebbe della trasparenza la sua ragion d’essere, pare scordarsene. Toh, che sbadati.
I commercianti che sulla piazza hanno i loro esercizi, ma anche nelle zone limitrofe, sono molto preoccupati (ma non solo loro aggiungo: tutti i cittadini di Belgioioso dovrebbero esserlo) proprio perché nulla si sa. Hanno deciso quindi di inviare una lettera alla nostra amministrazione per chiedere un incontro chiarificatore.
Ma c’è un altro aspetto che preoccupa: piazza Vittorio Veneto è così malandata da aver bisogno di essere riqualificata? A me sembra proprio di no. Ma quando sento un politico parlare di riqualificazione mi balza subito alla mente un detto dialettale che recita: ” Fà e däsfà lè tüt un laurà” (traduzione: fare e disfare sempre lavoro è) che a un keynesiano come me potrebbe anche andar bene se a pronunciare il fatidico vocabolo non fosse il suddetto politico italiano. Perché, molto spesso in Italia, con il verbo “laurà” ne fa rima un altro.
Dopo questa piccola digressione a livello nazionale, tornando al locale, ci si trova ancora una volta con un’amministrazione che mette i cittadini di fronte al fatto compiuto (e ai relativi costi).1
- E’ vero, il progetto è subordinato all’approvazione della regione Lombardia e quindi, si spera, non ancora esecutivo. [↩]
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