Una pia illusione
22 Aprile 2013 da Emilio ContiFrustrazione. Questo è il sentimento che i molti, anzi moltissimi, italiani provano in questo momento dopo la rielezione di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica. Chi sognava il rinnovamento del Paese ha avuto un brusco risveglio. Il bel sogno dei cittadini onesti di poter finalmente vivere in un Paese decente. Ma di sogno, appunto, si è trattato dal momento che era impensabile che una classe dirigente vigliacca e corrotta potesse auto riformarsi. E la rielezione di Napolitano ne è stata la logica e prevedibilissima conferma.
Veramente qualcuno pensava a una soluzione diversa? Forse: anche perché, alcune volte, i miracoli accadono. Era anche imprevedibile la rielezione di Napolitano? Affatto! Basta ricordare il coro unanime della “grande stampa” che spingeva per la sua rielezione ancor prima della scadenza del mandato. E bastava ascoltare le dichiarazione del Sig. Squinzi1 rilasciate durante le consultazioni farsa di Bersani2 per la formazione del nuovo governo, dichiarazioni dietro le quali si sentiva il grido “inciucio, inciucio” chiamato per pudore “governo di larghe intese”, sempre ovviamente, con la scusa della “grave crisi” in cui verserebbe il Paese. Suggerisce niente le mancate dimissioni anticipate di Napolitano? Suggerisce niente il mancato incarico a Bersani di formazione del nuovo governo? Alla luce di quanto avvenuto, e di quanto ancora ci aspetta (ne vedremo delle belle), questi episodi indicano un disegno molto preciso. Per me, per quanto possa valere, questa rielezione presidenziale è una catastrofe visto il giudizio che ho di Napolitano, e che ho espresso chiaramente nel post Sfortunate combinazioni). Mi vorrei soffermare, invece, sull’idea del mancato rinnovamento.
Rinnovare un Paese significa rinnovare la sua classe dirigente: tutta la sua classe dirigente. La classe politica è solamente una delle parti che compongono la classe dirigente. Le altre parti, almeno le più importanti, sono la classe Economico-finanziaria, i giornalisti (informazione) e i sindacati. Pensare, quindi di poter rinnovare il Paese rinnovando solamente la politica era pura illusione. Il rinnovamento, infatti, dovrebbe riguardare anche le suddette componenti e, soprattutto, la classe economico-finanziaria. E’ quest’ultima che tira le fila di tutto. Non è un mistero che gran parte dei parlamentari ha un referente nel potere economico, così come non è una novità che metà della suddetta classe economico-finanziaria sopravvive lautamente grazie al connubio con la politica, così come la grande stampa, nonché la televisione, siano di proprietà e, quindi etero dirette, da questo potere (e la conferma la si ha leggendo cosa hanno scritto i maggiori quotidiani in proposito della rielezione del capo dello Stato: per questo consiglio vivamente la lettura del Sole-24 ore di domenica 21 aprile). Dei sindacati, poi, non ci si dovrebbe neppure stupire più di tanto visto la posizione assunta da due di essi (CISL e UIL) sempre a sostegno delle esigenze della classe economico-finanziaria di cui si sta trattando. Per questo motivo il cosiddetto rinnovamento è rimasto una pia illusione.
Purtroppo, chi ci andrà di mezzo saranno sempre i soliti, cioè noi poveri cittadini. Ma prima o poi la corda si spezzerà e il contraccolpo sarà veramente devastante.
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